Chissà gli altri, ma per chi ha raggiunto in metro la sede dell'ultimo incontro dei
Leggermente Letturati, a saltar fuori di nuovo a piazza Bologna, dopo la calma del sottosuolo e visto il vento impetuoso di
sabato 23 febbraio, c'era quasi da pensare di esser sbucati a Trieste. Con tanto di mare in tempesta.
E c'è da ringraziare, maledire e ringraziare di nuovo le porte di "vetro massello" e ferro battuto del nostro locale bar, caffetteria,aperitivi
Meeting Place subito lì in piazza. In quanto, e rispettivamente in ordine, ci sono state da appiglio nella furia dei venti; pesantissime gambe da colosso di Rodi da aprire - ma poi di nuovo, una volta richiuse - salvifiche barriere nel tener fuori il locale la pseudo-bora triestina e dentro il locale invece di nuovo Roma.
Ma siamo finalmente dentro, ed è impagabile ad inizio incontro,
tra un'ordinazione e l'altra, la richiesta della password wifi del locale.
《Scusi qual è la password wifi?》《Non abbiamo la password》.《Ha.. non c'è la password, non c'è wifi?》《No! "Non abbiamo la password" è la password!》. Come si diceva.., impagabile..!!!

Abbiamo poi numerose nuove arrivate nel gruppo. Ma a chiedere da dove, come o perché siano dei nostri Leggermente Letturati, non tutte hanno la memoria buona o la risposta pronta e capita che una tentenni nel sembra vano tentativo di riscostruire il filo del ricordo del come si trova lì. Nessun problema. Uno spirito indomito (comunque sempre femminile) cavalca lesto l'attimo di silenzio o difficoltà e con un simpatico per quanto "forte" 《Tranquilla, tanto accettiamo cani e porci!!》il momento, tra l'incredulità di molti ma le successive viscerali risate di tutti è superato. E pure la diretta interessata della parabolica ironica frecciata sembra a posto.

Incredula si.., ma indenne.

Ma si va avanti.
La vita davanti a sé di
Romain Gary è il nostro libro del mese di febbraio e il numero dei partecipanti è tale che alla proponitrice del libro spetta presentarlo ed introdurlo in piedi. Momo è un bambino come tanti altri nella banlieu parigina di Belleville dell'avanzato dopo guerra di circa gli anni sessanta. Figlio di (una..) puttana, scritto letteralmente.. per entrare nello spirito e linguaggio del romanzo, Momo è accudito da una ex prostituta, Madame Rosa. Illegale e a suo modo affettiva affidataria, dietro compenso economico, di numerosi altri figli di prostitute, la corpulenta Madame vive in una piccola casa di un ultimo faticosissimo piano, presso un condominio ospite di ogni più svariata umanità. Passano i giorni, gli anni, le pagine, i capitoli e le vicissitudini; e le innumerevoli tristezze anche di questo libro non fanno che confermarci nel nostro ormai radicato ed endemico mantra #daje(sempre)aride...
Ma Momo è anche un bambino come nessuno o pochi altri. E nella sua capacità di reazione e spirito positivo, nelle avversità è una vera e propria chiave di lettura di piacevolissima sopportazione, almeno per alcuni del gruppo, di tutte le sfortune e tristezze che gli capitano nel libro. Ed è qui che nasce il maggior tema di interessante conflitto della nostra discussione. Nell'ambito di una narrazione realistica, qual è il limite delle invenzioni narrative dell'autore? Rimanendo pur sempre ancora nella sfera del romanzo, è lecito far ragionare un bambino o giovane ragazzo pseudo-analfabeta con la profondità ed acume di un adulto letterato. Per quanto trovandogli un suo originalissimo gergo elementare? Per alcuni si è trattato di una piacevole scoperta. Per altri invece no. C'è chi poi non ha trovato panorami o quanto meno orizzonti qualitativi nel linguaggio cosi gergale, limitato ma originale del bambino. Ed avrebbe preferito una scrittura più elegante in generale. Chi ha trovato irrisolta la storia in alcuni passaggi e ristretto il panorama del racconto. Chi invece, entusiasta, lo ha trovato una tra le sue migliori letture. E che però al bivio di una subito successiva lettura su altri bambini, autore Roberto Saviano, ha decisamente preferito la fortuna, nella positività, di Momo. Il finale, nello specifico, ha però trovato molti d'accordo. Che fosse un po' edulcorato, in particolare.
Che infatti dopo tanta vecchiaia, solitudine e perdonate ancora, letteralmente.. merda, si prospetti per Momo (che ormai accudiva l'anziana Madame Rosa..) un lietissimo approdo è risultato, in finale, forse un po' troppo facile.
E poi ancora, romanzo di integrazione o di estreme solitudini? Di, appunto.. terribili realtà, vecchiaie e morti o invece anche di speranza? Libro da proporre nelle scuole, almeno per quanto riguarda i licei.., visti linguaggio e temi o assolutamente no? Ci si è insomma nuovamente dibattuti parecchio.
Ma sicuramente ecco. Finale o non finale, e piaciuto o meno, questo è un libro da leggere o non leggere proprio per come è scritto. E come sarà l'intero libro, lettura votata o meno come per il nostro gruppo di lettura, è molto chiaro fin dalla prima pagina, dalle prime righe.
Ultima ma centrale tematica cardine del libro, nella estrema fatica fisica e nella ormai sempre meno mentalmente consapevole povera Madame Rosa, è l'eutanasia.
Tema tutt'altro che scontato e soprattutto tutt'altro che superato soprattutto negli anni di pubblicazione del succitato e presente libro, millenovecento settantacinque.
Un po' netta infine, nella tavolata, la separazione tra chi ha parlato di più o molto poco ma, senza stress e come si accennava in sede di incontro, provvederemo magari, tra noti e meno noti, a distribuirci e spronarci meglio la prossima volta.
Da un locale più silenzioso e fattibile di altri, nel nostro primo incontro del secondo anno da Leggermente Letturati, qui da Roma, più o meno, è tutto.