Novel67 ha scritto:
Federico ha scritto:
Novel67 ha scritto: Questo romanzo non mi ispira molto, ma magari mi unirò a voi quando inizierete a leggere 
No! Dopo il tuo commento finale sul Bell'Antonio ti aspettavo per questa lettura!
Allora rettifico: questo romanzo non m'ispira molto, ma certamente mi unirò a voi quando inizierete a leggere 
Altro che allargare gli orizzonti: ecco invece un chiaro esempio di come si dovrebbe sempre dar retta ai propri pregiudizi. Almeno in fatto di letture

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Per quanto riconosca che quello di Federico è il contributo senz’altro più significativo, puntuale, profondo e stimolante per una discussione intorno al romanzo, io non posso che sottoscrivere il parere degli altri lettori, fermarmi alla superficie delle cose e scrivere ciò che probabilmente già pensavo prima di intraprendere questa lettura: l’unica cosa cui infatti a un certo punto ho mirato è stata solo quella di arrivare all’ultima riga. Per il resto, è stata un’agonia, e sinceramente fatico a spiegarmi il perché.
Come giustamente osserva Giorgia, non dirò infatti che il libro sia brutto o noioso, anche perché mi sembrerebbe di mancare di rispetto verso chi ha realmente vissuto un’esperienza tanto penosa. Ed anche sotto il profilo stilistico, non ho riscontrato particolari difficoltà in termini di comprensione o scorrevolezza, anche se alcuni sottintesi (quelli perlomeno che mi son sembrati tali) non sono stato in grado di decifrarli. Ma alla lunga non ho trovato nulla – un personaggio, un episodio, una descrizione - che abbia risvegliato in me un’emozione intensa, o anche solo un poco d’attenzione. E non saprei dire se sia mancanza di sensibilità: magari la giustificazione risiede – come per Corrado - in un’intima e naturale tendenza ad estraniarsi da ciò che che procura sofferenza o – come per me in questo caso - insofferenza.
Ma anche qui, insofferenza verso cosa? Forse il motivo risiede nella concezione che ho della lettura come forma d’evasione. Il che non significa che le tematiche debbano essere leggere, o che il lieto fine debba essere garantito: tutt’altro! Ma Una casa in collina è talmente intrisa dei pensieri e del vissuto del suo protagonista/autore da non lasciare alcuno spazio alla fantasia del lettore, che non avendo condiviso quei momenti o conosciuto quei luoghi o quelle persone non ha alcuna possibilità di sostituirvisi o identificarvisi. Così si rimane sostanzialmente spettatori della storia altrui, realizzando di fatto quella che è l’aspirazione dello stesso Corrado.
Insomma, come specifica Davide, il libro è forse più interessante che coinvolgente. Interessante anche perché quello di Corrado/Pavese rappresenta certamente un punto di vista originale: perlomeno se rapportato al fenomeno della Resistenza, al cui filone letterario qualcuno ascrive il libro. Erroneamente, secondo me, perché in realtà il romanzo non tratta tanto di Resistenza, quanto di Sopravvivenza. Una sopravvivenza peraltro quasi priva di senso: puramente istintiva e dettata unicamente dallo spirito di conservazione, ma senza altre motivazioni, ideologiche, affettive o sentimentali. Ecco perché anche sopravvivere può rivelarsi inutile.
Con questo non voglio tuttavia esprimere un giudizio morale: sarebbe sin troppo facile, per noi, giudicare negativamente Corrado. E poiché io credo proprio d’avere qualcosa in comune con lui, preferisco non infierire e riservargli un po’ di pietà e comprensione.
Leggendo altre recensioni, scopro infine che Federico non è stato l’unico a rilevare come questo romanzo andrebbe forse sorseggiato, anziché trangugiato, come ho cercato di fare io, sbagliando, nel momento in cui ho cominciato a pensare che dovevo assolutamente togliermelo di torno. Ma per quanto anch’io mi fossi ripromesso, mentre distrattamente voltavo le pagine, di tornarci poi sopra con più calma e con una maggior partecipazione, difficilmente credo manterrò fede al mio proposito, proprio perché i pregiudizi sono duri a morire, Tanto che sapendo - come da programma - che prima o poi toccherà fare i conti anche con
La luna e i falò, mi sento già di preannunciare ai partecipanti del gdl, ed in particolare a Federico, di non contare in quel caso assolutamente su di me, eh!