Ho finito il romanzo stamattina e devo dire che è un libro gradevole, anche se non mi ha preso del tutto. Credo che il problema sia aver sentito solo la campana di Philip, raramente qualche altro personaggio, ma niente da parte di Rachele e questo ha causato una lettura distaccata, non sono riuscita a calarmi nella storia, che pure conoscevo perché avevo visto il film. Purtroppo ho trovato poco tollerabile il protagonista, Philip appunto, perché è davvero immaturo, si lascia andare alle emozioni fin troppo facilmente e decisamente non ha la dimestichezza dei rapporti interpersonali che siano diversi da quelli dei suoi sottoposti: in particolare è un inetto con le donne, tutte. C'è anche da dire che ha ricevuto una istruzione particolarmente carente, quindi in piccola parte lo salvo. Rachele, d'altro canto, rimane misteriosa fino alla fine: quando si inizia a vederla in un certo modo e si è convinti che lei sia così, accade qualcosa e nuovamente si insinua il dubbio. Leggiamo l'ultima pagina del romanzo e non abbiamo una idea che sia anche solo vagamente chiara sulla donna. Chi è davvero Rachele, come agisce veramente e perché così? Domande che non troveranno una risposta!
C'è un po' dell'
Otello shakespeariano in queste pagine, non tanto la gelosia che fa commettere il delitto al Moro di Venezia, ma quel seme del dubbio che attanaglia il protagonista e lo corrode piano piano, lo vediamo in
Mia cugina Rachele a inizio romanzo e poi alla fine. Certo, non manca nemmeno la gelosia ma mi sembra sia più da bambino capriccioso che da adulto.
Quello che è sicuro di questo romanzo è che il lettore non è certo di niente: Ambrose, e poi Philip, sono nel pieno delle loro facoltà mentali quando dicono/scrivono/vedono certe cose? Sono stati entrambi affetti da meningite (si presume) o di tumore al cervello, entrambi causano alterazioni dello stato di coscienza. Sono davvero malati o sono stati avvelenati? Rachele è innocente o effettivamente ha fatto ingerire sostanze velenose? Era innamorata davvero di Ambrose? E, successivamente, è innamorata di Philip o fa finta o è talmente espansiva che dà adito a interpretazioni sbagliate dei suoi gesti? E qual è la vera natura della relazione con Rainaldi? La donna cambia atteggiamento per via del lascito o per altro? Tante, troppe domande senza risposta.
Sinceramente mi sento spiazzata da questo romanzo, è come se non l'avessi compreso del tutto perché non riesco a darmi una risposta ai molti quesiti che vengono nella mente del lettore mentre si legge la storia. Il finale è perfettamente coerente con l'aumentare del dubbio e, in parte, della gelosia: Philip è, a torto o a ragione, paranoico, tratto che è comune anche ad Ambrose e, a quanto pare, tutto potrebbe essere coerente con la malattia ereditaria della famiglia Ashley. Ma rimane inspiegabile Rachele... e insomma, non se ne esce!
Difficile anche catalogarlo perché sembrerebbe quasi un giallo ma non ha elementi investigativi, non è un noir, non è un classico perché è scritto intorno al 1951. Non è nemmeno tanto di ambientazione storica perché, se non ci fossero state un po' di date, avrebbe potuto essere tranquillamente un romanzo ambientato agli inizi del Novecento. L'unica categoria in cui sento che può essere piazzato è "mistero", più che altro per la figura di Rachele e le domande senza risposta.