SINOSSI

I gabbiani a Rimini non urlano mai. In nessuna stagione dell’anno, neanche quando Sandro torna a casa dopo aver vissuto a Milano, e trova suo padre con la testa sempre più dura. Neanche quando passano i mesi e si accorge di essere rimasto lì con lui per affrontare la loro partita più grande, facendo un vecchio gioco: dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni in meno? Da giovane Nando Pagliarani aveva il torace da nuotatore e un destino interrotto. Ha lavorato sui bus turistici, fatto il ferroviere, posseduto il bar America, ma l’unica voce che dovrebbe esserci sul suo documento d’identità è: ballerino. Perché lui e sua moglie hanno ballato come diavoli, in tutte le competizioni della riviera romagnola. Ballavano per vincere. Anche a Sandro piace vincere, è una malattia di famiglia. Ma la sua danza è pericolosa. Le prime volte al tavolo da gioco era lui il tizio da spennare, poi è diventato lo sbarbato da tenere d’occhio. Quel che è certo è che prima aveva un lavoro stabile e programmava con Giulia un futuro. E adesso? Cos’è rimasto a Sandro, che voleva avere tutto? Cosa rimane a ciascuno di noi, ogni volta che sfidiamo la fortuna? Marco Missiroli firma il suo romanzo più potente e maturo, raccontando la febbre di un giovane uomo pieno di slanci e difetti, di una città di provincia che vive alla grande solo una stagione all’anno, di una famiglia arsa dall’amore e dalla smania.

RECENSIONE

C'è una nuova sfida nell'ultimo romanzo di Marco Missiroli, Avere tutto, edito da Einaudi (2022). Sto parlando del regionalismo, della dialettalità. Siamo nella Rimini di oggi, e nelle prime pagine si va come alla ricerca di una sintonia, si legge ad alta voce per capire che suono abbiano quelle brevi frasi scritte in romagnolo, e d'improvviso la sintonia diventa ritmo e non ci si ferma più. A battere il tempo concorrono anche un linguaggio volutamente asciutto ed essenziale, e la punteggiatura, che in alcuni passaggi di dialogo finisce per assottigliarsi molto, o scompare del tutto. Ma è nella struttura del romanzo che il lettore trova la vera propulsione. C'è l'oggi di un padre e un figlio che non sono mai stati così vicini, e c'è un passato fatto di tanti strati (il figlio bambino che osserva il padre mentre ruba, il padre che da ferroviere diventa ballerino, di nuovo il figlio che, ormai cresciuto, scopre di avere "il dono"), ma il bello è che quei tanti strati di passato, anziché avvicendarsi per capitoli, appaiono sulla pagina come i flash di una fotografia, e il lettore sta di nuovo ballando dentro a quel ritmo narrativo capace di scortarlo fino all'ultima pagina. Pensare che la vicenda sarebbe anche un tantino malinconica, proprio come lo sono le località di mare in inverno, e un tantino torbida, come può talvolta accadere quando di mezzo c'è la debolezza umana. Ed è su quest'ultimo punto che Missiroli concentra i suoi sforzi, perché il gioco d'azzardo non è poi così diverso da una qualunque droga, anzi, rischia di essere ancora più subdolo, facendoti prima credere di essere un prescelto, per poi lasciarti solo in cima al burrone. La prova del protagonista, Sandro (o Sandrin, come dicono da quelle parti), è proprio quella di capire che il dono, anche solo per una volta, può essere usato in modo diverso dal solito. Per elevarsi nell’animo. Per salvarsi.

[RECENSIONE A CURA DI PIERMATTEI]

Autore Marco Missiroli
Editore Einaudi
Pagine 168
Anno edizione 2022
Collana Supercoralli
ISBN-10(13) 9788806253332
Prezzo di copertina 18,00 €
Prezzo e-book 9,99 €
Categoria Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico