L'ho appena finito! E anche io...
Allora, una cosa alla volta! Nonostante il finale
a me è piaciuto moltissimo! Mi ha scatenato davvero tante riflessioni, ho provato a immedesimarmi in tutte e due le donne, e poi dai, da metà, quando si vede più da dentro la dinamica famigliare di Irene, e in Irene comincia a germogliare il seme del sospetto... l'intrigo psicologico si è fatto irresistibile! Andavo velocissima, il cervello su di giri. Per me c'è davvero una quantità enorme di sfumature da apprezzare. L'autrice bravissima.
Sul finale finalissimo un po' meno. Cioè: quello che che accade
ma anche in senso buono, nel senso che mi ha lasciata talmente spiazzata che ho gridato alla tragedia greca! Dal super razionale (vedi la personalità di Irene, logica, pragmatica, realista, conservatrice, ma anche l'ambiente che frequenta, fatto di dottori o intellettuali) all'irrazionalità più spinta... mi ha sconvolta in positivo, come romanzo! Mi è piaciuto un po' meno il finalissimo, nel senso le ultime pagine, le ultime righe, che mollano un po' così. Ma nel complesso mooolto interessante.
Mi aggangio per rispondere ancheaMaria Chiara: veramente se tu hai avuto un avo di colore questa è la cosa determinante, piuttosto che aver avuto genitori e nonni bianchi? Sinceramente non credo; banalizzando, se voi avete bisnonni che venivano da qualche regione con cui voi non avete mai avuto a che fare, voi vi sentite originarie di quella regione? Questa convinzione di appartenzaalla razza secondo me è indotta, è forzata dalla legge, che pretendeva chese hai anche l'1% di sangue di colore, allora dovevi dichiararti come persona di colore e vivere ghettizzato, quindi un'appartenenza identitaria secondo me inevitabile perchè artificiosa.
Curiosamente, questo è il discorso che facevamo in macchina oggi io e il mio compagno mentre gli raccontavo il libro. Chiaramente a ragionare a compartimenti così stagni si finisce in parossismi tipo questo, ed è lì che le persone abituate a ragionare in maniera rigida entrano in crisi (come Jack, nel libro, o quell'altro caso che hai raccontato tu Bea). Ragionavamo anche che, come razza umana, il nostro futuro (se sopravviviamo...) sarà mooolto "ibrido", ormai tutto il mondo è connesso e ci immaginiamo l'essere umano tipo mulatto di default, e con gli occhi anche lievemente a mandorla.
Allo stesso tempo però converrai che non è il caso di Clare, quello di una persona che si sente in tutto e per tutto bianca ed è quindi infastidita dal venir confinata in un ambiente che non le appartiene. Clare si sente nera, almeno da come parla... ha nostalgia della "sua" gente, dice. Si strugge e fa leva sulla pietà di Irene. Per riprendere il paragone a toni più blandi che hai proposto, questo non è il caso del milanese con un nonno calabrese; piuttosto quello del calabrese emigrato, che quando sta a Milano nasconde il suo accento e regge il gioco alle battutacce sul Sud, e nel frattempo però si strugge di nostalgia e s'accozza al suo amico calabrese DOC per entrare di soppiatto alle sue feste, ballare la tarantella, fare il cascamorto con le sorelle, e mangiare nduja a tutto spiano. Il calabrese DOC avrebbe tutte le ragioni di risentirsi. Ma che sono io per te, un amico o un costume folkloristico? Qui si entra un po' nel discorso dell'appropriazione culturale, forse sono andata fuori rotta... ma a maggior ragione: se i confini etnici sono sfumati, e l'aspetto non ti identifica più come appartenente a un certo gruppo, cos'è che forma il legame? La domanda sorge spontanea. L'impressione che mi ha fatto Clare è: un po' il ricordo d'infanzia, un po' un istinto atavico, un po' la cultura del gruppo (se ci è cresciuta, sarà la sua cultura di riferimento), un po' grandi illusioni e ricerca di appartenenza a tutti i costi.
Il motivo per cui Clare tampina Irene infatti è quello, tra l'altro con una considerazione davvero rasoterra per i suoi sentimenti e per i suoi confini personali, che infrange ripetutamente schermandosi dietro una maschera patetica. La sua è un'amicizia un po' parassitaria. Concordo sul fatto che la sua decisione, del "passing", è stata presa probabilmente in giovane età e d'impulso per sfuggire a una situazione scomoda, ma in seguito, da donna adulta, non se ne prende la responsabilità. Non per niente i suoi comportamenti sono connotati da un certo infantilismo. Irene dal lato opposto è sin troppo responsabile, e a sua volta non regge la pressione; se Claire è un po' "bambina", Irene è un po' troppo "mammina". E infatti la miscela esplosiva... esplode.
Interessantissima comunque anche la psicologia di Irene, che possa piacere o no come persona, sembra vera. Ho trovato particolarmente interessante il suo conflitto interiore sul tema della lealtà, verso il proprio gruppo sociale e di conseguenza verso Clare, che per un bel po' di tempo vince sulla lealtà verso sé stessa. Vorrei ricordare che si capisce benissimo dal minuto uno che a Irene non è particolarmente simpatica Clare, mai stata, non prova un vero affetto per lei. Non sono amiche, insomma. Eppure non la tradisce, le copre le spalle anche se questo le costa molto, la fa entrare nella sua cerchia di amici... in parte sicuramente è per le apparenze (il contesto è altoborghese) in parte penso sia proprio un vincolo psicologico molto forte. Il passo più forte secondo me è questo:
Era intrappolata tra due alleanze, diverse, eppure uguali. Se stessa. la sua razza. La razza! Quello che la legava e la soffocava. Qualcosa si sarebbe rotto: qualsiasi passo avesse fatto o che non ne facesse nessuno. Una persona o la razza. Clare, se stessa o la razza. O, poteva essere, tutte e tre. Niente, pensava, era mai stato più diabolico.
Mentre sedeva sola, nel quieto salotto, alla gradevole luce del caminetto, Irene Redfield desiderò, per la prima volta nella sua vita, di non essere nata Negra. Per la prima volta soffriva e si ribellava perché era incapace di ignorare il fardello della razza. Era, gridò silenziosamente, abbastanza soffrire come donna, come individuo, per la propria storia, senza dovere anche soffrire per la razza. Era una brutalità, e immeritata. Certo, nessun altro popolo era così maledetto come quello degli scuri figli di Cam.