Ammetto che non sapevo cosa aspettarmi da questo libro perché non avevo letto la trama... sono due racconti e ho preferito il secondo, se non altro perché un sorriso me l'ha strappato.
Pioggia ha una storia che ho trovato squallida e immagino che fosse questo l'obiettivo di Maugham, cioè far indignare il lettore. Mi danno molto fastidio i bigotti religiosi perché al 99% sono ipocriti (almeno per quella che è la mia esperienza), quindi già siamo partiti molto male con questo racconto. Ho praticamente detestato ogni pagina in cui questa coppia di missionari parlava, credendo di essere Dio in terra, credendo di poter decidere cosa potevano fare gli indigeni. Nella famiglia Davidson ho ritrovato tutto quello che non voglio vedere in un religioso: mentalità chiusa, delirio di onnipotenza, repressione, crociate religiose e, ovviamente, il famoso detto "chi predica bene, razzola male". Non solo, sono anche razzisti e pure snob, credono che gli indigeni siano persone di serie B e, per quanto contestualizzi il periodo storico, comunque non riesco ad accettare che una persona profondamente religiosa faccia queste differenze e giudichi, quando dovremmo essere tutti fratelli e il giudizio spetterebbe a Dio.
Altra cosa che ho detestato è che gli altri rimangono fermi davanti a questo scempio: la signora Macphail si trasforma pure lei in bigotta dopo aver frequentato per poco la Davidson; il dottore, l'unico che pare normale, all'inizio non fa nulla e solo dopo fa qualcosina; lo stesso governatore accetta passivamente gli ordini del missionario.
L'epilogo, un po' telefonato (Maugham ci fa uno spoiler quando parla delle montagne a forma di seno), è l'unica cosa che risulta vera e, sotto sotto, forse anche giusta: è caduta la maschera dell'ipocrisia, con conseguenze tragiche.
L'unico dubbio che mi è rimasto riguarda Miss Thompson: secondo voi
L'elemento pioggia è molto significativo: incessante, violenta, rabbiosa. Per me è la rappresentazione del racconto, cioè di quello che si dovrebbe provare di fronte a questo fanatismo religioso.
Il reprobo ha una storia un po' più leggera, ma anche qui abbiamo un reverendo che si arroga il diritto di decidere chi deve rimanere e chi deve essere espulso perché ritenuto mela marcia (Ginger Ted). Il governatore di questo racconto, per motivi personali e anche per dispetto, non lo ascolta. Ho sorriso di fronte alla bella e viziosa vita del governatore perché fa da contrasto con quella dei due missionari che vivono di poco e niente. I due religiosi, comunque, sono tendenzialmente innocui rispetto al primo racconto, insomma non sono così fanatici. Mi ha fatto ridere anche il film mentale che si fa la sorella del missionario, Martha, con tanto di sottolineatura a Dio della sua virtù perché crede che da lì a poco sarà violentata da Ted che, invece, non se la fila per niente. Alla fine, tutta la storia strappa un sorriso perché lei raggiunge il suo scopo, il governatore è scioccato e parla come, forse, parleremmo tutti al suo posto. L'unica cosa che mi disturba, ma questa cosa l'ha sottolineata anche Maugham sotto forma di pensiero del governatore, è che la donna pensi che tutto quello che è successo sia volere di Dio: come se Dio, pur di congiungere due anime (gente bianca), avesse volutamente fatto scoppiare la malaria facendo morire seicento indigeni. In questa frase ho rivisto nuovamente il concetto di uomini di serie A e di serie B che, come dicevo prima, è ben poco cristiano.
Lo stile di Maugham è, come sempre, fluido e i personaggi li ho trovati realistici e ben caratterizzati. Non manca di evidenziare le cose negative o di fare dell'ironia, ma sappiamo che è il suo marchio di fabbrica.