Sabato, 06 Settembre 2025

"Una boccata d'aria" di George Orwell

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23/01/2025 11:00 #69708 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Una boccata d'aria" di George Orwell
Ho terminato il libro da un paio di giorni che ha confermato purtroppo il mio rapporto con Orwell: è il terzo libro di questo autore che leggo, e nonostante ogni volta rimanga colpita dallo stile letterario ma non pesante, dai temi trattati sempre senza peli sulla lingua, con schiettezza, ironia e critica, la sensazione durante la lettura è sempre di soffocamento e di pessimismo, ho sempre la voglia di terminare velocemente il libro per tornare a respira. Che in un libro che si chiama "Una boccata d'aria" è probabilmente l'effetto voluto: il protagonista secondo me si sente soffocare ma non sa neanche lui bene da che cosa e quindi cerca la sua boccata d'aria, senza trovarla, perchè ovunque si giri è tutto asfissiante. Non c'è una vera storia, è più un viaggio nella claustrofia delle emozioni che proviamo in quella fase della vita in cui ci rendiamo conto non viviamo la vita che ci aspettiamo, che vogliamo tornare indietro, ma sia non é possibile, sia quell'"indietro" non esiste più, lo abbiamo mitizzato perchè associato a una fase della nostra vita per la quale alcune situazioni erano adatte, mentre ora non ci darebbero più la stessa sensazione, oltre dover affrontare il tema del tempo che scorre, della società che cambia, e su cui noi non possiamo fare niente. Quindi c'é la sua dimensione personale, con l'uomo che è, che sarebbe voluto essere, che è diventato, ma riflessione che si lega a una sensazione globale, la consapevolezza di star vivendo un cambiamento epocale ma di sentirsi inermi, non sembra interessare a nessuno, perchè alla fine ciò che conta è la propria quotidianità, i propri problemi immediati, non abbiamo l'interesse o le forze e le energie per occuparci anche dei problemi mondiali, di cosa può significare se una persona come Hitler vada al potere. George ha vissuto vari cambiamenti, la prima guerra mondiale e come tutto non sia stato più lo stesso, ma è stato uno di quei cambiamenti che viviamo inconsapevolmente, di cui ci accorgiamo quando è troppo tardi; adesso invece realizza che si sta di nuovo avvicinando una fase storica che cambierà di nuovo tutto, in peggio, ma si sente come se fosse l'unico a sentirsi coinvolto da ciò e quindi sia si sente inerme, si forse esagerato e sbagliato.

È stata una lettura per me intensa, anche se a tratti lenta, ma con sensazioni principalmente negative, confermandomi che per Orwell è uno scrittore che non lascia indifferenti ma che a me lascia troppo pessimismo e pesantezza
 

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
Ringraziano per il messaggio: elis_

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23/01/2025 12:03 - 23/01/2025 12:43 #69711 da lisa_96
Risposta da lisa_96 al topic "Una boccata d'aria" di George Orwell

bibbagood post=69708 userid=1044Ho terminato il libro da un paio di giorni che ha confermato purtroppo il mio rapporto con Orwell: è il terzo libro di questo autore che leggo, e nonostante ogni volta rimanga colpita dallo stile letterario ma non pesante, dai temi trattati sempre senza peli sulla lingua, con schiettezza, ironia e critica, la sensazione durante la lettura è sempre di soffocamento e di pessimismo, ho sempre la voglia di terminare velocemente il libro per tornare a respira. Che in un libro che si chiama "Una boccata d'aria" è probabilmente l'effetto voluto: il protagonista secondo me si sente soffocare ma non sa neanche lui bene da che cosa e quindi cerca la sua boccata d'aria, senza trovarla, perchè ovunque si giri è tutto asfissiante. Non c'è una vera storia, è più un viaggio nella claustrofia delle emozioni che proviamo in quella fase della vita in cui ci rendiamo conto non viviamo la vita che ci aspettiamo, che vogliamo tornare indietro, ma sia non é possibile, sia quell'"indietro" non esiste più, lo abbiamo mitizzato perchè associato a una fase della nostra vita per la quale alcune situazioni erano adatte, mentre ora non ci darebbero più la stessa sensazione, oltre dover affrontare il tema del tempo che scorre, della società che cambia, e su cui noi non possiamo fare niente. Quindi c'é la sua dimensione personale, con l'uomo che è, che sarebbe voluto essere, che è diventato, ma riflessione che si lega a una sensazione globale, la consapevolezza di star vivendo un cambiamento epocale ma di sentirsi inermi, non sembra interessare a nessuno, perchè alla fine ciò che conta è la propria quotidianità, i propri problemi immediati, non abbiamo l'interesse o le forze e le energie per occuparci anche dei problemi mondiali, di cosa può significare se una persona come Hitler vada al potere. George ha vissuto vari cambiamenti, la prima guerra mondiale e come tutto non sia stato più lo stesso, ma è stato uno di quei cambiamenti che viviamo inconsapevolmente, di cui ci accorgiamo quando è troppo tardi; adesso invece realizza che si sta di nuovo avvicinando una fase storica che cambierà di nuovo tutto, in peggio, ma si sente come se fosse l'unico a sentirsi coinvolto da ciò e quindi sia si sente inerme, si forse esagerato e sbagliato.

È stata una lettura per me intensa, anche se a tratti lenta, ma con sensazioni principalmente negative, confermandomi che per Orwell è uno scrittore che non lascia indifferenti ma che a me lascia troppo pessimismo e pesantezza


Sono d'accordo con te! Ho appena finito la prima parte (dato che finalmente il libro mi è arrivato); descrizioni super dettagliate ma scorrevoli,  molto interessanti certi temi (come quello appunto delle cooperative venditrici di case) ma ogni pagina è una mera angoscia  e lascia una sensazione di insoddisfazione mista a paura e timore per il futuro e rimpianto per il passato ( Per me George Bowling rappresenta il tipico uomo moderno di mezz'età brontolone e frustrato)
Ultima Modifica 23/01/2025 12:43 da bibbagood. Motivo: Corretto tag quote

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24/01/2025 15:16 #69735 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Una boccata d'aria" di George Orwell
E pensa che la prima parte è quella che mi è risultata più leggera e divertente xD
Comunque non voglio dire che è stata una brutta lettura, tutt'altro, penso sia un libro che molto intenso. Dico solo che associo Orwell sempre a un sentimento di cupezza, cosa che mi porta anche a non consigliare mai ad esempio 1984.

Sul finire della terza parte penso che il sentimento universale e individuale a cui facevo riferimento prima si intensifichi ancora di più, con una forza che mi ha turbato e che viene sintetizzata con una frase che mi ha colpito:

"Avevo lanciato una bomba a mano nei miei sogni"

A volte è meglio lasciar andare i propri sogni, non tanto il non cercare di realizzarli, quanto il non cercare di voler forzarci a vivere un'idealizzazione della realtà, perchè sarà probabilmente profondamente deludente. Idealizzare una fase della vita, un rapporto, e cercare di riviverl così come lo abbiamo idealizzato porta più che altro sconforto, quasi uno shock per dover affrontare la realtà che quel sogno era solo un'idealizzazione di qualcosa che non esiste.

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29/01/2025 10:06 #69818 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Una boccata d'aria" di George Orwell
Hey come procede la lettura ? Orwell vi sta togliendo la voglia di vivere ?

Vi volevo riportare anche il punto in cui Orwell esprime bene quel senso di claustrofobia a cui accennavo qualche commento fa, in cui si sente come al protagonista manchi l'aria e ha un bisogno viscerale di prendere una boccata:

"Una cosa alla quale ho detto addio" pensavo scendendo per la collina "è l'idea di rituffarmi nel passato. A che scopo cercare di rivedere lo scenario della propria infanzia? Non esiste più. E volere una boccata d'aria? Non ce n'è, di aria.


Riguardo invece al concetto di come sia difficile e raro che la gente comune preferisca pensare ai problemi generali piuttosto che concentrarsi sui propri, di come difficilmente ci si senta coinvolti e gli si dà la stessa importanza, ho apprezzato molto (ma mi ha anche depresso tanto è vera e attuale) la riflessione che fa una volta sdraiatosi accanto alla moglie addormentata:

È strano come, a notte fonda, a volte ci si senta pervadere da una spaventosa tristezza. In quel momento il destino dell'Europa mi sembrava più importante dell'affitto, delle tasse scolastiche e del lavoro da sbrigare l'indomani. Per chiunque abbia da guadagnarsi il pane, pensieri simili sono follia pura.

È la normalità pensare ai propri problemi, non si ha a volte energia, a volte semplice interesse di pensare a cose che pensiamo non ci riguardino direttamente, che sentiamo lontane dalla nostra quotidianeità.

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29/01/2025 10:22 #69819 da lisa_96
Risposta da lisa_96 al topic "Una boccata d'aria" di George Orwell
Sto per terminare il libro (non vedo l'ora ) e sta narrazione angosciante è andata in crescendo, avevi ragione @bibbagood. Non la considero una brutta lettura ma se si è già preoccupati per le sorti del mondo e del suo avvenire, di sicuro questa lettura non aiuta a sentirsi meglio. Uno dei pochi passi che mi hanno trasmesso un briciolo di "vita" e non passività del protagonista avviene durante l'incontro pubblico del Left Book Club con un gruppetto di giovani ragazzi socialisti (di cui uno in realtà è un trotzkista ebreo), dove prova a spiegare che nella guerra non c'è niente di glorioso ma sono distruzione, morte e miseria. 

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29/01/2025 11:22 #69820 da pallina
Risposta da pallina al topic "Una boccata d'aria" di George Orwell
Devo iniziare la parte quarta ed effettivamente la lettura è pesante sia per le tematiche trattate, sia per le descrizioni moooolto dettagliate. Mentre il protagonista si reca nuovamente nella sua città natale sarei potuta saltare anche io in macchina e guidare fino a lì senza problemi pur non conoscendo le strade.
 Capisco il senso di cupezza e claustrofobia che pervade tutto il libro, non deve essere facile per il protagonista rendersi conto che una nuova guerra è alle porte e nessuno sembra preoccuparsene o pensare cosa questo comporterà. Lui ha dalla sua l'esperienza ed è normale che veda tutto in una prospettiva disfattista.
Non so cosa aspettarmi da questa quarta parte, non riesco a capire se vedremo la conclusione di questa fuga o rimarrà qualcosa in sospeso.

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31/01/2025 22:03 #69860 da elis_
Risposta da elis_ al topic Re:"Una boccata d'aria" di George Orwell
Terminata la lettura e devo dire che mi è piaciuta molto! Sarà che sono super fan di Orwell, però non percepisco come così asfissianti e deprimenti i suoi libri, anzi, posso capire la sensazione di claustrofobia che vi abbia trasmesso però sinceramente io non l'ho percepita in maniera così forte. Tolta la seconda parte che ho trovato abbastanza noiosa, la prima e la terza parte in particolare mi sono piaciute tantissimo, la quarta meno perché il rapporto con la moglie mi ha messo tristezza ma in generale è stata comunque una lettura che mi ha trasmesso tanto: nostalgia, emotività, il sentire il tempo che passa; tutte sensazioni dolceamare che però apprezzo. Alla fine mi sento anche di redimere George, penso che sia una persona con una sensibilità ed emotività spiccate che cerca di celare concentrandosi solo sul presente perché altrimenti si sente asfissiare, appunto, perché i sogni e i desideri che prova non possono essere realizzati, perché non ha tempo e spazio per farlo, per via della guerra, per via dell'età, per via della sua condizione economica, quante storie simili abbiamo sentito? Personalmente tantissime. Non sono una persona a cui piace vivere nel passato, però capisco chi gli si appiglia, George si rende conto che è l'unico periodo della sua vita in cui si è sentito vivo perché faceva quello che voleva senza avere alcun obbligo. Mi è piaciuta anche tutta la nostalgia e l'angoscia che riguarda la guerra trascorsa e quella che sta per arrivare, mi ha fatto riflettere soprattutto la differenza di sentimenti tra George e il ragazzo della conferenza, George è ormai "anziano" e quindi disilluso, il giovane invece è ancora pieno di vita e di speranza. Devo ammettere che mi aspettavo una lettura dalle tematiche diverse, però alla fine mi è piaciuta molto comunque.

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01/02/2025 15:12 #69872 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Re:"Una boccata d'aria" di George Orwell
Sono andato tanto avanti con l'ascolto e sto per finire l'audiolibro e sinceramente anche io, come Alice, non l'ho trovato così asfissiante, cupo e deprimente.

Certo, l'argomento trattato e l'angoscia che trasmette al lettore il protagonista della storia, non lo rendono un romanzo semplice da affrontare. Tuttavia, trovo che in alcuni casi certi aspetti siano stati trattati anche con delicatezza.

Ad esempio, tutte le pagine dedicate a raccontarci la sua infanzia e le giornate spensierate con gli amici, servono per costruire un quadro felice, per poi farci riflettere su ciò che la guerra si è portata via...

"La società in cui ho vissuto che credo stia esalando l'ultimo respiro. E la pesca è una cosa tipica di quel momento. Penserete a cose che non appartengono alla società attuale. L'odea di stare fermi a pescare di fronte allo stagno per una giornata. Pace e sicurezza. La gente che ha inventato i nomi dei pesci non conosceva i mitragliatori, l'incubo del licenziamento e non passava la giornata a inghiottire aspirine e chiedersi come non finire in un campo di concentramento".

Un aspetto che mi è piaciuto tantissimo di questo romanzo è che la vita del protagonista attraversa due guerre, la prima e la seconda guerra mondiale.

Non ricordo di aver letto prima qualcosa di simile. Spesso, le persone della mia generazione, hanno letto principalmente racconti della sola seconda guerra mondiale. Penso ad esempio a I sentieri dei nidi di ragno di Italo Calvino, seppur in quel caso la prospettiva sia esattamente quella di un bambino mentre qui il bambino è cresciuto 

Però, con questo romanzo, ho percepito proprio la sensazione che deve aver provato chi, dopo aver superato la prima guerra mondiale, deve essersi ritrovato all'alba della seconda guerra mondiale, circondato da giovani che non avevano vissuto la prima e che non sapevano la devastazione, il disastro, l'abominio che porta una guerra nelle vite delle persone. Ad un certo punto, ho avuto quasi la sensazione che il 1939 raccontato fosse molto simile ai giorni che stiamo vivendo (e spero di sbagliarmi ovviamente), in cui sembra che le attuali generazioni stiano sottovalutando ciò che accade nel mondo. Non possiamo dire neanche che ce lo siamo dimenticato perché per dimenticarlo dovremmo averlo vissuto. Il problema forse è proprio questo... averlo vissuto o non averlo vissuto. Averlo vissuto solo tramite i racconti degli altri...

Molto interessante e condivisibile anche questa riflessione:

"In noi c'è un demone che non fa che sospingerci da un'idiozia all'altra. Pensate a cosa ci piace davvero fare e calcolate la frazione di vita che avete speso a fare quella cosa bella. Subito dopo fate il conto del tempo perduto a fare il resto. Dopo i 16 anni smisi di andare a pesca. Non c'era tempo..."

Sbaaaam! Randellata in faccia all'ascoltatore medio  con inevitabile pensiero a quanto la vita sia una soltanto e che, seppur parzialmente, la si stia sprecando in cavolate o in attività superflue o che non ci gratificano... meditiamo gente, meditiamo... 

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain

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03/02/2025 15:39 #69901 da pallina
Risposta da pallina al topic Re:"Una boccata d'aria" di George Orwell
Ciao, nel weekend ho completato anche io il libro e la quarta parte, a dispetto delle mie aspettative, è stata quella che mi è piaciuta di più e ha dato un senso a tutta la storia.
George si rende conto che il passato è passato: le emozioni/esperienze vissute sono tali perchè accadute in quel determinato momento, non possono essere ricreate a distanza di anni ritornando in quei luoghi. E questo vale per tutto: quanti di noi sono rimasti delusi dalla rilettura di un libro che da ragazzi avevamo amato per poi scoprire che non era il capolavoro che credevamo e non ritrovare quelle stesse emozioni perchè nel frattempo noi siamo cresciuti e cambiati?
Ho anche sorriso alla fine,
Attenzione: Spoiler!

Un aspetto che mi è piaciuto tantissimo di questo romanzo è che la vita del protagonista attraversa due guerre, la prima e la seconda guerra mondiale.

Effettivamente non mi ero soffermata più di tanto su questo punto evidenziato da Guido, anche io non ho mai letto libri con protagonisti che si trovano ad affrontare le due guerre.

Nel complesso, la lettura è stata più scorrevole del previsto, forse anche merito dei capitoli piuttosto brevi e il senso di angoscia e pesantezza si è dissolto nelle ultime pagine del libro, proprio a causa del qui pro quo che si viene a creare con la moglie :)
Ringraziano per il messaggio: guidocx84

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05/02/2025 15:28 #69941 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Una boccata d'aria" di George Orwell
Ho recuperato i vostri commenti e ribadisco che non è che il libro non mi sia piaciuto, anzi, un libro che riesce a trasmettere emozioni negative, una sensazione fisica come quella che ho provato in cui mi mancava l´aria, è sicuramente un libro ben riuscito. Soltanto, forse anche complice il bruttissimo momento che sta vivendo il paese in cui vivo da tre settimane a questa parte, è stata una lettura che veramente mi pesava molto emotivamente.
Riallacciandomi a Guido, io ho letto altri libri in cui i protagonisti vivono entrambi i periodi ma credo sia stata questa la prima volta in cui sia stato espresso così forte il sentimento di stupore e sconforte e impotenza nel vedere che la gente volesse ripetere un´esperienza simile; ed erano passati solo 20 anni, di persone che avevano vissuto la prima guerra mondiale ce ne erano tante, eppure a quanto pare avevano giá dimenticato tutto. Al momento in Germania ci chiediamo come siano state possibili le reazioni alla Giornata della Memoria di quest´anno, se veramente é dovuto al fatto che ormai di sopravvissuti non ce ne sono più e quindi si è chiuso il capitolo e si può ricominciare; ma Orwell ci insegna che evidentemente è facile dimenticarsi di situazioni brutte e che ritenevamo impossibile rivivere se le circostanze cambiano a nostro favore, ed è probabilmente questa la ragione della sensazione di asfissia, perchè anche io da settimana cerco la boccata d´aria, senza successo.
Forse rispetto alle sue due opere più famose questa è stata per me ancora più di impatto perché non è una distopia, è più che altro un memoir, scene realmente vissute (il riferimento alla realtà di 1984 anche è chiaro, ma non viene descritto un contesto esistente come qui). Nel 1938 non esiste più il passato conosciuto da Orwell/George, ma non esiste neanche più la speranza in un futuro, c´è solo un presente che George sente non appartenergli, che non capisce, in cui si sente spettatore.

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Ringraziano per il messaggio: guidocx84, pallina, elis_

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