Ho terminato oggi
Il Maestro e Margherita, di M. Bulgakov: fantastico! E con questo aggettivo non mi riferisco solo al genere letterario, ma intendo esprimere anche un giudizio di valore.
Questo, infatti, è il romanzo probabilmente più sorprendente che abbia mai letto, zeppo di riferimenti storico-biografici, culturali e letterari che danno ad un’opera d’arte la valenza d’un trattato filosofico, cui è sotteso un atto di denuncia sociale espresso però in termini leggeri e giocosi.
La trama è piuttosto complessa e i personaggi - storici o inventati - sono moltissimi, da Ponzio Pilato a Satana. Ma in realtà si parla dell’uomo, delle sue aspirazioni, delle sue virtù e soprattutto delle sue imperfezioni. E si ride, ci si emoziona, si riflette e ci si commuove: che altro potremmo chiedere ad un libro?
In verità, la mia è stata una rilettura. Stavolta con l’ausilio – davvero fondamentale – di note esplicative, che ho trovato in rete:
www.masterandmargarita.eu/fr/02themas/h05.html . E qui - nonostante le difficoltà di traduzione (manca una versione italiana!) - mi si è spalancato un mondo: non che ora veda tutto perfettamente chiaro, ma certi enigmi nascosti tra le righe ho finalmente cominciato a decrittarli.
Personalmente non amo usare il termine "capolavoro" come spesso si fa, in senso assoluto. Credo che un libro abbia valore più dal punto di vista soggettivo, che oggettivo. E anche in questo caso non voglio tacere quelli che potrebbero essere i difetti (o quelli che a me così sono parsi): qualche lieve imprecisione nella narrazione (il romanzo fu scritto, bruciato, ripreso e infine ultimato dalla moglie dell'autore); un tratto surreale molto marcato; una simbologia talvolta esasperata. Ma alla fine conta solo ciò che rimane: il piacere della lettura, il desiderio di approfondire. Per me, dunque, è un 7,5. E per chi non lesina sulle insufficienze, anche gravi, mi pare davvero un ottimo voto

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