Sono giunto a metà del viaggio (sì, lo so, sono di almeno sette giorni in ritardo sul tabellino di marcia...

ma cercherò di recuperare per essere pronto per la nuova lettura a inizio giugno...) e sto leggendo davvero con piacere questo libro!
Riporto alcune parti del testo che mi hanno particolarmente emozionato e/o fatto riflettere.
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Lì, in quegli ultimi istanti per gente il cui orizzonte più lontano è sempre stato arrivare a domani, è dove si coglie la profonda tragedia che condensa la vita del proletariato di tutto il mondo; c'è in quegli occhi moribondi una sommessa richiesta di perdono e anche, molte volte, una disperata richiesta di consolazione che si perde nel vuoto, come presto si perderà il corpo nell'immensità del mistero che ci circonda. Fino a quando continuerà questo ordine delle cose basato su un'assurda suddivisione in caste, è qualcosa cui non sta a me rispondere, però è ora che i governanti dedichino meno tempo alla propaganda delle qualità del loro regime e più denaro, moltissimo denaro in più, per la realizzazione di opere di utilità sociale."
Qui secondo me torniamo al concetto di cui parlavamo all'inizio: la crescita personale attraverso il viaggio. Leggere questo paragrafo mi ha fatto pensare al giovane Che Guevara che ha abbandonato gradualmente il viaggio goliardico e per diletto e sta iniziando a formarsi una sua opinione, una sua mentalità su certi argomenti che sta vivendo sulla sua pelle. Anche lo stile di scrittura degli appunti di viaggio cambia, coerentemente con gli argomenti trattati.
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Lì abbiamo capito che la nostra vocazione, la vera vocazione, era viaggiare in eterno per le strade e i mari del mondo. Eternamente curiosi; osservando tutto ciò che potesse comparire davanti alla vista. Annusando ogni angolo, ma sempre con discrezione, senza piantare radici in nessuna terra, né fermandoci a studiare il substrato di qualcosa; la periferia ci bastava."
Bellissimo anche questo paragrafo secondo me. L'accostamento tra viaggio e curiosità è un classico. La curiosità è uno degli elementi che ci tiene vivi (il suo contrario, il disinteresse, ci condurrebbe all'apatia) e il viaggio riesce sempre a soddisfare la nostra curiosità. Bello anche il riferimento alle periferie, i veri luoghi "del popolo" evidentemente.
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Il Cile offre possibilità economiche a qualsiasi persona di buona volontà che non appartenenza al proletariato, vale a dire che unisca al lavoro una certa dose di cultura o preparazione tecnica [...] Lo sforzo maggiore che deve compiere è scrollarsi lo scomodo amico yankee dalle spalle e tale impresa risulta, almeno per il momento, ciclopica, data la quantità di dollari investiti da questi e la facilità con la quale possono esercitare un'efficace pressione economica nel momento in cui vedano i propri interessi minacciati.
Anche in questo caso notiamo il formarsi del pensiero del giovane Che Guevara nei confronti degli Stati Uniti. Pensierò che si fortificherà con il tempo e che lo porterà a schierarsi apertamente contro "l'invasore yankee" ed il suo "capitalismo monopolistico".
Vi rimando alla lettura di
questo discorso
tenuto anni dopo (1964) da Ernesto Che Guevara contro il colonialismo e per il risveglio dell’America Latina e continuo con la lettura
A voi sta piacendo il libro? Se sì, cosa apprezzate di più di ciò che state leggendo?