Sugli altri romanzi vedrò, alla fine non è detto che se il target di riferimento siano i ragazzi, non possa essere un grande libro anche per gli adulti... ma potrò dirlo solo quando li avrò letti
Per quanto riguarda Martin Eden, come già detto non ho apprezzato lo stile di London ma credo perché mi è sembrato lo stile del personaggio Martin. So che questo romanzo in parte è autobiografico (e leggendo la vita di London si riescono a collegare un paio di cose), tuttavia non è necessariamente detto che il punto di vista del personaggio sia quello dell'autore.
Di Martin non mi è piaciuta l'evoluzione. London ce lo presenta come un ragazzo-uomo: ragazzo perché acerbo negli studi e poi scopriamo anche nei sentimenti, uomo perché ha girato il mondo e sa come è fatto. Affascinante e con uno stuolo di ragazze che gli vanno dietro. Poi incontra Ruth, ha un colpo di fulmine e decide di migliorarsi per essere al suo livello. Il problema è che in men che non si dica diventa un genio letterario e filosofico e questa cosa mi pare già parecchio improbabile. Ma si reputa così tanto intelligente e genio da disprezzare sia i poveri perché ignoranti (come se lui non lo fosse stato!), sia i borghesi per la loro mentalità ristretta e soprattutto perché non sanno studiare e capire ciò che studiano. La presunzione è a livelli massimi. Scrive centinaia di testi, gli vengono respinti e sono ignoranti e cretini gli altri perché lui scrive solo capolavori... salvo poi rendersi conto, quando diventa famoso, che in effetti da giovane scriveva male e lo scopre rileggendo una sua opera giovanile che, comunque, manda ugualmente ad un giornale, esponendo lo stesso a critiche.
Parliamo dell'amore per Ruth: diceva di amarla come un pazzo, tanto da volersi migliorare per lei, però ne disprezzava la chiusura mentale, gli studi, la bolla in cui viveva... ma se disprezzi una persona, come puoi dire di amarla? Che razza di amore sarebbe? Solo alla fine riesce a capire che amava solo l'idea che si era fatto di lei.
Alla fine, siccome lui non è apprezzato per quello che è ma solo in quanto famoso, si deprime e diventa apatico. La trovata letteraria "originale" è far suicidare il personaggio perché è diventato un ibrido e non sa stare al mondo o, meglio, non sa stare in "quel" mondo. Scelte libere, eh, però sinceramente stona troppo con tutta quella vitalità che aveva prima.
Ruth è una di quelle che non capisce le cose neanche se le fai i disegnini. L'amore che prova è, in realtà, un risveglio ormonale, né più né meno. Ci sta che lei non lo capisca perché vive in una bolla e ha una visione della vita limitata a quella che è la sua realtà e non neanche cosa sia l'amore e la passione. E' un personaggio molto debole, anzi, secondo me, non ha proprio una volontà! Non si impone sui genitori per far rispettare il suo amore e alla fine scarica pure Martin, salvo tornare all'ovile nel momento in cui lui diventa famoso. Ma la cosa che mi ha urtato è che lei diceva di amare Martin ma lo voleva cambiare a immagine e somiglianza del padre. Una cosa che io trovo anche un po' perversa perché posso capire gli altri, ma tuo padre... cioè ma voleva un uomo o un altro papà? Mah.
Non voglio neanche parlare delle elucubrazioni letterarie e filosofiche, ad un certo punto io leggevo saltando righe.
Mi è invece piaciuta l'amicizia sincera che si è instaurata tra lui e la signora presso cui era in affitto, l'uomo che aveva la lavanderia e anche la generosità di Martin. Ho apprezzato anche la critica mossa alla società borghese.