Ho finalmente iniziato a leggere il libro del nostro amico Bruno Mastroianni, che abbiamo conosciuto dal vivo durante il Raduno Nazionale di Firenze 2019.
"
La disputa felice. Dissentire SENZA LITIGARE sui social network, sui media e in pubblico" (
Questo è il link al libro su IBS.IT se qualcuno volesse unirsi a me nella lettura
)
Bruno è un filosofo ed un esperto di comunicazione e, in questo piccolo saggio edito da Franco Cesati Editore ci insegna come rendere felici e proficue le nostre "dispute", sia quelle dal vivo, che quelle on line.
Dato che frequento da 10 anni un Forum in cui parlo di libri, ho pensato che sarebbe stato interessante approfondire questo argomento...
Ho trovato subito un paragrafo che mi ha dato molto da riflettere.
Si parla di comunicazione non verbale (o extraverbale). Sappiamo (numerosi studi lo hanno dimostrato) che la comunicazione non verbale (es. il movimento degli occhi, della testa, delle mani, la nostra espressione mentre parliamo, ecc.) incide moltissimo su una conversazione. Ho sempre ritenuto che i Forum e i social network, non permettendo scambi di opinioni dal vivo, fossero maggiormente proni al fraintendimento, e che tutti coloro che li frequentano e vi ingaggiano discussioni debbano porre attenzione a come scrivono i loro commenti, onde evitare di essere fraintesi. Ma come farlo?
Leggete cosa scrive Bruno a tal proposito:
"È fuorviante pensare che, quando ci si confronta in una serie di commenti scritti su schermo, conti solo il merito di ciò che si dice. L'atteggiamento trapela tra le righe, nelle parole che usiamo, nel modo con cui le leghiamo tra loro; persino la punteggiatura può trasmettere tensione o serenità nel rispondere.
La scrittura sui social possiede un contenuto extra, un surplus di socialità che va oltre il mero oggetto dei discorsi. Non è solo la faccia o la presenza a produrre comunicazione extraverbale, ma anche la successione delle parole, la loro scelta, lo stile e gli intenti con cui sono scritte.
De visu o in connessione digitale cambiano le modalità, ma l'atteggiamento traspare e fa parte della discussione tanto quanto il merito del discorso".
Siamo a pagina 28 e sono già APPLAUSI
Il libro è davvero ben fatto perché, oltre ad essere pieno di riferimenti a testi con i quali approfondire i vari argomenti (tra cui anche molti testi accademici), si compone di capitoli non troppo lunghi, al termine dei quali Bruno fa una sorta di riassunto dei concetti chiave espressi.
Davvero interessante il suggerimento che ci dà in merito a quando scriviamo un qualcosa su Internet:
"Mentre parlo o scrivo sono serioso o cerco di sorridere e far sorridere?"
Che significa? Sta parlando di quello che lui chiama "Il sorriso universale".
Ecco un altro estratto che spero vi incuriosirà come ha incuriosito me:
"Quando si discute, che sia on line, dal vivo o in video, il contesto cambia molto. E con questo il tono e lo stile.
È qualcosa che siamo abituati a fare costantemente nel nostro interagire con altri nella vita di tutti i giorni, in cui sappiamo in linea di massima passare da un registro all'altro a seconda del contesto e della situazione.
Al momento di confrontarci può accadere però, come fossimo troppo presi dalla discussione, di perdere in parte o del tutto questa capacità di individuare e interpretare nelle parole dell'altro la "chiave" appropriata, e ciò ci può porre in una condizione di conflitto. [...]
Una strada efficace da percorrere allora è quella della cordialità e del sorriso. Sembra banale dirlo, ma al di là di ogni differenza il sorriso attrae, la severità respinge. L'atteggiamento serioso spesso può essere effetto del concentrarsi mentre si dice qualcosa. Invece è molto più efficace chi sa dire le stesse cose generando serenità e buon umore, anche quando affronta tematiche impegnative. Sintonizzarsi con i sentimenti, e non solo con gli intelletti, è la via per farsi ascoltare.
La "regola del sorriso" vale anche se non si è faccia a faccia. Ad esempio se si sta interagendo in modo mediato, magari per iscritto, sul social network, cercare di far sorridere l'altro mentre si sostengono le proprie tesi aiuta psicologicamente a non perdere il controllo, a rimanere nella cortesia e nel rispetto. Il sorriso trapelerà tra le righe di ciò che scriviamo".
Ho concluso ieri sera la lettura del terzo capitolo, dal titolo "Farsi capire", all'interno del quale Bruno ci dà alcuni consigli su come appunto farsi capire durante una conversazione.
È interessante, indipendentemente dai consigli che dà nel capitolo, la riflessione che lo conclude.
"Sarebbe un errore intendere alcune delle strategie qui osservate come una mera tattica. Non funzionerebbero. La disputa tra differenti visioni infatti è sempre un momento più relazionale che intellettuale: parlare usando espressioni vive, significative, comprensibili, scaturisce dalla preoccupazione e dall'interesse sincero per le persone coinvolte. È un atto di umiltà e di servizio, non una manipolazione. Su questo terreno, per quanto si padroneggino le tecniche, non si può fingere".
Della serie: questi sono consigli ma non pensiate che studiarli ed adottarli sia sufficiente per affrontare tutte le vostre conversazioni/dispute in modo appagante perché i fattori in gioco sono tanti ed alcuni, purtroppo, secondo me, non si insegnano, bensì si imparano sulla propria pelle, autovalutando i propri comportamenti...
Proseguo con la lettura