anch'io ieri sono arrivata all'incontro tra Marion e la sua psichiatra......e devo ammettere che l'avevo giudicata negativamente ad una prima impressione invece, leggendo la sua storia, è stata veramente sfortunata
Quel capitolo è davvero lunghissimo, ma io non riuscivo a staccarmi... me ne sono accorta solo alla fine che avevo macinato un sacco di pagine, e Marion è schizzata in cima alla lista dei personaggi, ne sono rimasta completamente affascinata. Anche io all'inizio non avevo sospettato nulla, perché nei primi capitoli è soprattutto una comparsa. Mi aspettavo un personaggio più piatto, invece... inoltre, da quando conosco il suo retroscena, in ogni nuova interazione in cui la leggo colgo qualcosa di più, la "vedo" sempre meglio. Franzen è stato estremamente abile, qui. Oltre alla sfortuna di Marion (ne ha avuta tanta) c'è da guardare con attenzione anche il disturbo psicologico di cui soffre, che mi ha messo davvero la pelle d'oca. Penso sia un personaggio dalla forza interiore intensissima, ma "mal direzionata". Un po' come il figlio Perry (qui si vede che c'è qualcosa di ereditario).
ma prima vorrei dire due cose su Clem, il figlio maggiore che per anni ha davvero ammirato il padre ma non per il suo credo o la gestione della sua comunità ma per la forza fisica (ricorda il "contrarsi dei grossi muscoli" quando effettuava le riparazioni della canonica). Solo successivamente arriverà ad apprezzarne anche la forza morale, crede in quello che anche suo padre crede: la lotta per i diritti civili che in quel periodo infiammava l'America. Vediamo un piccolo Clem che affronta qualunque aggressore di una persona debole, però si limitava a fare quello che suo padre gli aveva insegnato.
Anche Clem è un personaggio interessante. Penso che la sua ammirazione per il padre cresca nell'ordine giusto, se così si può dire. Da bambino ammiri cose molto più "basiche", poi la tua coscienza si sviluppa. Questi personaggi sono mostrati senza rimostranze da Franzen mentre adoperano la propria "intelligenza ferina", è una definizione che usa spesso con Marion ma io la ritrovo in tutti. Becky l'ha particolarmente sviluppata in senso sociale, Clem in senso morale, anche se ora sta attraversando una crisi ideologica: normale, perché essendo appena uscito di casa metti alla prova i valori della famiglia di origine, che si scontrano con quelli degli altri, che hanno a loro volta diverse prospettive. Perry è forse il più intellettuale di tutti, e la sua mente gira in circolo, non sa trovarsi uno scopo, anche se ha mille talenti. Dove sono arrivata a leggere, ha appena avuto un confronto diretto con la madre dopo la cena dagli Haefle, dove i due si sono "svelati" l'uno all'altra in maniera sorprendente.
Era molto tempo che non leggevo un romanzo così bello, sto facendo fatica a staccarmi. La profondità psicologica dei personaggi è veramente notevole, mi sembrano persone in carne e ossa. Li conosciamo sia grazie al loro punto di vista che tramite gli occhi degli altri, avendo così un quadro più completo. Trovo sorprendente e realistico come tra queste due (o più) versioni ci sia uno scollamento; a volte è dato dal fatto che l'altro ha su di te uno sguardo lucido e impietoso (il famigliare, poi, che è a contatto con te tutto il giorno per moltissimi anni), a volte è il risultato di equivoci e proiezioni. Quando Clem racconta dell'umiliazione subita dal padre Russ in Arizona, per esempio, coglie tutta una serie di dettagli notevolissimi, anche spiacevoli, e imbarazzanti. Ma il punto di vista di Russ immediatamente successivo "sgonfia" un po' le deduzioni di Clem, ridimensionando il tutto: per esempio, non era vero che avesse voluto fare apposta cambio attività con il gruppo di Ambrose, era stato Ambrose stesso a proporlo; quindi Clem deduce male. Ciò non toglie che abbia dedotto bene altro...