SINOSSI
"Oltre alle regole scritte, quelle del codice e delle sentenze che lo interpretano c'è una serie di regole non scritte. Queste ultime vengono rispettate con molta più attenzione e cautela. E fra queste ce n'è una che più o meno dice: un avvocato non difende un cliente buttando a mare un collega. Non si fa, e basta. Normalmente chi viola queste regole, in un modo o nell'altro, la paga. O perlomeno qualcuno cerca di fargliela pagare". L'avvocato Guido Guerrieri deve correre questo rischio. C'è un uomo in carcere che si dichiara innocente, condannato in primo grado per traffico di droga. Le circostanze sono schiaccianti e lui stesso, in un primo momento, aveva confessato. Ma c'è però la possibilità che sia finito in una trappola orchestrata dall'avvocato di primo grado. Un maledetto imbroglio, dunque, che Guerrieri è restio a caricarsi, e non solo perché tutte le apparenze sono contro. Il detenuto non è una faccia nuova: ai tempi del movimento studentesco lo chiamavano Fabio Raybàn, picchiatore fascista ossessione dell'adolescenza di Guido. C'è anche una situazione personale ambigua che coinvolge l'avvocato: la fine forse di un amore, l'inizio pericolosissimo di un altro, e in ciascuno di questi incroci sembra materializzarsi lui, il detenuto che si proclama disperatamente innocente.
RECENSIONE
Terzo caso giudiziario per l'avvocato Guerrieri, che inizia con un abbandono. Margherita, entrata nella vita del protagonista nel primo romanzo Testimone inconsapevole, decide di partire per gli Stati Uniti, di sacrificare il loro rapporto per la carriera. Intanto un nuovo caso giudiziario impegnerà Guerrieri. Dovrà difendere in appello un uomo che è in carcere, condannato in primo grado per traffico di droga. Scopre che il cliente è una sua vecchia conoscenza, che ha turbato l'adolescenza del nostro Guido Guerrieri. Che fare? Il primo impulso è quello di non accettare la difesa, di vendicarsi di quel Fabio Paolicelli detto Raybàn, che però si proclama innocente e ha una moglie, Natzu Kawabata, bellissima. Il percorso giudiziario ed emotivo di Guerrieri si intrecciano. Accetterà la difesa di Paolicelli e con una brillante indagine difensiva, riuscirà a far emergere la verità... Quella giudiziaria quantomeno, perchè non si può condannare un uomo se esiste un ragionevole dubbio che non sia colpevole. Carofiglio riesce di nuovo a far appassionare il lettore al caso giudiziario che si tinge dei colori del giallo e offre lo spunto per riflessioni profonde sull'etica professionale e non solo, sui tormenti interiori di un uomo che ha superato i quaranta e non ha una donna al suo fianco, una famiglia. Guerrieri si interroga spesso anche sulla sua professione di avvocato, che non ama, pur svolgendola brillantemente. In realtà Carofiglio, non solo in questo romanzo, ma anche in altri, pone in evidenza il fatto che bisognerebbe comprendere quando si è stufi di svolgere un lavoro e avere il coraggio di smettere, cambiare. "Ogni lavoro ha i suoi punti, i suoi indizi di rottura. Delle crepe sul muro della coscienza da cui capisci - dovresti capire - che bisognerebbe smettere, cambiare, fare altro. Se fosse possibile. Naturalmente quasi mai lo è. E comunque quasi mai si ha il coraggio anche solo di pensarci". Questo aspetto credo che sia prettamente autobiografico, perchè l'autore ha lasciato la sua carriera di magistrato per dedicarsi solo alla scrittura.
[RECENSIONE A CURA DI NAUTILUS]
| Autore | Gianrico Carofiglio |
| Editore | Sellerio Editore Palermo |
| Pagine | 299 |
| Anno edizione | 2006 |
| Collana | La memoria |
| ISBN-10(13) | 9788838921469 |
| Prezzo di copertina | 12,00 € |
| Prezzo e-book | 8,49 € |
| Categoria | Giallo - Poliziesco - Noir |

