Finito anche io ormai da qualche giorno, e confermo anche io il mio giudizio più che positivo: le ultime 150 pagine non riuscivo a mollarle, tanto mi ha coinvolto la descrizione degli interrogatori, del processo, delle esecuzioni. Vengono descritti bene, tramite i dialoghi, i vari stati d'animo: lo stesso Cromwell, per quanto riesca ad agire con freddezza e puntualità, è in realtà emotivamente partecipe a quel che sta accadendo, a quel che lui sta fortemente aiutando a realizzare. E come dice Giulia, Anna Bolena diventa una persona fragile, spaesata; da donna cosi fortemente convinta della sua posizione, che ha sempre avuto chiaro davanti agli occhi quale era il suo posto e ha combattutto per ottenerlo, improvvisamente non si riconosce più nella realtà in cui si sente gettate, non sa più come esercitare il controllo.
Concordo anche in questa parte dell'intervento:
Durante questa lettura ho provato un forte fastidio nei confronti di Enrico viii, che spesso mi è apparso solo come un ragazzino viziato che hai mezzi per ottenere ciò che vuole piegando la legge e la verità a suo piacimento...poi però una frase mi ha colpito: " Se un re non può avere un figlio maschio, se non riesce in una cosa del genere, non importa in cosa altro riesca" ecco leggendo queste parole ho realizzato che anche per lui non doveva essere cosi semplice vivere nel suo ruolo, che certo non gli imponeva grossi sacrifici ma doveva pur rispettare le aspettative che altri, un'intera nazione aveva per lui.
Enrico qui, rispetto a Wolf Hall dove invece era sembrato nella sua rivoluzione più razionale, diventa un sovrano capriccioso, che vuole trasformare la realtà a suo piacimento, spacciando verità la cui unica risposta sarebbe "Ma a chi pensi di darla a bere?" , ma fregandosene di risultare poco credibile fintanto che ottiene quel che vuole. E come dice Giulia, probabilmente questa totale assenza di lucidità non solo nell'agire ma anche nel parlare è fortemente indotta da una pressione immane che viene da lui stesso, dalla corte, dalla nazione e anche di fatto da tutta Europa, di cui è preda di derisioni L'avere figli maschi era per i sovrani una questione d'onore ben più importante di vincere guerre o far prosperare la nazione, perchè veniva visto come un fallimento personale. Incredibile, se si pensa che quelle figlie così poco considerate, Maria e Elisabetta, sono passate alla storia ottenendo un ruolo e una fama ben più significative della gran parte dei sovrani maschi.
Sulla questione della donna invece mi discosto un pochino dall'opinione di Giulia giusto per confermare la sensazione che avevo avuto all'inizio di questa discussione: il ruolo storico della donna viene descritto bene in questo libro, il fatto che venisse considerato come il nulla, a volta quasi di meno valore rispetto ad animali. Tuttavia, credo che la Mantel dia un taglio interpretativo netto, ovvero tramandando qual era il ruolo della donna, ma allo stesso tempo omaggiandola, facendola esaltare rispetto agli uomini per la grand parte inutili che arricchiscono la narrazione e la storia. Oltre agli esempi che ho fatto sopra, alla fine c'è un'altra scena molto significativa. Si parla di alcuni uomini che non riescono a reggere la scena di una decapitazione (l' ambasciatore spagnolo e il duca di Richmond, ma Cromwell si fa problemi anche per il figlio Grigory), mentre alla fine sono le donne, le dame del seguito di Anna a raccogliere il corpo decapitato ancora pieno di sangue e a metterlo in ordine, con la testa, nella bara. Questa secondo me è di nuovo una descrizione di forza: le donne vanno oltre le cose spiacevoli, stringono i denti e fanno quello che la loro coscienza gli chiede, senza tirarsi indietro. Secondo me in questo secondo volume la Mantel ha voluto valorizzare tanto la figura della donna: ovviamente il tempo era quello che era e ha quindi riportato quei discorsi e quelle scene in cui la donna viene considerata meno di niente, ma ne vengono fuori comunque grandi donne.