Proust in una seconda stesura definitiva inserendo nel nuovo testo delle pagine precedentemente redatte le trasforma e le orienta verso il comico e il grottesco “nella rappresentazione delle pratiche omosessuali, all'inserimento della parafrasi biblica, e soprattutto alla geniale decisione di descrivere il peccato contro natura col metodo e il linguaggio delle scienze per l’appunto naturali (un po’ come si spiega il sesso ai bambini) Sviluppando embrionale accenno alla Race maudite (razza maledetta). Proust distingue, con commossa autoironia, varietà, specie, rami e sottogruppi del genere omosessuale utilizzando il poetico e animato linguaggio di Darwin, popolato di corolle vibratili, di organi sensitivi, di insetti infervorati o ottusamente desideranti; un universo di venti, pollini, colori e profumi, finalisticamente intento al miracolo della fecondazione. (Daria Galateria, da i MeriCdiani Mondadori, note 1) di p. 721.
Ci sono due episodi che di questo volume vorrei postare, uno è l'incontro tra M. de Charlus e Jupien, in cui lo scrittore fa una descrizione comica di un rapporto omosessuale.
Il narratore assiste non visto all'incontro nel cortile del palazzo tra Charlus e Jupien. (Jupien ha un negozio di corsetti nel cortile dove abita il Narratore.
"I due che non si erano mai visti prima, appaiono folgorati da un'irresistibile attrazione reciproca; e, dopo alcune schermaglie dettate da un vero e proprio cerimoniale erotico, si ritirano nella bottega del farsettaio. Il Narratore, al corrente del fatto che essa confina con un locale vuoto da affittare, vi penetra di nascosto e, attraverso la sottile parete, ode gli inequivocabili gemiti e rumori di un accoppiamento omosessuale, cui segue una conversazione non meno rivelatrice." ......."La scoperta dell'omosessualità di Charlus offre al N. una spiegazione immediata di molti tratti della sua personalità, e persino del suo aspetto, che gli erano parsi fino a quel momento misteriosi e contraddittori. Lo vede di colpo, come una persona diversa , quasi fosse stato toccato da una bacchetta magica." (da Argomento del volume a cura di Giovanni Raboni, Oscar Mondadori)
Queste pagine fanno parte del ciclo comico di Proust, che pur trattando un argomento "delicato" per quell'epoca, lo fa in maniera molto elegante.
Altro aspetto il capitolo "Le intermittenze del cuore" in cui il Narratore tornato a Belbec rivive attraverso la memoria involontaria la morte della nonna, avvenuta l'anno prima.
Appena arrivato la seconda volta a Belbec, dov’era stato la prima volta con la nonna ancora viva, Il Narratore nel compiere un umile atto quotidiano, come slacciarsi gli stivaletti prima di coricarsi, è folgorato da un’emozione e invaso letteralmente da “una presenza ignota, divina” dal ricordo prorompente della nonna scomparsa che lo aveva aiutato in quella bisogna. Perché in un ricordo involontario e completo il Narratore ritrova la “viva realtà” della nonna. Queste sono le “intermittenze del cuore” che sono legate ai “disturbi della memoria, alla discontinuità del nostro io e rientrano chiaramente nell'ambito della memoria involontaria.
Il Narratore sente finalmente, col cuore, che la nonna è morta e soffre per questa perdita. Questa sofferenza, involontaria e improvvisa, va custodita come una reliquia perché, dice il Narratore, in essa traspare “quella strana contraddizione della sopravvivenza e del nulla intrecciati dentro di me”. (Dalla Nota introduttiva di Luciano De Maria, Oscar Mondadori, volume IV)
Sono pagine molto belle e commoventi così come, secondo me è molto bello tutto questo IV volume che fa da cardine a tutta l'opera, essendo il IV l'ultimo uscito mentre Proust era ancora in vita, che ha potuto correggere ed accompagnare fino alle stampe.
E' difficile per me, come lo sarebbe per chiunque, raccontare più dettagliatamente altre parti di questo volume, non avendo al presente nessun interlocutore.
D'altra parte non possiamo far finta che quest'opera non abbia un carattere di riflessione filosofica che l'autore ha scelto di assumere in forma narrativa. Con questo non voglio dire che sia di difficile comprensione, anzi, salvo alcuni punti è tutto molto chiara. L'ostacolo sono il numero delle pagine, più di 3500, che però diviso in volumi che al massimo hanno 600 pagine, offre la possibilità a chi volesse con calma leggerle.
Io ho considerato Sodoma e Gomorra il volume "del giro di boa" nel senso che quando l'ho finito ho capito che non mi sarei fermata fino alla fine.
"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)