Blache_Francesca ha scritto:
In francese che termini vengono usati?
In francese, si usano: "insurrection" per "insurrezione" e "émeute" per "sommossa".
E visto che siamo finalmente arrivati alla lingua francese e al fatto che qui abbiamo Francesca che è di lingua madre, posto qualcosa che mi interessa molto, circa il nostro "amatissimo e tanto discusso scrittore"
Nel Libro settimo, Il gergo(pag. 913 dell'edizione Einaudi 2014, abbiamo tre sottotitoli, tutti molto interessanti nei quali l'autore affronta il problema della lingua colta e il problema dell'Argot, lingua della "mala" diremmo noi, parigina.
In
"In gergo che piange e gergo che ride"tradotto sull'edizione Garzanti in
L'Argot che piange e l'Argot che ride. Bisogna chiedere alla nostra @
Francesca de Blanche se ha un'idea del perché di questa diversa traduzione, Hugo ci dice che:
quando 34 anni prima della scrittura dei Miserabili scrisse
"L'ultimo giorno di un condannato a morte", egli in quell'occasione introdusse l'argot come lingua usata dai suoi personaggi. Hugo si lamenta che non venne ben accolto dal pubblico borghese che leggeva i suoi romanzi, e qui torno sul fatto che i romanzi venivano letti e vengono letti dai borghesi, vedi discorso al Corriere della Sera fatto da Sandro Veronesi, autore del Colibrì.
ciò nonostante egli difende le sue scelte portando i dialetti al posto d'onore. (mi viene in mente tutto quello che si è fatto in varie regioni italiane da anni, per riportare in vita i vari dialetti regionali, vedi i friulani, che la ritengono una vera e propria lingua). E allora quanta modernità linguistica dobbiamo portare a questo autore così spesso vilipeso, anche dalla sottoscritta, chiedo venia, per la sua erudizione e capacità linguistica, che si esplica anche nelle sue composizioni poetiche, che se non mi piacciono, pur tuttavia sono ben fatte.
Sono dell'autore queste righe seguenti:
"L'argot vive sulla lingua. Se ne serve quando ne ha voglia, ci pesca dentro a casaccio, limitandosi, al bisogno, a snaturarla sommariamente e grossolanamente. A volte con le parole comuni, così deformate, complicate di argot puro, compone locuzioni pittoresche nelle quali si sente la mescolanza dei due elementi precedenti, la creazione diretta e la metafora:Le cab Jaspire, je marronneque la roulette de Pantin trime dans le sabri, il cane abbaia, sospetto che la diligenza di Parigi stia passando per il bosco.
Le dab est sinve, la che bruge est merloussière, la fé est bative,il padrone è stupido, la padrona è furba, la figlia è carina."
Nelle pagine seguenti delle quali ho riportato qui sopra solo alcune righe, che interesseranno i lettori francofoni, i quali potranno se interessati andare a rileggere, si trova l'Hugo fine letterato, uomo di profonda cultura, scrittore eccelso e poeta.
Proust in "Sodoma e Gomorra", quarto volume della Recherche, "riprende" questa modalità dell'interesse degli scrittori nei confronti delle lingue antiche, dei dialetti, e delle etimologie.
Si veda per chi sta leggendo (molto lentamente) Proust, i viaggi che i "fedeli" fanno verso la Raspelière, soggiorno estivo dei Verdurin, usando un trenino e Brichiot, accademico alla Sorbonne, intrattiene a lungo il Narratore sulle etimologie dei nomi di luogo della regione.