SINOSSI

II volto di Julius Fucik, come la sua firma, spesa per fomentare la ribellione contro l'invasione nazista della Cecoslovacchia, erano ben conosciuti dalla polizia hitleriana. Un motivo che avrebbe convinto molti ad abbassare la testa, a cercare di nascondersi, a fuggire, a fare qualunque cosa pur di non ritrovarsi tra le mani della Gestapo. Fucik, però, fa una scelta diversa. E in qualità di responsabile della stampa clandestina moltiplica i suoi sforzi a vantaggio del Partito Comunista e della resistenza cecoslovacca, convinto che nulla, nemmeno la propria vita, poteva essere più prezioso di un futuro dove la distruzione del nazismo sarebbe stata identica a una necessaria rivoluzione sociale. Arrestato a Praga dalla Gestapo nel 1942, il giornalista-partigiano viene torturato a lungo e brutalmente, viene ridotto in fin di vita eppure non parla. Altri continueranno la lotta dopo di lui, fino alla vittoria, mentre per Fucik lo spettro della forca si avvicina. All'eroe della resistenza cecoslovacca non resta molto da vivere, ma può contare su un mozzicone di matita e su un mucchietto di sottilissimi fogli di carta velina. Ed è a questi fogli che Fucik consegna il suo capolavoro: un libro terribile e meraviglioso; un atto di amore nei confronti dell'umanità futura e, allo stesso tempo, per il nazismo, una condanna a morte senza appello. Prefazione di Franco Calamandrei.

RECENSIONE

Julius Fucik nacque nei sobborghi di Praga, nel 1903. Questo libro non è altro che il racconto autobiografico del suo ultimo anno di vita, trascorso nel carcere di Pankrac, nella capitale della Cecoslovacchia del tempo. Fu arrestato dai nazisti tedeschi nel 1942, laureato in filosofia, scrittore, giornalista e membro del comitato generale del partito comunista ceco. Ma non scriverò delle ultime memorie di un comunista, perché voglio raccontare di Julius, che fu prima di tutto un uomo straordinario, dotato di una grandissimo cuore e che visse ogni momento della sua vita con intensa passione. Conosciamo la sua storia grazie all'enorme aiuto di Gusta, fedele moglie, prigioniera anch'essa nel campo di concentramento di Ravensbruck. Tornata libera in patria nel 1945 cercò a lungo notizie del marito e venne a sapere che era stato giustiziato e impiccato a Berlino, due anni prima. Tuttavia, grazie al suo secondino, riuscì a scrivere i pensieri su piccoli pezzi di carta, che furono poi portati fuori dalla prigione e nascosti in luoghi diversi. Gusta li riunì ad uno ad uno e riuscì infine a pubblicare l'ultima opera di Fucik. Prigioniero della Gestapo, ci racconta le atroci torture che è costretto a subire e l'indignazione provata per i compagni che hanno tradito. La forza con cui riesce a sopravvivere così a lungo e la disperazione per la morte che tarda ad arrivare. Ma anche dietro le sbarre e nei peggiori dei casi, Julius riesce a farci vedere l'immensa fiducia che lo sostiene fino alla fine, fiducia in un'ideale che sa non morirà con lui. Nonostante la situazione tragica risulta a tratti sereno, perché è consapevole che la vittoria sia prossima, sa di non star morendo invano e che il suo sacrificio salverà delle vite. I suoi ultimi pensieri sono sempre rivolti agli altri, mai a sé, alla moglie Gusta, il cui ricordo da forza, e ai compagni, fratelli di prigionia e non, coloro che sono oppressi e in difficoltà, abbandonati da tutti. "La tristezza non sia mai legata al mio nome.., ho vissuto per la gioia e muoio per la gioia, e sarebbe farmi torto mettere sulla mia tomba un velo di tristezza". Questo scrive due mesi dopo l'arrivo a Pankrac, quando riuscirà finalmente a reggere la mano alzata, a causa delle percosse subite. Nessuno gli avrebbe mai dato più di tre giorni di vita eppure resiste, non muore e trascorre così un anno intero in prigione, con lunghe giornate e uomini meccanizzati. Nel frattempo impara a conoscere Josef, detto il Padre e unico compagno di cella che rimarrà con lui fino alla fine. Tra i due si instaura un vero e proprio rapporto padre e figlio, con il vecchio che si prende cura di lui, dandogli da mangiare e curandogli le ferite. Infine, la cella 267 canta. Anche in punto di morte Julius non smette mai di cantare, l'aveva fatto per tutta la vita e continuerà a farlo insieme al suo compagno di stanza. Un canto puro e libero. Grazie al suo amore per gli uomini e alla sua passione per la vita è riuscito a trasmettere fino ai nostri giorni un messaggio di speranza, una chiamata ad essere vigli, pronti a difendere ciò in cui si crede e le persone che si amano.

[RECENSIONE A CURA DI CHIARA123]

Autore Julius Fucik
Editore Red Star Press
Pagine 166
Anno edizione 2015
Collana Tutte le strade
ISBN-10(13) 9788867181056
Prezzo di copertina 15,00 €
Categoria Realistico - Cronaca - Saggi - Biografia