Sabato, 06 Settembre 2025

"Crossroads" di Jonathan Franzen

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06/03/2022 13:45 - 06/03/2022 13:47 #58312 da lettereminute
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Ok, l'ho iniziato. E sono grata a Silvia che mi ha dato la spintarella, perché è veramente un gran bel libro. Ho letto le prime 200 pagine circa, apprezzando molto sia i personaggi che la tecnica narrativa. Sono entrata nella testa di quasi tutti i componenti della famiglia, ormai: Russ e Marion, marito e moglie, e i figli Perry, Becky e Clem. Manca, a ora, la prospettiva del figlio più piccolo, Jay, e siccome il giro dei punti di vista è già ripartito, mi domando se la sua omissione è voluta, e se sì, perché: è un punto di vista trascurabile, in quanto ancora bambino (gli scorci offerti dagli altri personaggi sono molto maturi, e affrontano tematiche grosse), oppure ci riserverà una sorpresa a tempo debito?

Sono molto colpita da questi personaggi, dalla loro intelligenza (anche se ognuno ha un tipo di intelligenza diversa, penso siano tutti molto acuti) e dalle loro molteplici sfaccettature: Franzen non ci risparmia niente di tutto ciò che gira nella loro testa, delle contraddizioni che loro nemmeno percepiscono come tali, siamo travolti dalle loro azioni, compiute spesso per motivi del tutto inconsci, siano esse mettere a frutto i propri talenti oppure scivolare nei propri vincoli ciechi. Il picco, in questo senso, mi pare sia stato raggiunto per ora dal personaggio di Marion, di cui ripercorriamo la giovinezza in un lunghissimo flashback che mi ha lasciata a bocca aperta. Per ora è il personaggio che mi ha sorpresa di più. Non dico nulla a riguardo perché non vorrei rovinare lo scorrere della storia, se qualcuno ne vorrà discuterne mi sposterò sotto spoiler. :D

Appena iniziato il libro, ho avuto un po' di difficoltà a immergermi nello stile. Ora credo di averci fatto l'orecchio, e lo apprezzo molto per la sua ricchezza. L'azione, per ora si sta svolgendo nel giro di pochi giorni (siamo nel periodo dell'Avvento, poco prima di Natale) e i fatti sono tutti concatenati, ma le ampie digressioni dei personaggi ci fanno spaziare. Non fatico, comunque, a riprendere il punto dell'azione: il romanzo è davvero molto coinvolgente. Lo consiglio, ma chi lo vuole leggere si prepari, è un bel blocco di circa 600 pagine, ed è tosto. Ma molto bello, almeno per me!

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)
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07/03/2022 07:19 #58325 da silviArki
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ottimo mariachiart, mi fa piacere che tu abbia iniziato la lettura e che ti piaccia 
anch'io ieri sono arrivata all'incontro tra Marion e la sua psichiatra......e devo ammettere che l'avevo giudicata negativamente ad una prima impressione invece, leggendo la sua storia, è stata veramente sfortunata

"Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma"

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07/03/2022 07:29 #58326 da silviArki
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ma prima vorrei dire due cose su Clem, il figlio maggiore che per anni ha davvero ammirato il padre ma non per il suo credo o la gestione della sua comunità ma per la forza fisica (ricorda il "contrarsi dei grossi muscoli" quando effettuava le riparazioni della canonica). Solo successivamente arriverà ad apprezzarne anche la forza morale, crede in quello che anche suo padre crede: la lotta per i diritti civili che in quel periodo infiammava l'America. Vediamo un piccolo Clem che affronta qualunque aggressore di una persona debole, però si limitava a fare quello che suo padre gli aveva insegnato. Il punto principale di scontro sarà la religione, Clem ammira Gesù ma crede in modo troppo razionale, si pone dei quesiti e questo finora mi sembra caratterizzare tutti i figli del reverendo Russ.

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07/03/2022 10:24 - 07/03/2022 10:28 #58329 da lettereminute
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anch'io ieri sono arrivata all'incontro tra Marion e la sua psichiatra......e devo ammettere che l'avevo giudicata negativamente ad una prima impressione invece, leggendo la sua storia, è stata veramente sfortunata

Quel capitolo è davvero lunghissimo, ma io non riuscivo a staccarmi... me ne sono accorta solo alla fine che avevo macinato un sacco di pagine, e Marion è schizzata in cima alla lista dei personaggi, ne sono rimasta completamente affascinata. Anche io all'inizio non avevo sospettato nulla, perché nei primi capitoli è soprattutto una comparsa. Mi aspettavo un personaggio più piatto, invece... inoltre, da quando conosco il suo retroscena, in ogni nuova interazione in cui la leggo colgo qualcosa di più, la "vedo" sempre meglio. Franzen è stato estremamente abile, qui. Oltre alla sfortuna di Marion (ne ha avuta tanta) c'è da guardare con attenzione anche il disturbo psicologico di cui soffre, che mi ha messo davvero la pelle d'oca. Penso sia un personaggio dalla forza interiore intensissima, ma "mal direzionata". Un po' come il figlio Perry (qui si vede che c'è qualcosa di ereditario).

ma prima vorrei dire due cose su Clem, il figlio maggiore che per anni ha davvero ammirato il padre ma non per il suo credo o la gestione della sua comunità ma per la forza fisica (ricorda il "contrarsi dei grossi muscoli" quando effettuava le riparazioni della canonica). Solo successivamente arriverà ad apprezzarne anche la forza morale, crede in quello che anche suo padre crede: la lotta per i diritti civili che in quel periodo infiammava l'America. Vediamo un piccolo Clem che affronta qualunque aggressore di una persona debole, però si limitava a fare quello che suo padre gli aveva insegnato.

Anche Clem è un personaggio interessante. Penso che la sua ammirazione per il padre cresca nell'ordine giusto, se così si può dire. Da bambino ammiri cose molto più "basiche", poi la tua coscienza si sviluppa. Questi personaggi sono mostrati senza rimostranze da Franzen mentre adoperano la propria "intelligenza ferina", è una definizione che usa spesso con Marion ma io la ritrovo in tutti. Becky l'ha particolarmente sviluppata in senso sociale, Clem in senso morale, anche se ora sta attraversando una crisi ideologica: normale, perché essendo appena uscito di casa metti alla prova i valori della famiglia di origine, che si scontrano con quelli degli altri, che hanno a loro volta diverse prospettive. Perry è forse il più intellettuale di tutti, e la sua mente gira in circolo, non sa trovarsi uno scopo, anche se ha mille talenti. Dove sono arrivata a leggere, ha appena avuto un confronto diretto con la madre dopo la cena dagli Haefle, dove i due si sono "svelati" l'uno all'altra in maniera sorprendente.

Era molto tempo che non leggevo un romanzo così bello, sto facendo fatica a staccarmi. La profondità psicologica dei personaggi è veramente notevole, mi sembrano persone in carne e ossa. Li conosciamo sia grazie al loro punto di vista che tramite gli occhi degli altri, avendo così un quadro più completo. Trovo sorprendente e realistico come tra queste due (o più) versioni ci sia uno scollamento; a volte è dato dal fatto che l'altro ha su di te uno sguardo lucido e impietoso (il famigliare, poi, che è a contatto con te tutto il giorno per moltissimi anni), a volte è il risultato di equivoci e proiezioni. Quando Clem racconta dell'umiliazione subita dal padre Russ in Arizona, per esempio, coglie tutta una serie di dettagli notevolissimi, anche spiacevoli, e imbarazzanti. Ma il punto di vista di Russ immediatamente successivo "sgonfia" un po' le deduzioni di Clem, ridimensionando il tutto: per esempio, non era vero che avesse voluto fare apposta cambio attività con il gruppo di Ambrose, era stato Ambrose stesso a proporlo; quindi Clem deduce male. Ciò non toglie che abbia dedotto bene altro...

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
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08/03/2022 10:41 #58347 da silviArki
Risposta da silviArki al topic "Crossroads" di Jonathan Franzen
Sono arrivata a metà libro e sempre più mi sorprende la figura di Marion. Il suo mantra è “non riesco a dimagrire” sussurrato alla sua terapeuta che sembra significare “non riesco ad abbandonare una relazione che mi rende infelice ma di cui non posso parlare”. Marion, la moglie del reverendo che deve stare attenta a non spostare mai il discorso sulle cause del suo nuovo aspetto, liberando e tutelando Russ da qualsiasi responsabilità. Grava su di lei l’onere di sanzionare il proprio desiderio di avere qualcosa di meglio dalla vita. E non importa che la sua terapeuta cerchi di suggerirle che “se vuole perdere peso deve farlo per sé stessa, per riprendere il controllo sulla sua vita”. Come il concetto di “peso”, anche quello di “controllo” contiene un significato più profondo: il problema non è tanto il diritto all’indipendenza quanto la possibilità di rivendicare tempo e spazio personali, per decidere che tipo di vita condurre in una società che continua a imporre la scelta obbligata fra vivere in relazioni diseguali (in famiglia e in società) o non averne nessuna.
L’autore ci racconta la solitudine di Marion. Madre di quattro figli, intelligente e psicologicamente instabile, è vittima di un senso di colpa che riguarda la sua poca desiderabilità, inestricabilmente connessa al peso che aumenta. Marion è una donna affamata di autocompiacimento. Dov’è il confine fra gusto personale e influenza sociale? Il messaggio di questo personaggio potrebbe essere che soffocare la mediocrità dei nostri istinti non ci proteggerà dal giudizio altrui.

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09/03/2022 09:27 #58362 da lettereminute
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È successo... l'ho finito. E io che ero restia a iniziarlo! Son 600 pagine di mattone, mi dicevo, ma dove lo trovi il tempo? Il tempo si è autogenerato, ero incollata alle pagine.  Grande lettura!

Allora, devo dire che la seconda parte (Pasqua) mi è piaciuta un po' meno della prima. In questa seconda parte si assiste alla "conseguenze" della prima, che si dilatano nei mesi successivi a Natale, appunto. È come se Franzen nella parte dedicata all'Avvento abbia posizionato i pezzi sulla scacchiera e abbia fatto solo le prime, determinanti mosse d'apertura. La seconda parte è una catena di eventi, la partita, senza esclusione di colpi. Alla fine si raggiungerà un nuovo equilibrio, come se un ciclo fosse finito e ne fosse iniziato un altro. Non che questa seconda parte sia meno bella, ma ci sono state tante digressioni di cui non ho sentito sempre l'esigenza: forse perché il romanzo è già molto bello, forse perché nell'ansia di andare avanti mi sono saturata un po' io, poi perché "chiudere" è sempre più difficile di "aprire", devi avere molta abilità. Comunque, Franzen ce l'ha.

La profondità psicologica dei personaggi è davvero vertiginosa e completa, Marion ne è un ottimo esempio, ma tutti, anche quella che diresti più "sana", Becky, sono ricchissimi di sfaccettature. Ho individuato Becky come la più equilibrata, ma anche lei attraversa crisi, dubbi, scelte sbagliate. Ciononostante in lei percepisco una saldezza che, se ben sfruttata, le sarà utile in futuro e su cui è riuscita a poggiare per trasformarsi in questo momento cruciale di sviluppo: il distacco dal fratello Clem, l'asserzione della propria individualità, il confronto con i propri difetti, la rabbia verso i genitori che riesce a non sfociare in qualcosa di distruttivo bensì semplicemente a delimitare i propri confini, anche se ancora in costruzione. Forse perché è l'ultimo personaggio con cui si chiude il libro (senza spoiler... non ti dico come) mi lascia quest'impressione, cioè che sia l'unica a prendere in mano le redini della sua vita, nonostante le apparenze. Mi dirai cosa ne pensi.

Ho scoperto anche che questo libro, nelle intenzioni dell'autore, è il primo di una trilogia. La notizia mi giunge molto gradita. Anche se chissà quanto dovremo aspettare per avere il seguito, dato che Crossroads è appena uscito, e non ho motivo di aspettarmi dei fratellini più "snelli". :D Ha tutte le carte in regola per diventare un'opera monumentale... anche dal punto di vista della mole!

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
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14/03/2022 07:22 #58419 da silviArki
Risposta da silviArki al topic "Crossroads" di Jonathan Franzen
Eccomi, ho finito il libro la settimana scorsa ma non ho trovato il tempo di scrivere. La seconda parte (“Pasqua”) a me è piaciuta molto di più rispetto alla prima, l’ho letta tutta d’un fiato.Continua ad affascinarmi la figura di Marion, anche se sicuramente non è un personaggio positivo. Soprattutto quando rivede Bradley invecchiato “si rende conto che non avrebbe mai smesso di volere ciò che aveva avuto e perso”, chi non potrebbe ritrovarsi in queste parole in alcuni momenti della propria vita ?!.
Filo conduttore è il diverso modo di vivere la propria religiosità, ma sempre come modo per affrontare le proprie scelte sbagliate e come rifugio dai problemi della vita.Affronta grandi tematiche come la guerra in Vietnam. Il figlio maggiore Clem afferma che vuole andare in guerra perché è ingiusto che la scelta dei soldati avvenga attraverso un chiaro razzismo (persone di colore ed indiani) ed i “bianchi” come lui possano continuare gli studi mentre altri muoiono al posto loro. Attraverso il suo conflitto interiore emerga la sfida verso suo padre, che predica il pacifismo ed un credo in un Dio che per Clem non esiste e per lui d è pura metafisica.Alla fine per tutti c’è l’espiazione dei propri peccati: Russ e Marion attraverso la malattia di Perry che lo accompagnerà per tutta la vita, Clem nel suo percorso per ritrovare sé stesso attraverso il duro lavoro manuale da New Orleans fino a Lima e Becky nel diventare madre e nel dover rinunciare alla sua eredità per saldare parte dei debiti familiari per cui sarà costretta a rinunciare al suo sogno di un college prestigioso.

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17/03/2022 15:18 #58476 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic "Crossroads" di Jonathan Franzen
Confermo che il tema religioso è molto presente, profondamente sviscerato, e comunque per nulla pesante. È stata un'ottima lettura, l'ho preso in biblioteca ma credo che lo comprerò. Leggerò sicuramente il seguito, e anche qualcos'altro di Franzen, magari partendo da "Le correzioni". E comunque, Silvia, ho visto la tua recensione sul sito: bellissima, complimenti! Hai saputo descrivere il romanzo davvero bene e in maniera completa!

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
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30/10/2023 16:38 #64487 da SilviaM
Risposta da SilviaM al topic "Crossroads" di Jonathan Franzen
Salve a tutti, ho letto "Crossroads" dopo "Le correzioni", in una mia personale mini-maratona Franzen dopo averlo scoperto grazie al libro del mese di settembre. Forse avrei dovuto fare una pausa tra uno e l'altro....perchè per forza mi sorge il paragone ed ho preferito Le correzioni. Ho sentito di più i personaggi, ho vissuto di più le dinamiche familiari, che mi sono sembrate attualissime, ma magari ero un po' stanca mentalmente di seguire le sue mille sfaccettature, per cui ho fatto un po' fatica a calarmi nella famiglia Hildebrandt, forse anche perchè la storia si svolge un po' più indietro negli anni. Crossroads è stato comunque impressionante, in particolare le dinamiche dell'"oratorio", la tensione tra Russ e Rick Ambrose, le preferenze dei ragazzi, crudeli in alcuni casi, spiazzanti. Le vicende nella riserva dei Navajo così realistiche e l'epilogo di Perry...tutto molto trascinato, molto drammatico nella quotidianità, squallido anche nelle dinamiche amorose, che proprio non ho percepito come accattivanti, ma perverse. Tutto capibile e tutto criticabile, in un vortice di lettura. Certamente farò una pausa ora, ma seguirò questo autore in nuove spirali, quando avrò voglia di immergermi in un nuova storia profonda di legami e dinamiche relazionali, decisamente un genere che mi piace.
 

La verità è come un leone: non avrai bisogno di difenderla; lasciala libera. Si difenderà da sola.
Sant'Agostino d'Ippona

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