Dopo una breve pausa di riflessione, per meglio chiarire le ragioni di quella che a tutti gli effetti non è una ghettizzazione inflittami dal Nazi Commando

, ma semplicemente un’autoesclusione dal GdL dedicato a
Guerra e Pace, desidero tornare anch’io sull’argomento. E lo faccio quotando anzitutto l'ultimo post di EmilyJane. Potrà sembrare strano, ma ne condivido il pensiero, in ogni singola riga. Così come condivido quello di Claudia, quando – rispondendo a Barni - sosteneva che un conto è scrivere nella sezione “parliamo di libri”, un altro partecipare ad una maratona letteraria.
Nel caso delle maratone – è stato detto - si stabiliscono preliminarmente delle indicazioni (se non vogliamo parlare di “regole”) cui i partecipanti sono chiamati ad attenersi, se non per obbligo, almeno per scelta. Tra queste indicazioni ci sono anche quelle relative alla tempistica, che il sottoscritto ha disatteso.
E’ vero, c’è stato un fraintendimento: Claudia, in maniera forse troppo ferrea e magari anche utopistica, ha inteso la marcia a tappe come un avanzamento in blocco, a ranghi serrati; io invece l’ho intesa alla più pratica maniera di Barni e di Stesy: corro fin quando ho fiato, bruciando tutti i traguardi intermedi, e poi mi fermerò ad aspettare gli altri. Nel mio caso s’è però trattato d’una riflessione fatta a posteriori, susseguente alla scoperta d’una lettura più agevole del previsto: in origine la mia posizione –
mi pesa un po' ammetterlo 
– era più simile a quella di Claudia.
Oggi, dopo una discussione che ha vissuto frangenti di eccessiva tensione e confusione e che ha fatto emergere punti di vista così discordanti, io non so più quale sia l’interpretazione corretta per una maratona letteraria: magari la prossima volta, prima di partire, potremmo riparlarne.
Per il momento, nel dubbio, scelgo tuttavia di attenermi al principio della maggioranza, che avrà anche insistito troppo nel richiamare all’ordine i fuggitivi, ma ha comunque dimostrato - per come la intendo io - di saper ragionare e sapersi comportare in termini di collettività meglio di quanto abbia saputo fare io.
Questo, ovviamente, è un parere del tutto soggettivo. E come tale potrebbe anche essere sbagliato. Ma sostenere adesso che sarebbe più giusto e democratico permettere che ognuno si regoli un po’ come gli pare, per quanto comodo (in fondo a questo GdL ci tenevo pure io

) , mi farebbe sentire a disagio, perché c'è già un'altra maratona in corso (e altre spero ce ne saranno) ed io vorrei parteciparvi mostrando almeno una certa coerenza di pensiero e di comportamento, senza doverli ogni volta mutare ed aggiustare secondo la convenienza. E in fondo - Guido magari mi perdonerà - io credo ancora che un gruppo, per esser definito tale, debba dar prova d’unità d’intenti e condividere ogni tappa del percorso stabilito, nei tempi ch’erano stati previsti. Il fatto che sia stata denominata maratona non deve infatti far pensare ad una gara: qui - secondo me - o si vince tutti insieme, o non vince nessuno.
Confermando dunque il ritiro dal GdL tolstojano (che, ribadisco ancora, seguirò comunque sempre con grandissimo interesse e passione), provo a far chiarezza anche su un ultimo punto: la frase "stento a trovare la concentrazione" non voleva essere una critica alle maratone così com'erano state organizzate, ma si riferiva al modo - sbagliato - in cui avevo deciso di viverle. Io già sospettavo che avrei fatto fatica a leggere più romanzi contemporaneamente. E tentando di saltare nell’arco della stessa giornata da una lettura all’altra (ossia da Tolstoj alla Radcliffe, senza dimenticare Poe), mi son reso conto di non poter star dietro a tutte nella stessa misura e con la stessa dose di concentrazione. Avendone appena sacrificata una, almeno riuscirò a rimettermi in carreggiata con l'altra.
Ma ve lo dico subito, in maniera esplicita: stavolta sarete voi, a dovermi aspettare, eh ...