L'ho finito ieri! Beh, la sesta e la settima parte mi hanno riconciliato con tutto il resto del libro, è stato come un cerchio che si chiudeva e alla fine mi è piaciuto.

Nella settima parte ho ritrovato molte cose che condivido, tutta la parte riguardante il rapporto dell'uomo con l'animale è una cosa in cui io credo profondamente:
"Subito all'inizio della Genesi è scritto che Dio creò l'uomo per affidargli il dominio sugli uccelli, i pesci e gli animali. Naturalmente la genesi è stata redatta da un uomo, non da un cavallo. Non esiste alcuna certezza che Dio abbia affidato davvero all'uomo il dominio sulle altre creature. E' invece più probabile che l'uomo si sia inventato Dio per santificare il dominio che egli ha usurpato sulla mucca e sul cavallo. Sì, il diritto di uccidere un cervo o una mucca è l'unica cosa sulla quale l'intera umanità sia fraternamente concorde, anche nel corso delle guerre più sanguinose. Questo diritto ci appare evidente perchè in cima alla gerarchia troviamo noi stessi. Ma basterebbe che nel gioco entrasse una terza persona, ad esempio un visitatore di un altro pianeta, il cui Dio gli abbia detto: 'Regnerai sulle creature di tutte le altre stelle!', e tutta l'evidenza della Genesi diventerebbe di colpo problematica. Un uomo attaccato a un carro da un marziano, o magari fatto arrosto da un abitante della Via Lattea, si ricorderà forse della cotoletta di vitello che era solito tagliare nel suo piatto e chiederà scusa (in ritardo!) alla mucca." (tra l'altro questo argomento l'avevo appena trovato in un libro che ho letto di recente: Sotto la pelle di Faber)
A parte questo la settima parte è straziante, intensa e intreccia i fili del discorso creandone un bell'intreccio.
La parte più bella di tutto il libro:
In ogni caso forse la sesta parte come stile è quella che ho apprezzato di più, perchè briosa, ariosa, in cui prendere respiro, nonostante le cose tristi narrate, ironica e in alcuni punti molto spassosa! Soprattutto quando americani e francesi discutono.
Per quanto riguarda l'idea di destino, sono sostanzialmente d'accordo con Guido e Songbird però, se ci fermiamo a pensare, l'interrogativo sulla nostra vita se sia dovuta a destino o scelte individuali è una prerogativa di noi occidentali perchè un bambino africano o indiano che vive nella miseria, o che nasce in una zona di guerra queste cose non avrà mai modo di domandarsele perchè non avrà scelte. In quel caso è destino che sia nato lì e debba soffrire mentre noi siamo stati fortunati a nascere e vivere altrove?