Io, dopo un inizio sprint, purtroppo mi sono dovuta fermare perché ho avuto una settimana molto intensa e a sera ero un po' cotta... ricomincio ora, mi ritroverò con Miriam, vedrete!
In tutto questo però ho tenuto d'occhio Giorgia e sono molto felice che il libro le sia piaciuto, alla fine! Come le dicevo per messaggio, io a vent'anni, quando feci il primo tentativo, lo mollai, quindi ci sta che faccia l'effetto soporifero in partenza.

Diventò un mio libro del cuore dopo diversi anni, ora infatti sono più vecchia e saggia, torna tutto (!).
Confermo che Siddharta, in alcuni punti, può risultare molto freddo, specialmente al nostro occhio. Gli affetti e i legami per lui passano in secondo piano rispetto al vero obiettivo della sua vita, cioè la ricerca della conoscenza, o per meglio dire della verità. Tante conoscenze, infatti, non lo soddisfano: è alla ricerca di quell'unico, mirato punto di unione con il tutto. Certo è un libro difficile da capire se non si ha mai provato questo stato d'animo o se non si ha un'infarinatura di Buddhismo, confermo anche quest'ultimo punto. Anche questo è cambiato, a vent'anni non ne sapevo niente, ora qualcosina sì.
A proposito di questo sentimento, comunque, quello della ricerca, trovo che in questo libro si sia fusa magnificamente la filosofia orientale (la ricerca del vuoto come completezza, l'abbandono dell'ego o addirittura dell'io per abbracciare una fusione perfetta con il tutto, o il cosmo) e quella tedesca, specie di fine Ottocento (Hesse scrive a inizio Novecento). Io ho ricordi solo scolastici, ma rammento bene il concetto di
Sehnsucht, che pervadeva i testi romantici, e che sta a significare quell'anelito indefinito che si prova di tensione verso l'alto, o verso il futuro, verso insomma ciò che sta "oltre". Questo sentimento può toccare punte di struggimento assoluto, proprio perché si desidera qualcosa di vago e irraggiungibile, di cui si ha solo sentore (a volte si parla addirittura del "desiderio del desiderio"). E in Siddharta secondo me questo sentimento c'è, ma è anche bene equilibrato, perché il protagonista attraversa dei cicli di rinnovamento.
Tornando al freddo Siddharta, il suo comportamento ha spiazzato anche me a una prima lettura, però devo ammettere che entrata nel tipo di racconto non ci faccio neanche più caso. La storia si dipana in maniera così simile a una fiaba o a una leggenda che spesso mi basta leggere "Siddharta sorrise" per capire che prova gioia o affetto per l'amico Govinda. In questo senso dico che è la narrazione è molto essenziale.
Il mio momento preferito comunque è quello dell'incontro con il Buddha! Tra l'altro, sono omonimi, dato che l'Illuminato si chiamava proprio Siddhartha Gotama.

C'è quindi un non troppo velato gioco di specchi. Ora che ci penso, in questa storia ci sono tante coppie complementari: Siddharta-Govinda, Siddharta-Gotama, Siddharta-Kamala, Siddharta-Vasudeva...