SINOSSI

Cosa ne è dell'amore quando l'erotismo impera? Sesso, erotismo e amore: mondi collegati e tuttavia separati. È difficile che possano darsi l'uno senza gli altri, eppure si consumano in una guerra perenne per l'indipendenza. Come in tutte le guerre, nel tempo mutano le strategie e i rapporti di forza. Nella società postmoderna è l'erotismo ad aver assunto un ruolo senza precedenti: non più alleato con la riproduzione sessuale né con l'amore, esso reclama la propria indipendenza da entrambi, e mette prepotentemente in primo piano il piacere e l'esperienza vissuta. Il prezzo da pagare, segnala Bauman, è un rapido indebolimento dei rapporti umani, che si spogliano via via di intimità ed emotività.

RECENSIONE

Il piccolo trionfo di Bauman si apre con un saggio scritto dal nostro grande filosofo contemporaneo Maurizio Ferraris, professore all’università di lettere e filosofia di Torino. Veramente poche e povere parole di nota critica possono essere spese a sfavore del Ferraris, sebbene in passato io abbia contestato il suo contorto e machiavellico modo di esprimersi; ora si rivela più morbido nel comunicare al lettore un'infarinatura sul testo che andrà ad affrontare ad una dozzina di pagine di distanza. Ed ecco che riferimenti a letterature senza tempo sbucano fuori come lucciole in una radura. Per citarne alcune opere e scrittori: Le Mille e una Notte, composto da artisti vari, ma figurano anche nomi come Charles de Montesquieu o Jean François Lyotard, al quale io, amichevolmente, faccio l'occhiolino. Valori necessari, ma non sufficienti Dopo questa prolissa, ma doverosa, introduzione, siamo pronti ad imbarcarci all'insegna dell'odissea baumaniana, che punta la sua rotta verso il trinomio (in realtà, poi si vedrà come questo sarà, invece, un polinomio) composto da: sesso, erotismo ed amore. Chiaramente l'analogia tra i tre lemmi è evidente ad una mente poco attenta: l'uso quotidiano ci instrada verso un'attribuzione dello stesso significato a ciascuna di queste parole. La realtà, tuttavia, è un'altra: vi è una sottile differenza che, una volta messa in risalto, non sarà più in grado di essere occultata in alcun modo! Questo perché, da un punto di vista prettamente meccanico, l'atto della riproduzione prende il nome di "sesso" ed ora più che mai non dobbiamo scandalizzarci a tener conto dei nostri istinti, che invece sono messi in risalto dall'erotismo. Ora vorrei fare una precisazione: esiste un'ulteriore linea di demarcazione tra la definizione di erotismo e pornografia. Senza scendere in noiosissime definizioni morfo-etimologiche, che farebbero sicuramente perder tempo al lettore (e non è una responsabilità che il sottoscritto vuole prendere!), ci basti tener conto di un fatto: sono l'uno l'antitesi dell'altro. Strano, ma vero: l'erotismo punta tutto sul gioco della fantasia, del mistero. Delle parole mezze dette o a volte non dette proprio. Il flirt è erotismo, la musica è erotismo, la poesia è erotismo. Le membra d'un uomo o di una donna celate da veli d'un qualsivoglia colore, è erotismo. L'erotismo è copertura e se vogliamo, possiamo anche definirlo come censura, ma in questo caso andrebbe vista come una censura pseudopositiva. Giunti a questo punto, il dubbio sorge spontaneo: chi ci impone i canoni di erotismo? Ebbene, una cosa che l'autore cita in modo tutt'altro che esplicito è che forse, sotto sotto, le religioni c'entrano qualcosa. Sottolineerei io: c'entrano eccome! L'uso esasperato di veli; il concetto di purezza e castità. La dedita costanza al consumare solo per ragion di procreazione. La devozione ad un solo ed unico uomo/donna. D'altro canto, la pornografia fa l'opposto: rivela tutto. Non crea mistero, non crea attrazione o meglio: la crea, ma è un'attrazione fisiologica e non psicologica. Che le industrie pornografiche ci abbiano marciato sopra, è un dato di fatto: basti pensare alle migliaia di siti per adulti in circolo per la rete. Ebbene non ci si dovrebbe stupire al più, se la cultura postmoderna del sesso, faccia leva soprattutto sull'industria della pornografia. Puntiamo a corpi con sempre più carne, a rapporti sempre più violenti, a pratiche sempre più estreme. E la mia non è una critica al gusto e alla complicità della coppia, purché le controparti siano all'unisono. L'umile opinione del recensore vuole essere un grido d'allarme a tutti coloro che pensino sia tutto un gioco di tempi, misure ed aspettative, quando in realtà è un gioco di circostanze. Ed ecco quindi che si arriva al vero e proprio amore. Quello che per Petrarca è una ferita aperta, per Platone è una rivoluzione e che per D'Annunzio è una mera bugia. L'amore, in questo libro, ha il significato di "amore coniugale", non quindi fraterno e/o genitoriale e/o amicale. Cito contestualizzando: l'amore è accendere le luci dopo aver fatto sesso, guardarsi negli occhi e rivestirsi. L'amore è tutto quello che va oltre, dunque. Potremmo dire che è un'unione concettuale di tutto ciò di cui abbiamo discusso finora: un amore "super-partes", quindi, che ci fa guardare il nostro partner sempre con occhi rinnovati e che ci fa venir voglia di cantar lui/lei battute, carezze, ed infantili "ti amo" sussurrati all'orecchio. L'amore, aggiungerei io, è comunicazione. Quella che tanto predicava Eliot, al quale nessuno purtroppo diede ascolto. È essere presenti ed assenti nello stesso momento. Seduzione commerciale ed insicurezze. Sezione successiva affrontata dall'autore, è il ruolo della seduzione nella società, ed il modo con cui essa irrompe nelle nostre vite. Eh beh, si sa: chi di noi non avrebbe mai voluto conquistare la donna o l'uomo di cui si è follemente innamorati? Sarebbe un'ipocrisia dire il contrario, nevvero? Non demordete, però: i guru del sesso sono pronti a soddisfare tutte le vostre smanie e desideri, in cambio di... soldi!!! Nulla di male, potrà dire il lettore, anzi! Ben venga se per un "investimento" si possa avere qualche possibilità in più con una donna, o un uomo. Voglia la critica perdonarmi se il termine "donna" figura prima della controparte, ma al livello statistico, risulta l'uomo ad essere più dedito a questa pratica. Ebbene, soffermiamoci un po' sula questione. Quante volte ci saremo imbattuti in siti che promettono di riuscire a sbloccare le "skills" per poter - fa un po' ridere - "rimorchiare" una creatura indifesa e che non si aspetta niente. Siti che promettono una grande istruzione sul "chat game", sulle tecniche di approccio… ma che ne sapete voi!!! Perché per un seduttore, sono i dettagli che fanno la differenza, eh! Dunque, questi siti, dei quali non vorrei fare nomi e pubblicità gratuita, non sono altro che una trappola, che mira proprio all'insicurezza delle persone, che magari fanno anche dei sacrifici per poter ottenere ciò che non riescono ad avere. L'Eros diviene un demone, un "diavoletto", ridotto ad una mera transazione. La questione, secondo me, è un'altra: che senso ha puntare su questi valori. Valori come la seduzione, hanno davvero senso? La risposta è sì, ovviamente. Il vero Eros è una forma d'arte, come lo è la bellezza e, per certi versi le intuizioni. Oscar Wilde, nel Ritratto di Dorian Gray lo dice chiaramente: "Tu sei fortunato ad avere la bellezza dalla tua parte, perché è trascendente". Un po' parafrasata, ma il senso è quello. La bellezza, la seduzione, la "fiamma" non si può conquistare. Ricordiamo sempre di leggere questa riflessione con una spiccata relatività pirandelliana, perché ciò che magari è bello e seducente per me, non lo è per chi sta leggendo o per tutte le altre persone che felicemente abitano questo il mondo. Cosa vuole dirci Zygmunt (del quale spero di essermi accalappiato l'amicizia ormai), dunque? Vuole timidamente avanzare la proposta di accettarci per quello che siamo, e di non spingerci ad una forzata onniscienza. Echi giordaniani, no? Sub umbra legis: tutto ciò che noi possiamo sapere, è limitato; terribilmente limitato e non saranno i soldi a risolvere questa condizione. La concezione di forma fisica. Preso per buono, dunque, che ciascuno di noi abbia i propri canoni di bellezza (contrariamente a quanto direbbe Kant!), si voglia o no, imposti da un contesto sociale che sempre di più irrompe nelle nostre vite; e preso in considerazione che "ciascuno è a suo modo"... non ci resta che provare ad analizzare quali dinamiche avvengano in relazione tra noi ed il nostro io: ecco che Bauman introduce il penetrante concetto di forma fisica e lo fa proprio utilizzando una metafora (secondo me, azzeccatissima) utile a rendere l'idea: l'uomo ha il ruolo di giocatore ed allenatore per quanto riguarda il proprio corpo. Parafrasando: questa constatazione ci rende spettatori di uno spettacolo del quale noi non siamo altro che i protagonisti! Ebbene, il saggio rimando ad Edmund Husserl ed il suo concetto di "Erlebnis", ossia il flusso originato e immediatamente intuito dalle idee coscienti, non vuole far altro che definire la forma fisica come sensazione vissuta esclusivamente al livello soggettivo. Sembra un controsenso, vero? Ragioniamoci un attimo: preso in considerazione il fatto che il modello di forma fisica perfetta, è un modello che non si possa in alcun modo attingere dalla norma, cosa ci rimane? Una serie infinita di fallimenti ed imperfezioni, e questo come si traduce? Nella continua autoflagellazione delle masse: orde di persone infelici e poco lungimiranti, che investono in valori che non potranno mai avere, o forse potranno, ma a quel punto diventerebbero Dei... voi vi ci ritrovereste nei panni di un Dio? Voi stessi che magari per una prenotazione dal medico o dal parrucchiere (o per pagare una bolletta) fate emergere questioni di stato associate alla paura di mettervi in gioco? È una generalizzazione alquanto forzata, questo lo so, ma se si ragiona in larga, anzi, larghissima scala, troveremo altri soggetti che invece scelsero di andare oltre, e di elevarsi: vuoi il superuomo d'annunziano, vuoi l'assoluto di Stirner. E allora perché nelle scuole si osanna Leopardi? Autore del quale, per carità, io sono grande ammiratore per temi e forma, ma nel quale non mi ci ritroverei. Il vero ruolo del postmodernismo. Ed eccoci a girare intorno sempre allo stesso concetto, il sesso attuale è un sesso postmoderno: partendo da Sartre (che annulla la "classicità della modernità"), passando per Augé e approdando a Bauman e a Lyotard. La questione di base è questa: ruolo fecondativo (riproduttivo) e sessualità sono due caratteristiche diverse. E questo non cambia, sia che tu, lettore, sia uomo che donna o chi vuoi tu! Se da un lato si studiano i punti di interconnessione tra gli enti, dall’altro si studia ciascuno di essi come ente a sé stante. Sessualità è il modo in cui tu ti poni al mondo, mentre di la funzione riproduttiva, è, difatti, una funzione, e in quanto tale viene configurata come processo meccanico (anche se sarebbe meglio definirlo come "biologico"). Procedendo su questo filone, si potrebbe frammentare la sfera sessuale in altre diecimila parti, ma ce n'è una in particolare sulla quale sarebbe mio garbo soffermarmici: la sessualità infantile... ed ecco che cala il silenzio in sala (o in aula, se, come me, amate il mondo giuridico): la patata bollente di questa relazione, me la sono voluta tenere per la fine, ebbene! Non nego che le ultime pagine di questo libro mi abbiano particolarmente scosso, oserei dire: orripilato! La realtà che ci circonda è molto più profonda di ciò che noi, in realtà, siamo capaci solo di immaginare; e su questa tematica si confrontano in maniera del tutto astratta Michel Focault e Sigmund Freud. È stata per me una grande sorpresa, scoprire come la linea di confine tra affetto parentale e "interferenza sessuale" sia molto sottile. Pensiamoci, se da un lato, il prototipo di genitore medio, bigotto, impone al figlio piccolo che il sesso, la masturbazione e tutto il resto, siano sbagliati, allora nel bimbo maturerà l'idea che il sesso sia sbagliato e avrà paura di esso. Esatto, il sesso è paura e così come può essere paura, può essere anche propaganda e politica (e propaganda politica!). Terminiamo questo paragrafo approfondendo la tematica delle interferenze sessuali: ad alcuni farà accapponare la pelle, ma non è poi così difficile verificare come alcuni atteggiamenti (quali il dormire assieme, fare il bagno assieme, ed altre cose così) nei confronti dei propri figli, li portino a maturare un'idea di sessualità forse ancora troppo precoce. Il genitore, d'altro canto, potrebbe ritrovarsi non volutamente in situazioni anche solo minimamente incestuose. Il soggetto del desiderio. Concludiamo questo viaggio (durato relativamente poco eh...) focalizzandoci sulle ultimissime pagine del libro, che ci illustrano concettualmente come il sesso postmoderno sia tutto fuorché certezza. Ma proprio in quanto sia incertezza, dobbiamo porre sfiducia in esso? No, no e poi no! Siamo abituati ad assistere a configurazioni di reati che fino a pochi decenni fa erano considerati del tutto inesistenti. Si pensi ai reati di molestie, di abusi e di tutte le questioni sulle quali i tribunali hanno, diverse volte, avuto le fette de prosciutto davanti agli occhi. E il discorso vale anche al contrario: quanti di voi conoscono il "delitto d'onore"? Siamo abituati ad usare una definizione fredda e distaccata: "oggetto del desiderio"; come se fossimo corpi inanimati. Come se non avessimo emozioni. E allora decidiamo di cambiare le cose pensando che si possa risolvere tutto con la sostituzione del genere di una parola con un asterico o una "schwa" (ə)... un caloroso abbraccio a tutte voi femministe accanite ed estremiste. Bauman invece non ci sta, vuole ammettere che tra i generi esistano delle differenze e sono proprio queste differenze che ci rendono singoli: entità (non enti): soggetti. E allora saremo gli uni il soggetto del desiderio degli altri.

[RECENSIONE A CURA DI PACO]

Autore Zygmunt Bauman
Editore Il Mulino
Pagine 84
Anno edizione 2013
Collana Voci
ISBN-10(13) 9788815241672
Prezzo di copertina 10,00 €
Categoria Realistico - Cronaca - Saggi - Biografia