Ci sono anche io ovviamente!!
E con il libro in versione cartacea tra l'altro! Principalmente per due motivi: ultimamente con il Kindle mi addormento dopo aver letto due pagine (mentre tenere in mano il libro mi obbliga a stare sveglio)

ma soprattutto perché, conoscendo l'autore, ho immaginato che avrei tenuto il suo libro nella mia libreria molto volentieri. Magari lo avrei persino riletto. Per adesso, non credo di essermi sbagliato.
Ho letto una settantina di pagine e i vostri commenti. Anche io, come Ilaria, non sto accelerando volutamente la lettura, per darmi il tempo di analizzare a fondo le note dell'autore, che ritengo il vero plus del libro.
A differenza di altri, questo non essere né un saggio né un romanzo, mi sta piacendo! In generale preferisco i saggi ai romanzi. Lo avrete capito ormai

Questa formula ibrida è una novità per me e la trovo davvero congeniale. E' come avere due libri in uno. Il romanzo diventa quasi un espediente per lasciare lo spazio al dibattito, all'analisi, al pensiero dell'autore per l'appunto. E' un po' come se stessimo analizzando con lui le vite dei protagonisti e
questo dovrebbe generare in noi i veri spunti di riflessione. Cerco quindi di concentrarmi più sulle frasi di De Botton (che rileggo, e rileggo) e nel mio caso sta funzionando!
Il primo spunto di riflessione nato leggendo le pagine iniziali del libro è: quanto la velocità nel conoscersi, mettersi insieme, sposarsi (in questo caso 6 mesi), incide sull'eventualità che il rapporto possa avere problemi in futuro? E quanto invece è benefico (se lo è...) dedicare molto più tempo alle prime fasi di un rapporto, quelle in cui si conosce a fondo il proprio partner prima di decidere di intraprendere i passi successivi (convivenza, matrimonio, figli, ecc.)?
Secondo me non è per niente facile rispondere a questa domanda né esiste una formula uguale per tutti. Però, la sensazione che ho provato leggendo queste prime pagine è stata: cavolo! Questi in 6 sei mesi si sono conosciuti, accoppiati

e sposati! A me, per lo stesso processo, mi ci sono voluti 11 anni!
E' anche vero che i protagonisti hanno un'età diversa (sulla trentina) rispetto a quella che avevo io quando conobbi mia moglie (17 anni)... però uno è portato a pensare: non è che avranno fatto le cose troppo di fretta? Si conoscono davvero? Non hanno neanche provato a convivere un po' insieme, pratica che ad oggi è consigliabile (ricordo che addirittura venne consigliata dal parroco durante uno degli incontri prematrimoniali organizzati dalla Parrocchia... come cambiano i tempi è?)
Un'altra riflessione interessante scaturisce dal paragrafo in cui De Botton imputa il desiderio di sposarsi, raggiunta una certa età, alla volontà di non restare soli (single). Al non voler passare le 52 domeniche dell'anno da soli, dice lui. Qui per approfondire dovremmo entrare nelle profondità della psiche umana. Non so sulla base di cosa scrive questo. Però, da un certo punto di vista, sto trovando questo libro spaventosamente ma sensatamente cinico... e se avesse ragione? Voglio credere che non sia così... voi cosa ne pensate? C'è quasi da averne paura...
Proseguo con la lettura