Dopo la lettura soddisfacente de
"L'avversario"
mi ero riproposta di leggere altro di questo autore, e il caso ha voluto che continuassi con questo.
Il plurale del titolo indica già che l'autore non parlerà di una sola storia, come ha fatto in altri suoi libri, ma di storie, di vite, e in un primo momento sembra addirittura che salti di palo in frasca, perchè si concentra per pagine e pagine a raccontarci della tragedia che ha vissuto trovandosi in Sri Lanka durante uno tsunami, per poi passare come se nulla fosse a parlare nei dettagli degli ultimi giorni di vita della cognata, per continuare poi con altri temi e situazioni che approfondisce nei dettagli (ad esempio pagine e pagine di questioni giuridiche, sia riguardo il sistema giuridico, sia determinati ambiti della legge), per poi passare subito a un altro tema. Questo un po' mi destabilizza nella lettura, perchè non riesco ad entrare pienamente nella narrazione. Tuttavia, in realtà le storie sono legate tra loro, ovviamente dai personaggi, ma soprattutto da un tema di fondo, dallo stato d'animo dell'autore. Tramite le dure storie a cui deve assistere di cui vuole essere partecipe, l'autore deve mettersi in discussione, realizza la sua arroganza, il suo egoismo e voglia di successo, la piccolezza dei problemi che aveva ingigantito tanto da portarlo quasi a separarsi dalla moglie, senza che riuscisse più a vedere le tante altre cose positive, ben più numerose e significative, che quel rapporto gli dava. In questo libri Carrère analizza sè raccontando gli altri, ripensa alle sue scelte, al suo istinto, in base e in rapporto a quel che invece vede di fronte a sè. E trovo sia bellissimo. La scrittura è giornalistica, mai pesante, quindi forse risulta a volte troppo fredda e superficiale. Ma il messaggio è forte e il risultato anche: il lettore secondo me non può evitare di soffermarsi anche lui a riflettere, mettersi in discussione, commuoversi, essere grato, vedere alcune cose con altri occhi. La cosa che mi rende più felice di avere come hobby la lettura è che sono fermamente convinta che essa sviluppi lo spirito critico e permetta di affrontare meglio alcune situazioni della realtà, e "Vite che non sono la mia" concretizza in questo senso il valore della lettura.
Di getto direi che è un libro triste e da presa a male, visto che sì, sono una lista di temi pesanti. Ma andando avanti e ripensandoci, in realtà può essere un libro che fa anche molto bene.