Ciao! Che bello che avete letto "La ricreazione è finita", Bea mi ha avvertito per messaggio e quindi sono subito corsa qui a leggervi!

Sono contenta che l'abbiate apprezzato anche voi, e, noto con piacere, per le stesse ragioni per cui l'ho apprezzato io.
Ora vi faccio un po' di gossip letterario, che io so giusto perché sono di zona: Dario Ferrari è stato preso un po' sotto l'ala di Marco Malvaldi, scrittore pisano che pubblica spesso con Sellerio, forse avete presente i romanzi del cicllo "I delitti del Bar Lume". Ci hanno anche fatto una serie TV e sono giusto incappata nelle riprese mentre giravo all'Isola d'Elba.
A me Ferrari piace pure più di Malvaldi, a dirla tutta. L'ho conosciuto alla presentazione di questo libro a Pisa, dove chiacchierava appunto con Malvaldi, e mi ha convinta immediatamente. Una persona molto alla mano, ha frequentato l'ambiente accademico, come si evince, ma non il dipartimento di italianistica (anche se ci avrei messo la mano sul fuoco: ci si muove assai bene!) bensì di filosofia. E poi basta, non ho altro gossip. Se non che è proprio simpatico.
Il libro è originale, un gioco letterario e anche meta-letterario che riesce ad essere abbastanza sofisticato (si inventa non solo un autore e la sua produzione, ma anche la critica che ci ha lavorato sopra!) e allo stesso tempo appassionante, come un giallo... cosa che alla fine si rivela essere. La trama non è banale. Marcello è un protagonista interessante, riesci sia ad empatizzarci che a distanziarti dai suoi lati più sgradevoli, hai proprio l'impressione che sia una persona in carne ed ossa. E alla fine, secondo me, ne esce abbastanza bene. Con un'evoluzione adatta a lui.
Di questo libro ho detto, mi pare, che inizia in maniera spassosa, e ridi un sacco... finché non ridi più. Non riprende più il tono dell'inizio. Non è una scelta banale neanche questa.
In conclusione, certo, l'ambiente universitario non è tutto così. Però questo autore ne ha messo in risalto benissimo sia gli aspetti tragicomici che quelli, semplicemente, tragici. Potenzialmente drammatici. Con me il colpo è andato a segno, ecco.
Solidarietà alla mamma di Bea perché anche io lavoro coi docenti universitari e pure io potrei scriverci un libro... Non bello come questo, però!