Non sapevo se fosse giusto aprire qui questa discussione ma all'inizio dell'organizzazione di questo tema dell'anno Emiliano aveva inserito questo libro per fare da contraltare alla visione shakespeariana di Riccardo III.
Finalmente, dopo almeno 6 anni che mi ripropongo di leggerlo, lo sto facendo.

Ed è un libro che scorre come il vento, se avessi più tempo l'avrei già finito.
In pratica si tratta di un giallo storico: il protagonista, l'ispettore Grant, si trova immobilizzato all'ospedale e, annoiato, decide di intraprendere un'investigazione sul mistero di Riccardo III e della scomparsa dei principini nella torre. Grazie alla collaborazione di altre persone che reperiscono i libri a lui necessari egli si chiede se sia stato proprio Riccardo a compiere il crimine che gli viene imputato e perché ai nostri giorni sia arrivata un'immagine così negativa di questo re.
Ovviamente, dato che io sono troppo affascinata da Riccardo III, sto apprezzando tantissimo il fatto che l'immagine creata da Shakespeare qui venga riabilitata e indagata in maniera più profonda. La Tey si serve di fonti letterarie reali e immaginarie per trarre conclusioni alle quali io devo ancora arrivare ma già si intuisce per chi saranno favorevoli.
Vi scrivo qualche passaggio anche perché è interessante che incontriamo nuovamente la figura di Tommaso Moro (per chi sta leggendo il libro della Mantel: sappiamo che stava scrivendo un libro su Riccardo III) e pure qui ne esce maluccio, direi che agli inglesi Tommaso Moro non sta molto simpatico e devo dire che al momento non posso sopportarlo nemmeno io
Piuttosto, si era figurato diversamente il modo di scrivere di Sir Tommaso.
"La notte Riccardo riposava male, giaceva a lungo a vegliare e a meditare; infine, spossato dalla veglia e dall'ansia, sonnecchiava più che dormire. Così, il suo cuore senza pace era continuamente agitato e tormentato dall'angosciosa e tempestosa rimembranza dei suoi più abominevoli misfatti."
Fin qui, niente da dire. Ma quando Moro aggiungeva d'aver saputo tutto questo <da coloro che erano intimi con i suoi valletti di camera>, si rimaneva improvvisamente sconcertati. Dalla pagina sembrava levarsi un sentore di pettegolezzi di cucina e di spiate di servi. Così, prima di rendersene conto, le simpatie si orientavano verso la creatura tormentata che giaceva insonne nel suo letto, invece che verso il tronfio commentatore. L'assassino pareva di statura più nobile in confronto all'uomo che scriveva di lui.
Più avanti nel libro viene poi detto che Tommaso Moro aveva attinto il suo materiale su Riccardo da Giovanni Morton, arcivescovo di Canterbury al tempo di Enrico VII e acerrimo nemico di Riccardo. Su questa versione della verità altri hanno costruito la loro storia: da lì hanno attinto Holinshed per la sua storia e Shakespeare per il suo personaggio. Ricordando sempre che tutti loro sono vissuti in epoca Tudor e perciò non avrebbero avuto vantaggio a scrivere una storia a favore di Riccardo che era stato battuto sul campo da Enrico VII.