Durante i miei anni universitari, raccontai ad uno dei miei migliori amici, nonché compagno di corsi e di mille esami, cosa facevamo qua sul Club del Libro (a quei tempi era nato da poco il Club...).
Ricordo che mi chiese se avessimo letto e discusso de "
La luna e i falò" di Pavese, dicendomi che era il suo libro preferito.
Gli dissi che non lo avevamo letto come Libro del Mese ma indipendentemente da questo gli promisi che prima o poi lo avrei letto. E così è stato, circa un mese fa.
Ho recuperato dunque questa discussione, in maniera del tutto
SPONTANEA (
).
Mi ritrovo molto con alcuni dei commenti di Erica prima e di Davide poi, nel senso che il libro (il primo di Pavese che leggo) non mi ha entusiasmato (anche io l'ho trovato un po' cupo, nonostante probabilmente considerato il contesto ci sarebbe stato da aspettarselo), anche se gli riconosco il merito di aver raccontato molto bene quello che Davide definisce "il senso di radicamento nel paese in cui si cresce". Forse il mio amico (proveniente da un piccolo paese sperduto al confine tra Campania e Puglia, "emigrato" a Firenze per gli studi) ha gradito il romanzo anche e soprattutto per questa ragione (glielo chiederò). Una ragione che io, essendo nato e vissuto nel solito posto per tutta la vita (per ora), probabilmente ho difficoltà ad apprezzare fino in fondo.
Il fascismo e la guerra sono trattati quasi incidentalmente e a mio avviso non con spirito di parte, bensì come forme dell'esperienza umana e del male. Pavese certo non equipara fascisti e partigiani, ma tende a equiparare la violenza che ha connotato l'azione degli uni e degli altri.
Ho notato anch'io questo aspetto durante la lettura. Mi immaginavo che fosse un romanzo in cui i temi della seconda guerra mondiale, della resistenza, della lotta che si svolgeva nelle campagne tra i partigiani e i fascisti fossero più marcati. Invece rimangono latenti, sono un sottofondo: sai che il contesto storico/sociale è quello ma l'autore non ne parla lungamente ed esplicitamente come in altri racconti/romanzi che abbiamo letto ambientati in quel particolare periodo storico.
Mi è piaciuto l'alternarsi di eventi del passato e del presente.
Non so se leggerò altro di Pavese. L'ho trovato un po' troppo drammatico per i miei gusti