Inserisco l'incipit dei tre libri: anche se in realtà si capisce ben poco da queste prime righe magari qualcuno può trovare lo spunto utile al voto.
Una storia crudele - Natsuo Kirino:
Egr. Dott. Yahagi Yoshiyuki
Bunchosha - Ufficio Pubblicazioni - Sezione Libri
Gentile Dott. Yahagi,
mi rincresce molto disturbarla e mi auguro innanzitutto che lei stia bene e che il suo lavoro proceda al meglio. Voglia scusarmi se mi sono preso la libertà di scriverle all'improvviso. Sono il marito di Ubukata Keiko, meglio nota con lo pseudonimo di Koumi Narumi. La ringrazio infinitamente per l'aiuto che ha sempre concesso a mia moglie.
Mi dispiace essere costretto a scriverle una lettera del genere, ma non posso farne a meno. Ciò che leggerà le sembrerà assurdo e molto probabilmente la turberà. La prego, cerchi di restare calmo.
Mia moglie è scomparsa ormai da due settimane. Se n'è andata senza dire nulla, come se uscisse per fare una passeggiata. Da allora non l'ho più sentita e sarei un bugiardo se dicessi che non sono preoccupato. Ma lei la conosce, è una donna volubile e un po' frivola, sono convinto che prima o poi tornerà. Per il momento ho deciso di rimanere qui ad attenderla. Fortunatamente non mi pare avesse in programma di scrivere romanzi a puntate per una delle vostre riviste, e almeno sotto questo aspetto mi sento più tranquillo.
22/11/'63 - Stephen King:
Non sono mai stato un uomo facile alle lacrime.
Un giorno, mia moglie mi disse che il mio <gradiente emotivo pari a zero> era il motivo principale per cui mi stava lasciando. Come se il tizio che aveva conosciuto alle riunioni degli Alcolisti Anonimi non c'entrasse per niente. Christy disse che avrebbe forse potuto perdonarmi per non aver pianto al funerale di suo padre: lo conoscevo soltanto da sei anni e non potevo capire che uomo fantastico e generoso fosse stato (quando s'era diplomata le aveva regalato una Mustang decappottabile, tanto per fare un esempio); ma quando non avevo pianto a quelli dei miei genitori (morti a due anni di distanza l'uno dall'altra, papà di cancro allo stomaco e mamma fulminata da un attacco di cuore mentre passeggiava su una spiaggia della Florida), Christy aveva iniziato a capire la faccenda del <gradiente>. Nel gergo degli AA, non ero in grado di <sentire i miei sentimenti>. "Non ti ho mai visto versare una lacrima", affermò col tono piatto di chi sta mettendo la parola fine a una relazione. "Nemmeno quando mi hai detto che, se non mi disintossicavo, tra noi due era finita."
Sei settimane dopo quella conversazione, Christy fece le valigie, prese la macchina e andò a vivere con Mel Thompson dall'altra parte della città.
Tempi difficili - Charles Dickens:
"Dunque, voglio solo Fatti. Insegnate a questi ragazzi e ragazze soltanto Fatti. Solo di Fatti c'è bisogno nella vita. Piantate nient'altro, estirpate tutto il resto. Solo con i Fatti si educano le menti di animali razionali e nient'altro riuscirà mai loro di alcuna utilità. Qusti sono i princìpi in base ai quali educo questi ragazzi. Perciò, signore, attenetevi ai Fatti!".
La scena era uno spoglio, freddo, sepolcrale stanzone d'una scuola, e il tozzo indice dell'oratore poneva in risalto queste osservazioni sottolineando ogni frase con un solco rettilineo sulla manica del maestro. E ancor più enfasi veniva da quel muro squadrato che era la fronte dell'oratore, con le sopracciglia che fungevano da base, mentre gli occhi trovavano fresco ricetto nello scantinato delle due buie cavità sovrastate da quel muro; ancor più enfasi veniva dalla bocca dell'oratore, larga, sottile e dura; dalla sua voce inflessibile, secca e dittatoriale; dai suoi capelli, ispide setole ai margini di una zucca pelata, come un'abetaia piantata per riparare dal vento la sua lucida superficie, tutta bitorzoluta come la crosta di una torta di susine, come se la testa non avesse spazio a sufficienza per immagazzinare i tanti duri fatti lì ammucchiati.