SINOSSI

Ascolteremo dunque Berthe de Rennes rievocare quel piccolo mondo sospeso in cui l’aristocrazia coloniale creola trascorreva la fin de siècle fra gite in carrozza, picnic sui fianchi del vulcano, cacce, duelli e feste. Su Saint-Jacques – dove Berthe nutre segretamente qualcosa di più che un’amicizia per la figlia del conte de Serindan suo cugino, bonario signore feudale – incombe però un destino sconvolgente, che si compirà proprio durante il gran ballo del Mardi Gras, organizzato dal conte senza risparmio di musica, delizie e sorprese. Se i libri di viaggio di Fermor si leggono come romanzi, questa novella ha tutta l’esuberanza descrittiva dei suoi inarrivabili travelogues: la trama melodrammatica (non a caso nel 1966 ne è stata tratta un’opera lirica) si dipana su sfondi disegnati con la consueta accuratezza visiva, e con il medesimo amore per il dettaglio rivelatore, il genius loci e i suoi riverberi letterari. E ci ritroveremo, nelle memorabili scene del carnevale antillano, circondati – come la fattucchiera Maman Zélie e il Re Diavolo suo compare – da un vortice di percussionisti scatenati, guitti in groppa a dragoni di carta, zombi, pipistrelli e domino danzanti. Fino alle febbrili sequenze finali, nelle quali riviviamo con Berthe, attimo per attimo, la notte fatidica di cui resterà la sola, attonita testimone.

RECENSIONE

"L’anno scorso, quando ero a Dominica e Guadalupa, alcuni pescatori mi hanno raccontato che chiunque percorra la rotta orientale fra le isole in tempo di carnevale può sentire un suono di violini che affiora dalle acque. Come se ci fosse un ballo in grande stile sul fondo del mare (…) Li chiamano i violini di Saint-Jacques o semplicemente i violini del conte". Raffinatissimo esercizio di stile per dipingere con le parole un mondo che sembra un quadro di Watteau in versione creola, questo racconto è di circa centotrenta pagine ed è l’unica opera narrativa di Fermor, che per me rimane fondamentalmente l’autore del bellissimo Tempo di regali. Si tratta di un racconto in cui in realtà non succede nulla, se non che l’idilliaca società coloniale insediata alla fine del ‘900, nell’immaginaria isola di Saint-Jacques, viene distrutta e ridotta in cenere dall’improvvisa eruzione del vulcano che su di essa incombe proprio mentre impazza il Carnevale: Solvet saeclum in favilla! (p. 120). Un solo oggetto, minuscolo eppur elegantissimo, si è salvato dalla distruzione perché una giovane, l’anziana donna che oggi racconta a Fermor questa storia, l'aveva nascosto in seno nelle ore convulse seguite all’eruzione: è un cucchiaino d’argento dalla foggia elaborata, alla cui estremità una figurina accenna un passo di danza, portando un cartiglio col nome di Terpsicore, la musa della danza. Cosa voleva dirci Fermor con questo libro scritto quando già si era stabilito in Grecia? Francamente non trovo una risposta. Ho letto nel risvolto di copertina dell’edizione Adelphi che, nel 1966, il compositore australiano Malcolm Williamson ha ricavato da questa novella un’opera lirica e questo non mi sorprende affatto, perché in essa c’è colore, movimento, musica, danza, spettacolarità. Chissà che Fermor non immaginasse che la sua opera potesse diventare musica e danza! In ogni caso, insisto, leggete il suo Tempo di regali, che è bellissimo.

[RECENSIONE A CURA DI GENERAZIONE56]

Autore Patrick Leigh Fermor
Editore Adelphi
Pagine 129
Anno edizione 2023
Collana Biblioteca Adelphi
ISBN-10(13) 9788845937729
Prezzo di copertina 18,00 €
Prezzo e-book 12,99 €
Categoria Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico