La mia lettura termina qui, almeno per il momento: è arrivata una tromba d´aria in spiaggia e il tanto apprezzato formato di questo libro ha fatto sí che tempo un minuto e fosse sparito speriamo farà la felicitá di qualche altro lettore che magari domani lo ritroverà chissà dove.
Oh no... che modo drammatico di uscire di scena! Speriamo qualcuno l'abbia trovato!
In una delle lettere parla della distinzione della scrittura come modo di espressione rispetto alla musica o all´arte e in parte mi son ritrovata d´accordo. Non credo che la scrittura sia superiore come mi sembra affermi lei, anche artisti e musicisti hanno una forte sensibilità e trovano nel loro mezzo espressivo un modo per esprimere la realtà come la vivono e la percepiscono. Tuttavia credo che il cercare di mettere in parole queste sensazioni implichi inevitabilmente un processo cerebrale e quindi fisico più intenso, voi che ne dite?
Non mi trovo d'accordo, è ovvio che Virginia non sia super partes in questo caso.

Certamente la scrittura coinvolge molto di più l'area linguistica e chi scrive deve fare grossi sforzi per concettualizzare situazioni, sentimenti o quadri più ampi e astratti. La letteratura consente inoltre rispetto all'arte una più massiccia trasmissione di informazioni, anche molto complicate... se si padroneggia la lingua di arrivo, ovviamente. Faccio una considerazione banale: per me, che non so l'arabo, una canzone trasmette molto di più che un testo (perlomeno, riesco a individuare lo stato d'animo o l'atmosfera che si cerca di ricreare). Per non parlare di un dipinto, in cui potrei farmi un'idea della situazione messa in scena.
Non ragionerei comunque in termini di superiorità: sono intelligenze molto diverse, anche se chi ha una predisposizione per le arti capita che ne pratichi più d'una, anche se più spesso ne ha una d'elezione (anche perché ogni arte richiede tempo e dedizione, quindi naturalmente finisci su quella che ti è più congeniale). Io sono spostata sul versante linguistico: leggo, ho studiato letteratura, scrivo... ma invidio molto chi ha la predisposizione per le altre arti, e vedo che costano sforzo e capacità di astrazione tanto quanto la scrittura.
Ho trovato bella la lettera a non mi ricordo chi poco prima del suo matrimonio, in cui già esprime quel che poi fortunatamente si ritroverà ad avere: lei si sente una persona instabili, con cui è difficile vivere, ma si aspetta che ci sia qualcuno a sorreggerla. Ed è quello che Leonard farà fino alla fine.
Si tratta della lettera a Molly MacCarthy, molto interessante perché ci fa vedere "da dentro" come si muovono le opinioni di Virginia in merito al matrimonio. Penso che i suoi giudizi negativi abbiano molto a che fare con l'esperienza di vita, sai quanti ne avrà visti di matrimoni di convenienza, e poi allora rimanevi legato e incastrato con l'altra famiglia a vita, se non era un buon incastro c'era davvero di che disperarsi. Non che i matrimoni di convenienza siano spariti... capita di vedere persone che sembrano essersi sposati senza un perché, magari per aspettative o per avere una certa sicurezza. Si tratta di un contratto potente, dopotutto. Sta a noi decidere come usarlo.
Penso che Virginia e Leonard si siano molto amati, certo in un modo che oggi non attribuiremmo a una coppia "classica". Però avevano il loro contratto, il loro patto con le relative condizioni, e mi sembrano da quello che leggo in equilibrio e in armonia. Si sono dati tanto a vicenda, anche laddove Virginia sentiva di essere carente secondo me ha compensato in tanti altri modi: Leonard per lei ha sempre avuto solo rispetto e gratitudine... qualcosa vorrà pur dire.
Viene da chiedersi se, oggi, si sarebbero sempre sposati. Forse no, non ne avrebbero avuto bisogno. Forse sarebbero rimasti amici e soci. Chissà!