Mercoledì, 05 Novembre 2025

"Avere o essere?" di Erich Fromm

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30/08/2022 14:46 #60380 da lettereminute
"Avere o essere?" di Erich Fromm è stato creato da lettereminute
Poco tempo fa, grazie a questo topic  di Francis mi si è riacceso l'amore per Erich Fromm, un importante pensatore del secolo scorso. Filosofo e psicoanalista, Fromm si è interessato soprattutto al rapporto tra individuo e società, sfornando dei libri veramente interessanti e profondi.

Io e Davide abbiamo deciso di affrontare assieme la lettura di "Avere o essere?", che è uno dei capisaldi della produzione di Fromm, in cui il filosofo analizza la spinta dell'uomo verso l'egoismo o l'altruismo. Abbiamo scoperto di avere questa patologia in comune che ci spinge a collezionare saggi importanti sul comodino e poi pensare "ma come ho fatto a pensare che lo avrei mai letto?" (cit.). Se qualcun altro vuole unirsi al cerchio di aiuto è il benvenuto. :D

Avete letto altro di Fromm? Il link sopra porta alla discussione su "L'arte di amare", che è il secondo libro suo che ho letto (il primo è stato "Fuga dalla libertà") e che ho apprezzato molto.

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)
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30/08/2022 22:23 #60387 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm
Ho letto l’introduzione in cui Fromm presenta il suo lavoro e l’ho trovata già interessante. Fromm spiega come il mondo moderno si fondi sull'idea che la felicità si raggiunga sommando quanti più piaceri possibili o realizzando qualsiasi desiderio, mentre le antiche filosofie insegnavano esattamente l'opposto. Non si tratta solo di una questione filosofica, perché la concezione attuale si lega strettamente al sistema socio-economico, che necessita di produrre e consumare quanto più possibile. 

Mi è piaciuto molto questo passaggio: "il concetto di piacere senza restrizioni costituisce una singolare antitesi all’ideale del lavoro disciplinato, contraddizione che non è dissimile da quella tra l’accettazione di un’etica di lavoro ossessivo e l’ideale dell’ozio più totale per il resto della giornata e delle vacanze. (…) Da solo, il lavori a ritmo ossessivo ridurrebbe gli esseri umani alla follia esattamente come l’ozio completo; grazie alla combinazione dei due elementi, essi riescono a vivere".
Spesso mi capita di notare la tristezza di una vita dominata dal lavoro, specialmente quando quest'ultimo, come accade anche per persone brillanti, sembra esaurire ogni energia intellettuale. 
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31/08/2022 13:27 - 31/08/2022 13:30 #60388 da Graziella
Risposta da Graziella al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm

lettereminute post=60380 userid=6958Poco tempo fa, grazie a questo topic  di Francis mi si è riacceso l'amore per Erich Fromm, un importante pensatore del secolo scorso. Filosofo e psicoanalista, Fromm si è interessato soprattutto al rapporto tra individuo e società, sfornando dei libri veramente interessanti e profondi.

Io e Davide abbiamo deciso di affrontare assieme la lettura di "Avere o essere?", che è uno dei capisaldi della produzione di Fromm, in cui il filosofo analizza la spinta dell'uomo verso l'egoismo o l'altruismo. Abbiamo scoperto di avere questa patologia in comune che ci spinge a collezionare saggi importanti sul comodino e poi pensare "ma come ho fatto a pensare che lo avrei mai letto?" (cit.). Se qualcun altro vuole unirsi al cerchio di aiuto è il benvenuto. :D

Avete letto altro di Fromm? Il link sopra porta alla discussione su "L'arte di amare", che è il secondo libro suo che ho letto (il primo è stato "Fuga dalla libertà") e che ho apprezzato molto.

Autore un po invecchiato direi e non tanto bene. Ha scritto diversi piccoli saggi e apparteneva alla Sinistra della psicanalisi freudiana. Fra i suoi testi, uno sull' amore di cui ho scordato il titolo. 
Fromm si usava tanto ai miei tempi della "rivoluzione culturale" femminile, tra il 1965 e il "sessantotto" Strano che venga tirato fuori dai giovani di oggi. 
Fra parentesi aggiungo, che non è affatto di difficile comprensione e lettura, infatti ha delle idee molto accattivanti, buone per tutte le menti e di lettori, anche non specialisti.

"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)
Ultima Modifica 31/08/2022 13:30 da Graziella. Motivo: ho aggiunte due righe

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01/09/2022 08:10 #60393 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm

Autore un po invecchiato direi e non tanto bene. Ha scritto diversi piccoli saggi e apparteneva alla Sinistra della psicanalisi freudiana. Fra i suoi testi, uno sull' amore di cui ho scordato il titolo. 


Ciao Graziella, mi sapresti spiegare perché invecchiato "non tanto bene" secondo te? Invecchiato lo capisco (sono pur sempre passati cinquant'anni) e mi preparo a metterlo in prospettiva, ma per il resto trovo la lettura scorrevole e interessante. Il saggio che citi è quello di cui ho indicato il titolo in apertura, "L'arte di amare".

Ieri ho letto anche io l'introduzione e il concetto che mi ha subito interessata è quello della cosiddetta "Grande promessa" disillusa: quella che la prosperità e l'accumulo di ricchezze avrebbe portato ad un futuro migliore. Le società più benestanti, invece, nonostante la qualità della vita sia nettamente migliorata, sono sempre più nevrotiche. Questo è un fenomeno che mi sembra sia stato confermato, come tendenza, anche in tempi recentissimi. 

A breve attaccherò la parte 1: comprendere la differenza tra avere ed essere.

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)
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01/09/2022 09:15 - 01/09/2022 09:16 #60396 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm

lettereminute post=60393 userid=6958

Ieri ho letto anche io l'introduzione e il concetto che mi ha subito interessata è quello della cosiddetta "Grande promessa" disillusa: quella che la prosperità e l'accumulo di ricchezze avrebbe portato ad un futuro migliore. Le società più benestanti, invece, nonostante la qualità della vita sia nettamente migliorata, sono sempre più nevrotiche. Questo è un fenomeno che mi sembra sia stato confermato, come tendenza, anche in tempi recentissimi. 

A breve attaccherò la parte 1: comprendere la differenza tra avere ed essere.


Concordo molto. Aggiungo che nessuno crede più alla Grande Promessa, neanche come ideale. L’idea che tutti gli uomini (a questo proposito interessante la prefazione sull’uso della parola uomo come sinonimo di essere umano… questione attualissima) possano godere delle stesse possibilità e degli stessi diritti (in senso lato) è sostanzialmente abbandonata. Le società occidentali sono quasi interamente protese alla difesa dei propri privilegi e del proprio standard di vita.

Ho iniziato il primo capitolo e ho trovato interessanti le riflessioni linguistiche sull’uso delle parole “avere” ed “essere”.
Riporto un passo:
“se parlo di “avere l’insonnia” invece di dire “non posso dormire”, tradisco il mio desiderio di rimuovere l’esperienza di ansia, inquietudine, tensione, che mi impedisce di dormire, e di affrontare la manifestazione mentale come se si trattasse di un sintomo somatico”.

Mi sono reso conto che anche io tendo (stavo per scrivere: ho la tendenza) a usare il verbo avere in casi in cui non sarebbe necessario. Insomma, siamo tutti coinvolti nel dramma della brama di possesso
Ultima Modifica 01/09/2022 09:16 da davpal3.

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02/09/2022 08:30 #60413 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm
Anche io ho trovato le riflessioni linguistiche molto interessanti, anche se a volte un po' tirate (ma questo forse dipende anche dall'adattamento dall'inglese). Cercherò di farci caso nei contenuti che vedo sul Web, e se c'è differenza, e quanta, tra italiano e inglese, nella frequenza di questi verbi... ho un nuovo giochino! :D

Altra immagine interessante del capitolo I di questa parte: l'uomo schiavo d'amore. Fromm evidenzia come in una certa tradizione di pensiero l'amore venga "scorporato" dall'uomo, governandone gli umori e la salute, come se fosse una cosa staccata da sé. Nell'immagine dell'uomo schiavo d'amore l'essere umano non è più un soggetto attivo, non vive il sentimento, non lo esperisce, lo subisce solamente. Credo che questa immagine sia alla base di molte concezioni sbagliate sull'amore, di cui ci stiamo liberando a fatica (colgo qua un tema che tornerà ne "L'arte di amare").

Non sono però d'accordo quando si lancia in paragoni tipo: "società meno alienate, come per esempio quella medievale, quelle degli Zunis in America centrale e le tribali africane...". Ora, io non so nulla degli Zunis né delle società tribali africane, quindi su di loro mi astengo, ma la società medievale era molto meno alienata della nostra? Non sono un'amante dell'analogia Medioevo = età dell'oscurantismo, ma è innegabile che l'immaginario medievale fosse denso di allegorie e l'uomo tendesse spesso e volentieri ed estraniarsi dalla realtà, tra slanci mistici religiosi e idealizzazioni estreme. Quanto all'avere: sarà che quest'anno sono reduce da una serie di letture a tema San Francesco, ma gli abitanti di Assisi del Mille e due non è che fossero meno rapaci di noi, stando alle cronache e alla vita dello stesso Francesco, che dovette prendere provvedimenti abbastanza estremi per staccarsi da quel tipo di vita e votarsi all'essere. :)

Il capitolo si chiude con un'interessante riflessione sul consumismo accostato alla pratica del cannibalismo. Qui la psicanalisi fa centro, secondo me: consumare come ingerire, e ingerire è il metodo più sicuro per conservare poiché solo ingerendo e assimilando sei sicuro che ciò che hai non ti verrà portato via (naturalmente è una concezione "infantile", è pensiero magico, ma questi meccanismi inconsci sono molto potenti).

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
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02/09/2022 09:10 #60415 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm


Altra immagine interessante del capitolo I di questa parte: l'uomo schiavo d'amore. Fromm evidenzia come in una certa tradizione di pensiero l'amore venga "scorporato" dall'uomo, governandone gli umori e la salute, come se fosse una cosa staccata da sé. Nell'immagine dell'uomo schiavo d'amore l'essere umano non è più un soggetto attivo, non vive il sentimento, non lo esperisce, lo subisce solamente. Credo che questa immagine sia alla base di molte concezioni sbagliate sull'amore, di cui ci stiamo liberando a fatica (colgo qua un tema che tornerà ne "L'arte di amare").

Non sono però d'accordo quando si lancia in paragoni tipo: "società meno alienate, come per esempio quella medievale, quelle degli Zunis in America centrale e le tribali africane...". Ora, io non so nulla degli Zunis né delle società tribali africane, quindi su di loro mi astengo, ma la società medievale era molto meno alienata della nostra? Non sono un'amante dell'analogia Medioevo = età dell'oscurantismo, ma è innegabile che l'immaginario medievale fosse denso di allegorie e l'uomo tendesse spesso e volentieri ed estraniarsi dalla realtà, tra slanci mistici religiosi e idealizzazioni estreme. Quanto all'avere: sarà che quest'anno sono reduce da una serie di letture a tema San Francesco, ma gli abitanti di Assisi del Mille e due non è che fossero meno rapaci di noi, stando alle cronache e alla vita dello stesso Francesco, che dovette prendere provvedimenti abbastanza estremi per staccarsi da quel tipo di vita e votarsi all'essere. :)

Il capitolo si chiude con un'interessante riflessione sul consumismo accostato alla pratica del cannibalismo. Qui la psicanalisi fa centro, secondo me: consumare come ingerire, e ingerire è il metodo più sicuro per conservare poiché solo ingerendo e assimilando sei sicuro che ciò che hai non ti verrà portato via (naturalmente è una concezione "infantile", è pensiero magico, ma questi meccanismi inconsci sono molto potenti).

Riguardo l’amore, però, mi sembra che la tendenza a personificarlo ed estraniarlo esista da sempre, o almeno da Saffo in poi.

Anche a me è piaciuta la parte sul consumismo. Trovo questa frase meravigliosa: “Il consumatore è un eterno lattante che strilla per avere il poppatoio”. È interessante perché nelle mie lenti da giurista la parola consumatore si associa a una figura positiva e da tutelare. I “diritti del consumatore” negli ultimi decenni hanno acquisito sempre più importanza e ne siamo tutti contenti. Non si pone mente al fatto che questa disciplina è in effetti il riflesso di un sistema che pone il consumo al centro delle attività umane.
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03/09/2022 14:49 #60426 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm
Ganze le lenti del giurista! :D Beh, di certo le leggi di tutela del consumatore ci fanno sentire tutti più tranquilli, ed è giusto che ci siano, però non avevo mai riflettuto sull'uso della parola. "Consumo" non è una parola brutta di per sé, rappresenta qualcosa che accade quotidianamente: la benzina si brucia, gli oggetti si usurano, il cibo si ingerisce e si trasforma. È in consumismo sfrenato il problema, la logica dell'usa-e-getta, l'accumulo compulsivo di roba che non si riesce a smaltire.

Mi sono letta il capitolo II, "Avere ed essere nell'esperienza quotidiana". Mi sto molto appassionando. Nella parte riprende il discorso sull'amore e sì, confermo i tuoi ricordi sul fatto che la personificazione di Amore come forza esterna, potente e crudele, è molto antica. Per quello criticavo Fromm quando fa distinzioni un po' partigiane tra antichità ed età contemporanea: non mi sembra che gli antichi fossero immuni a queste logiche. Ma per il resto trovo la sua analisi delle due forme d'amore estremamente attuale, ci sono voluti anni prima che si cominciasse a dare più spazio, nelle forme d'arte e nella cultura in generale, all'amore solido e genuino, "produttivo" come lo chiama Fromm. Tutt'ora i film d'amore sono strappalacrime o pieni di gesti eclatanti e drammatici; ma, ripeto, mi sembra che oggi ci sia un po' più di varietà.

Ma la parte che voglio riportare qui anche ad uso e consumi degli altri lettori del forum è, appunto, uno dei paragrafi dedicati all'atto del "leggere". Mi sono un po' commossa!

I cosiddetti "ottimi" allievi sono quelli che sanno ripetere, con maggiore accuratezza, ciò che ciascuno dei vari filosofi ha detto. Costoro sono paragonabili a una guida di museo bene informata; quel che apprendono non va al di là dei limiti di questa conoscenza possessiva. Non imparano a interrogare i filosofi, a dialogare con loro; non imparano a cogliere le contraddizioni dei filosofi stessi, né a rendersi conto che scansano certi problemi o evitano di fornire una risposta; non imparano a distinguere tra quanto era nuovo e quanto gli autori non potevano fare a meno di pensare perché rispondeva al "comune buon senso" dell'epoca loro; non imparano ad ascoltare in modo da poter distinguere quando ciò che gli autori dicono proviene dal loro cervello, e non è dettato dal cervello e dal cuore insieme; non imparano a scoprire se gli autori sono autentici o fasulli; e si potrebbe continuare a lungo.

Penso che Fromm, con l'espediente della negazione, abbia composto davvero il perfetto manifesto del lettore! Solo ad immaginare di leggere così provo un senso di libertà e di gioco, quasi, nel poter dialogare con gli autori del passato con rispetto ma senza paura.

Un'altra cosa che mi piace di questo autore è che, sebbene la sua posizione sia chiara nell'atto del valutare le due modalità esistenziali, "avere" ed "essere", lo sento sempre piuttosto distaccato e non-giudicante nei confronti di chi si muove secondo le logiche dell'avere. Ogni tanto forse forza le distinzioni, là dove più facilmente nella realtà si trovano scale di grigi, ma per il resto mi sembra un osservatore acuto e niente affatto moralista. Non si perde in prediche: va dritto ai fatti.

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
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03/09/2022 17:36 - 03/09/2022 17:58 #60430 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm

lettereminute post=60426 userid=6958
Ma la parte che voglio riportare qui anche ad uso e consumi degli altri lettori del forum è, appunto, uno dei paragrafi dedicati all'atto del "leggere". Mi sono un po' commossa!

I cosiddetti "ottimi" allievi sono quelli che sanno ripetere, con maggiore accuratezza, ciò che ciascuno dei vari filosofi ha detto. Costoro sono paragonabili a una guida di museo bene informata; quel che apprendono non va al di là dei limiti di questa conoscenza possessiva. Non imparano a interrogare i filosofi, a dialogare con loro; non imparano a cogliere le contraddizioni dei filosofi stessi, né a rendersi conto che scansano certi problemi o evitano di fornire una risposta; non imparano a distinguere tra quanto era nuovo e quanto gli autori non potevano fare a meno di pensare perché rispondeva al "comune buon senso" dell'epoca loro; non imparano ad ascoltare in modo da poter distinguere quando ciò che gli autori dicono proviene dal loro cervello, e non è dettato dal cervello e dal cuore insieme; non imparano a scoprire se gli autori sono autentici o fasulli; e si potrebbe continuare a lungo.

Penso che Fromm, con l'espediente della negazione, abbia composto davvero il perfetto manifesto del lettore! Solo ad immaginare di leggere così provo un senso di libertà e di gioco, quasi, nel poter dialogare con gli autori del passato con rispetto ma senza paura.

Un'altra cosa che mi piace di questo autore è che, sebbene la sua posizione sia chiara nell'atto del valutare le due modalità esistenziali, "avere" ed "essere", lo sento sempre piuttosto distaccato e non-giudicante nei confronti di chi si muove secondo le logiche dell'avere. Ogni tanto forse forza le distinzioni, là dove più facilmente nella realtà si trovano scale di grigi, ma per il resto mi sembra un osservatore acuto e niente affatto moralista. Non si perde in prediche: va dritto ai fatti.
 


Anche a me è piaciuta molto la parte citata e anche quella sull' "apprendere". In effetti io noto spesso (specialmente, ma non solo tra gli studenti) la differenza tra chi studia e legge per acquisire nozioni che non influenzano il proprio modo di pensare, il proprio "essere", e chi invece le "interiorizza" (che non vuol dire necessariamente condividere l'opinione dell'autore).

Concordo sul fatto che le modalità dell'avere e dell'essere debbano intendersi non come distinzioni rigide, ma come parti che convivono in noi (nelle prime pagine del resto Fromm nota che per noi è praticamente impossibile pensare secondo una logica totalmente distaccata dall'avere). Sta probabilmente a noi cercare di sviluppare la parte dell'essere, nelle varie vicende della vita.
Ultima Modifica 03/09/2022 17:58 da davpal3.

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03/09/2022 23:40 #60434 da Graziella
Risposta da Graziella al topic "Avere o essere?" di Erich Fromm
@carissima lettere minute, 
invecchiato malissimo, perché anche 50 anni fa non era un gran che, questo secondo i pareri dei miei contemporanei. Inoltre dice delle cose ovvie e scontate. 
Mentre Freud, in "Il disagio della civiltà"  ( 1929) ,  (Boringhieri  Editore , opera completa volume  10) non è per niente invecchiato, anzi è stato un vero profeta. Aggiungo anche "L'avvenire di un'illusione", 1927 sempre stesso volume 10.
Vedi Fromm ha preso la scorciatoia e invece proporre idee sue ha preferito copiare dal grande maestro, che peraltro ha criticato in lungo e in largo scrivendone anche una biografia abbastanza denigratoria. In stile tipicamente "americano"
Poi per carità a ognuno i suoi gusti. 
 

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Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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