Anche se non era nella lista delle proposte di lettura, parlo di questo libro in questa sezione, dal momento che i libri e la passione per la lettura sono il perno intorno a cui ruota il centinaio di pagine da cui è composto La sovrana lettrice. Lettura piacevole, scorrevole e ironica, forse a tratti un po' superficiale nel prendere in giro la monarchia e nell'introdurre il significato della lettura. Ma non ha comunque la pretesa di essere chissà che saggio impegnato e rivelatore, quindi va benissimo così.
Sempre dello stesso autore avevamo letto come libro del mese
Una vita come le altre
e non ne ero rimasta particolarmente entusiasta, forse perchè l'elemento autobiografico gli ha impedito di sfruttare la sua vena ironica e l'argomento trattato rendeva impossibile sfoggiare la scrittura piacevole e leggera di cui si caratterizza invece La sovrana lettrice.
Avendo visto relativamente da poco la serie The crown, gli aspetti della famiglia reale su cui Bennett ironizza li ho trovati un po' superficiali, molto molto da stereotipo, ma di fatto devono essere solo un espediente per parlare di come la lettura e la letteratura possono cambiare la vita di chiunque, entrando in modo più o meno incisivo a farne parte e influenzandola, in grande o in piccolo.
Le riflessioni che Bennett offre con frasi qua e là sono tante, ne riporto un paio che mi hanno colpito di più:
"Leggere non era agire". Dopo essere andata in fissa con la lettura, la regina vive una sorta di crisi di identità, perchè si accorge che la lettura non le basta più: lei è una donna di azione, ha passato ottant'anni senza leggere, ma agendo, e anche se riconosce che la lettura le ha aperto gli occhi sull'umanità molto più di tutta l'esperienza che ha accumulato girando il mondo e conoscendo gente, realizza che per lei la lettura è un'attività passiva, che non porta a molto se fine a sè stessa. Io non ne sono molto convinta, perchè la lettura può cambiare il modo di pensare, il modo di elaborare alcuni fatti, il modo di affrontare alcuni problemi, e può esser quindi vista come un mezzo per rende un'azione più completa e magari significativa.
"Non si mette la vita nei libri. La si trova." Qui si possono dare diverse interpretazioni, sia estrapolando la frase dal contesto, ma anche in riferimento a quel che prova la regina e in linea di massima mi ci ritrovo. Alla fine nei libri vengono presentate sotto vari punti di vista vite di ogni tipo, rapporti di ogni genere, situazioni, problemi, e il lettore ha cosi l'opportunità di vedere davanti a sè un nuovo punto di vista su esperienza che magari ha vissuto in prima persona e su cui non si era fermato molto a riflettere.
"Del resto i libri, come certo saprà, è raro che inducano ad agire. In genere confermano solo quello che, magari inconsapevolmente, si è già deciso di fare. Si ricorre a un libro per avere conferma delle proprie convinzioni. in altri termini, per chiudere un capitolo." Qui non ho molto da dire, il paragrafo mi sembra già esaustivo di per sè. L'ho trovato interessante perchè trovo sia vero che a lettura possa portarci a capire, e quindi forse ad accettare meglio, il perchè abbiamo commesso alcune azioni.