Mi piace paragonare il matrimonio ad un percorso scolastico. Non possiamo rimanere al nido o alla scuola dell'infanzia, anche se più spensierata e giocosa, ma occorre superare degli esami, degli ostacoli per arrivare alla laurea ...
Ricordo di scuola elementare.
A dicembre (ogni dicembre), all’approssimarsi del Natale (ogni Natale), la maestra chiedeva: che cos’è per te il Natale?
Per quanto ingenui, si capiva che per dimostrarsi maturi e ottenere un buon voto bisognava mentire: Natale non sono i regali, non è il panettone, non è l’aria di festa, ma … tutto il resto.
Crescendo, scoprimmo che Babbo Natale effettivamente non esisteva, e che la maestra aveva ragione. Ma Natale era più bello prima, o lo sarebbe diventato dopo?
Ecco: leggendo questo libro, m’è parso di tornare indietro nel tempo. Con De Botton nei panni della maestra, a chiedere: cos’è il matrimonio? E noi tutti, con lui, a convenire: non è l’attrazione reciproca, non è l’illusione romantica, non è il “vissero per sempre felici e contenti”, ma … tutto il resto.
Già. E tutto il resto … è noia. E silenzi, incomprensioni, notti insonni, screzi, bronci, pianti, litigi. Ma una volta giunti in vetta, conclude l’autore, “che panorama!” E così prima o poi s’arriverà – si spera - a concludere anche noi.
Solo che nel frattempo capita d’imbattersi nel capitolo più romantico e passionale di tutto il libro - paradossalmente dedicato all’adulterio - e ti ritrovi per un attimo a pensare che non ci sono solo panorami dall’alto, e che i paesaggi si possono gustare anche andando in discesa. Ch’era poi proprio ciò che ognuno - nella propria ingenuità - s’aspettava di fare con la propria dolce metà: era dunque meglio prima, oppure dopo?
Sinceramente non so quale sia la risposta corretta. E’ che per quanto grandi, saggi e maturi, sotto sotto si è (o si dovrebbe essere) sempre un po’ bambini: sì, sappiamo come vanno le cose, ma se non ci illudessimo almeno un po’ che per noi sarà tutto diverso, chi si sposerebbe più?
Forse solo De Botton. Ma se la moglie avesse saputo in anticipo ciò ch’egli pensava, all’altare forse non ci sarebbe mai neppure arrivato. E oggi, invece che come “filosofo del quotidiano”, potrebbe far fortuna come scrittore di favole. E non ci sarebbe niente di male: per fortuna, si vive anche di quelle.