Sono a circa metà del libro ,le prime pagine sembravano promettere bene poi pian piano è subentrata la noia ,la voglia di arrivare alla fine per iniziare a leggere qualcos'altro....Mi ha dato l' impressione che manchi quell' entusiasmo, quella meraviglia da parte dell'autore da trasmettere al lettore ed invogliarlo non dico a preparare le valigie ma almeno a spingerlo per conoscere una cultura ed un modo di vivere molto diverso dal nostro occidentale. Alcuni aspetti che già di mio conosco li ho ritrovati ma per il momento non ho appreso nulla di nuovo.Forse, se ho capito bene, questo libretto è nato da degli appunti di vari viaggi iniziati addirittura dagli anni Settanta del secolo scorso, quindi certe situazioni credo che siano cambiate; possibile che quasi nessuno parli inglese almeno nei grandi centri o luoghi turistici? Inoltre l'autore è quasi un novantenne altra prova che ciò che racconta si riferisce al passato.
Cercherò di finire il libro sperando nella seconda parte ma nutro forti dubbi.

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vanna ha scritto: possibile che quasi nessuno parli inglese almeno nei grandi centri o luoghi turistici?

Ciao Vanna! Sicuramente rispetto agli anni ‘70 qualcosa sarà cambiato in meglio da questo punto di vista, anche per via della globalizzazione.
Considera però che il Giappone è un paese culturalmente abbastanza chiuso e al contempo estremamente fiero delle proprie origini, tradizioni, ecc. Probabilmente in passato non ci pensavano proprio a imparare l’inglese.
Quando ci sono stato nel 2018 ho notato che effettivamente l’inglese lo parlano pochissime persone.
I ragazzi giovani, le nuove generazioni, un po’ meglio ma sopra i 40 anni quasi nessuno, salvo rari casi in hotel e stazioni e qualche ristorante parecchio turistico. Nella maggior parte dei ristoranti ci siamo salvati perché i menu sono corredati da foto realistiche del piatto che ordinerai e pensa che nelle vetrine espongono esempi dei piatti che hanno a menu che fanno fare come modelli in plastica ad aziende specializzate in questo genere dì cose.
Ovviamente ti parlo delle persone che ho incontrato io. Magari sono stato particolarmente sfortunato….
La lingua era la cosa che più mi spaventava del viaggio in Giappone infatti. Però grazie ad una SIM dati giapponese da 5 GB e ad un router WiFi 4G che mi ero portato dietro ce la siamo cavata, potendo sempre avere Internet per utilizzare Maps, le app dei treni e nei casi più disperati il traduttore

Ciao Guido! Grazie per le informazioni sei stato molto bravo ad organizzarti con mezzi tecnologici e te la sei cavata alla grande da solo con Sara in giro per il Giappone, hai tutta la mia ammirazione!
La chiusura di questo paese mi era ben nota, quando partecipavo ad un salotto letterario dal vivo ho conosciuto la sovrintendente di Palazzo Pitti che aveva visitato il Giappone per un certo periodo e ci raccontava della chiusura culturale e non solo del paese e della sua difficoltà ad adattarsi a consuetudini tanto diverse dalle nostre, e fu sua l' iniziativa di proporci autori giapponesi come Kawabata, e addirittura Sei Shonagon con Le note del guanciale , che l' autore cita.
Mi piacerebbe visitarlo magari durante la fioritura dei ciliegi ma ormai per me come si suol dire " il meglio è passato" ,avrei qualche difficoltà nel cibo, il sushi non mi piace ma in generale penso un po' tutto ....


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vanna ha scritto: Mi piacerebbe visitarlo magari durante la fioritura dei ciliegi ma ormai per me come si suol dire " il meglio è passato" ,avrei qualche difficoltà nel cibo, il sushi non mi piace ma in generale penso un po' tutto

Anche io ero preoccupato per il mangiare perché anche a me non piace il sushi.
Pensa dunque con che agitazione ero partito (avevo messo pure un po’ di crackers e biscotti in valigia)

E invece ho scoperto che il sushi praticamente non lo mangiano quasi mai neanche loro ma soprattutto ho scoperto le meraviglie della cucina tradizionale giapponese! Tra tutti il Ramen (simile come concetto al nostro brodo ma fatto in tantissimi modi diversi), i ravioli, gli udon, la carne e il pesce alla piastra con le verdure, lo shabu shabu, le onokomiaki (una sorta di frittatone spettacolari fatte in tanti modi), ecc. Ti assicuro che non ho patito la fame, anzi! Ora mi è venuta fame… vado a cena

Ho finito il libro e tutto sommato mi è piaciuto questo viaggio non certo avventuroso, ma oserei dire introspettivo alla ricerca più profonda dell'essenza di un Giappone che non esiste più. Caparbiamente l' autore non si limita a ripetuti viaggi reali in questo paese dove modernità all'ennesima potenza presente prevalentemente nelle grandi città coesiste con la tradizione più evidente nelle campagne, fuori dalle rotte turistiche,anche se ho ben capito i grandi centri mantengono qualche quartiere o tempio dove puoi ritrovare quello spirito antico da cui Nooteboom è molto affascinato. La non conoscenza della lingua giapponese, l' impossibilità di comunicare in inglese con i giapponesi che di volta in volta incontra nei suoi percorsi conoscitivi gli precludono di capire appieno tale cultura.Ma non si dà per vinto ,attraverso l' arte e la letteratura classica di questo enigmatico paese spera di poter penetrare molti aspetti misteriosi, inspiegabili.Legge libri, partecipa a mostre giapponesi allestite anche in Europa, è un osservatore attento e scrupoloso,si pone un sacco di interrogativi molti dei quali rimangono senza risposta.Apprezzabili la tenacia e l'impegno dello scrittore nel voler fare luce su significati simbolici di disegni di opere d' arte osservati a lungo senza la soddisfazione della scoperta. Nulla in confronto sarebbe un mio viaggio nel paese del Sol Levante dove mi potrei fermare non certo più di due settimane correndo qua e là per vedere il più possibile , saltando se occorre qualche pasto! Anch'io prima e dopo un viaggio mi informo su storia, cultura del paese da visitare ma non certo come Nooteboom!
Libro utile per chi visiterà o già visitato il Giappone!


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IO sono a metà libro, mi piace molto come tutti gli altri fin'ora letti. HO ancora da leggere quello di dicembre, il tempo che mi rimane è poco, per questo motivo sono così restia a mettere tutta questa carne al fuoco. 

cara Vanna. Mi ritrovo molto nella tua analisi. Un libro molto introspettivo e anche a volte pesante. Sono al 68% e mi fermo qui.
go.già iniziato il volo di dicembre. Molto più divertente e stimolante 

Cari compagni di questo "Cerchi infiniti" benchè molto avanti nella lettura ho deciso che non finirò neppure questo diario, che non è un diario, ma sono considerazioni sul Giappone e e i giapponesi, la religione e il loro modo di vivere. Francamente non sono interessata. Anche se potessi non farei mai un viaggio in Giappone, hanno una cultura e un modo di vivere che non capisco. 
Mi erano piaciuti i film di Akira Kurusawa mi avevano avvicinato molto allo loro mentalità e cultura. Ho l'impressione che lo stesso scrittore non capisca molto bene neppure lui. 
Quindi inutile perdere tempo con tanti bei libri che ho da leggere, libri appena usciti, freschi freschi di stampa. 
Ringrazio di avermi ospitato.  

Ho terminato la lettura di questo libro che avevo messo nella mia readlist. 
Purtroppo non mi ha lasciata soddisfatta. Non sono riuscita a viaggiare con l'autore nel Giappone. Le sue considerazioni frammentate e disorientate ( a mio parere ovviamente) mi hanno messo in difficoltà ed è stato difficile riuscire a immaginare ciò che descriveva, a differenza di come sono invece riuscita a fare con altri libri appartenenti alla lista del tema dell'anno sui viaggi. Questo lo ha reso pedante e noioso.
Sicuramente, come sottolinea anche l'autore, sono davvero pochissimi i libri che sono in grado di raccontare questo Paese, di andare a fondo nella sua cultura e nelle sue tradizioni cercando di afferrarne il senso. 
Ad oggi non sono riuscita ancora a rimanere catturata da nessuno dei saggi che ho letto in merito al Giappone e all'oriente .
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Si accettano consigli