In un romanzo del genere, lo stile dell'autore è TUTTO, per cui non è necessario "svecchiare" perché si leva potenza alle parole. Inoltre, non è nemmeno un linguaggio così complicato, stiamo pur sempre parlando di italiano e non di una traduzione che, invece, potrebbe dare più problemi. Dicevo che lo stile è essenziale perché man mano che procedere la follia della ragazza, il linguaggio diventa più aulico. Certo, a voler trovare un difetto in questo romanzo, direi che questo linguaggio è quello che forse stride se si analizza l'istruzione della ragazza, però è necessario per elevare questa tristezza ai massimi vertici.
Maria è una ragazza troppo giovane e con una mente non adatta ai cambiamenti avvenuti tutti di colpo. Il suo unico mondo è quello del convento e quindi stava bene, non conosceva il resto e viveva una esistenza che non poteva essere paragonata a qualcos'altro... ma è chiaro che quando si assapora la libertà, la natura, l'affetto, le relazioni, tutto cambia e questo nonostante la ragazza stessa avesse inizialmente molti problemi ad ambientarsi.
La storia d'amore forse è una scusa, ma secondo me dà l'idea del cambiamento avvenuto in Maria. Questo amore, che lei non riesce proprio a smettere di provare, è il suo tormento perché è cresciuta secondo certi dettami della Chiesa: amore è peccato e quindi lei si strugge perché da un lato le sembra una cosa bella, dall'altro lato ha la credenza sia peccato, poi si sente abbandonata e illusa da tutti i suoi affetti (e povera stella, ha ragione). Per me Maria è una mente diciamo "semplice", nel senso che essendo cresciuta in convento per la maggior parte dei suoi anni, non ha fatto tutte quelle esperienze che normalmente fanno maturare GRADUALMENTE e quindi, in certi frangenti, si nota moltissimo la sua incapacità di gestire sentimenti ed emozioni forti e ne rimane schiacciata, oltre che suggestionata. Anche dentro il convento nessuno la comprende, se vogliamo la stessa Marianna non fa o non riesce a fare niente, la matrigna se ne sbatte e il padre a parte piangere non fa altro.
Per me,
Storia di una capinera è una storia di solitudine e di abbandono, che porta alla depressione, pazzia e poi alla morte perché ci si lascia andare...
Domanda: ma leggendo il romanzo, a voi è venuto in mente che Nino fosse già promesso sposo a Giuditta? Perché io leggendo non ho avuto questo presentimento, mi pareva ci provasse con Maria e poi avesse ripiegato su Giuditta, ma leggendo la prefazione Mondadori il curatore ha dato per assodato che Nino fosse già impegnato con Giuditta.