Mercoledì, 31 Dicembre 2025

"Orme" di Robyn Davidson

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19/10/2021 16:41 - 19/10/2021 16:42 #54902 da Margarethe
Risposta da Margarethe al topic "Orme" di Robyn Davidson
A un certo punto l'autrice esprime il suo disappunto verso l'insistenza delle persone che pretendono di essere influenzate dal suo viaggio. Qualcuno la accusa di volersi suicidare, di voler fare penitenza per la morte di sua madre o di voler provare che una donna possa attraversare il deserto, infine qualcuno afferma che voglia solo pubblicità. Chi la prega di portarlo con lei, chi è minaccioso, geloso o ispirato, chi crede che sia uno scherzo. è curioso tutto ciò perché lei non ha coinvolto o cercato di convincere nessuno, ma ha messo davanti agli occhi di tutti la sua determinazione e le azioni concrete suscitando così una reazione, positiva o negativa che sia. Interessante come grandi azioni possano suscitare ammirazione e ispirazione di fronte a chi guarda senza malizia, invidia e incredulità in chi non ha il coraggio di sognare simili avventure e trova una via più semplice sminuendo gli altri.

Poco prima della partenza siamo di fronte al classico caso di autosabotaggio: 
Attenzione: Spoiler!


"I wanted desperately to find those camels. and I wanted desperately not to find them"

 

"Sentii un peso intollerabile opprimermi il petto, l'odore della terra umida, la presenza invisibile della corruzione vittoriosa, la tenebra di una notte impenetrabile..."

Joseph Conrad, "Cuore di tenebra"

Ultima Modifica 19/10/2021 16:42 da Margarethe.

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29/10/2021 21:45 #55103 da vanna
Risposta da vanna al topic "Orme" di Robyn Davidson
Da qualche giorno ho iniziato a leggere questo libro che mi sta piacendo soprattutto per la personalità dell'autrice che è anche la protagonista del viaggio
avvenuto negli anni '70 del secolo scorso.
Per me difficile identificarmi con una ragazza quasi coetanea,con un pesante trauma alle spalle ,con un amore profondo verso gli animali e la natura,con un coraggio ed una determinazione che talvolta si incrinano e mostrano perplessità,contraddizioni e lacrime di un fragile animo femminile.Io mi sento lontana anni luce dalle scelte di questa donna ,ma non posso non ammirarla!Anche se la fine del libro è scontata la lettura mi sta catturando non solo per le varie vicissitudini ma anche per il modo introspettivo con cui vengono raccontate e con un linguaggio che sto apprezzando.

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29/10/2021 22:00 #55104 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Orme" di Robyn Davidson
Anche a me stesso effetto. Impossibile immedesimarmi perché le sue scelte e il suo viaggio sono anni luce lontani da ciò che sarei in grado di fare io ma provo tanta stima per lei o, in generale, per chi riesce a porsi questo tipo di sfide superandole.

Mi mancano circa 80 pagine alla fine e confermo le impressioni iniziali: un libro davvero piacevole.

Mi ritrovo spesso a guardare la cartina che è stata messa all’inizio del libro per seguire il viaggio e capire in che punto dell’Australia si è trovata via via che cita i nomi dei paesi che attraversa.

Comunque abbiamo capito che gli aborigeni australiani hanno subito la stessa triste sorte dei nativi americani. Relegati, ghettizzati in zone amene del paese che originariamente era il loro. Che tristezza…

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain

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31/10/2021 08:45 #55115 da Erszebet
Risposta da Erszebet al topic "Orme" di Robyn Davidson
Ho iniziato il libro già da qualche giorno. La prima cosa che mi ha stupito è leggere di quanto fossero violenti gli australiani negli anni 70. Anche io,  come è già stato detto sul forum, credevo fossero un popolo più civile anche nei confronti degli aborigeni ed invece purtroppo non è stato così. 
La prima parte, quella della preparazione, sicuramente molto interessante ma l'ho trovata un pò lunga. Fremevo che iniziasse il viaggio alla fine di ogni capitolino ma non iniziava mai.
La parte del viaggio molto interessante, non sempre riesco a seguire ed a capire, immedesimandomi, i suoi sbalzi di umore e quindi mi è un pò difficile entrare in empatia con la scrittrice. 
La terza parte, parlando proprio degli aborigeni, la Davidson riporta una frase che ha sentito dire che trovo molto interessante "essere davvero civilizzati significa contrarre un disagio".
Che ne pensate?
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31/10/2021 10:29 - 31/10/2021 10:32 #55119 da Margarethe
Risposta da Margarethe al topic "Orme" di Robyn Davidson
Sono arrivata al punto di comprendere il significato inglese del titolo: "Tracks" ovvero "traccia/pista". Robyn deve interpretare le piste sul terreno: sono sentieri ufficiali, piste di animali o mezzi? La capisco molto perché ultimamente sono tutti i giorni in montagna e a volte come lei faccio difficoltà a distinguere i sentieri dalle mulattiere, dai sentieri di esbosco, dalle piste lasciate dagli animali domestici o selvatici, dai sentieri ormai inutilizzati che terminano nel nulla. Non mi spiego però il titolo in italiano "orme", come lo spiega nel libro? Non ci sta molto.. le orme sono solo quelle animali o dei piedi.

Mi piace molto la trasformazione che sta subendo la protagonista: parte per il deserto ma rimane sempre organizzata, con tempi e scadenze, non sente nascere nessuna intuizione e tratta il viaggio come un lavoro 9-18. Quando però si mette in viaggio con Eddie inizia a sintonizzarsi sui tempi naturali e finalmente sente che il viaggio le sta servendo per uscire da quello stile di vita da cui era voluta scappare fin dall'inizio. Eddie è un personaggio, mi è piaciuta tanto la scena in cui incontra casualmente la moglie e parla di lei con tanto rispetto e ammirazione. Secondo me l'autrice provava un forte disprezzo per la società e molta rabbia, non riusciva a sentirsi parte di essa e perciò decise di intraprendere il viaggio. Tutta la sua rabbia si sente in questo passaggio sugli aborigeni (provo a tradurlo):

"Ho pensato a come sono stati massacrati, quasi spazzati via, forzati a vivere in stabilimenti che assomigliavano a campi di concentramento, poi colpiti, pungolati, misurati e registrati; hanno avuto foto delle loro tradizioni sacre stampate a colori in pesanti testi accademici di antropologia, i loro segreti oggetti sacri sono stati rubati e portati ai musei, la loro potenza e integrità sono state prosciugate ad ogni occasione, sono stati insultati e fraintesi da quasi ogni bianco del paese, e alla fine sono stati lasciati a marcire con i loro liquori economici e le nostre malattie e le loro morti. E io guardo questo meraviglioso aborigeno vecchio e mezzo cieco scompisciarsi dal ridere come se non avesse mai vissuto niente di questo, come se non fosse mai stato il bersaglio di un disprezzo crudele, ignorante e bigotto, come se non avesse mai avuto una preoccupazione nella vita."

Non conoscevo il legame profondo che gli aborigeni hanno con la propria terra che li porta a deprimersi quando vengono cacciati o relegati in uno spazio più piccolo. Riguardo al fatto che i bimbi aborigeni venivano portati via dalle famiglie all'epoca, posso affermare che questo avviene ancora adesso: molte famiglie australiane ospitano bambini aborigeni per qualche periodo, secondo il principio che nel loro ambiente non crescerebbero bene.. poi chissà qual è in realtà l'effetto.

Erszbet:
La terza parte, parlando proprio degli aborigeni, la Davidson riporta una frase che ha sentito dire che trovo molto interessante "essere davvero civilizzati significa contrarre un disagio".
Che ne pensate?


Non so se ho veramente compreso la frase, così fuori dal contesto..

Mi ha colpita anche l'attualità del discorso turisti/telecamere/foto, non pensavo fosse così anche all'epoca!

"I sometimes think tourists take cameras with them because they feel guilty about being on holiday, and feel they should be doing something useful with their time"

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31/10/2021 10:48 - 31/10/2021 10:48 #55121 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Orme" di Robyn Davidson

La terza parte, parlando proprio degli aborigeni, la Davidson riporta una frase che ha sentito dire che trovo molto interessante "essere davvero civilizzati significa contrarre un disagio".
Che ne pensate?

Ottimo spunto di riflessione! 

Innanzi tutto penso al concetto di civilizzazione.

Per civilizzare si intende l'azione di rendere civile, incivilire, portare un popolo a un grado più alto di civiltà, a condizioni di vita sociale, materiale, spirituale più evolute ma anche di renderlo meno rozzo, nel carattere, nei modi, nel comportamento.

Secondo me il processo di civilizzazione può essere attivo (se una popolazione sente spontaneamente l'esigenza di una maggiore civilizzazione e quindi intraprende autonomamente un percorso socio-culturale che negli anni introduca i cambiamenti di cui sopra) oppure passivo (cioè imposto da terzi).

Purtroppo la storia ci insegna che in Australia, così come in Africa e in America, le popolazioni autoctone hanno dovuto subire un processo di civilizzazione imposto dagli occidentali o, in generale, dai colonizzatori (pena l'isolamento o peggio ancora la morte).

La domanda che mi sono posto più volte è perché farlo? Perché snaturare popolazioni autoctone abituate da centinaia di anni a vivere in un certo modo, secondo tradizioni, usi e costumi che li caratterizzano profondamente? Perché obbligare loro ad omologarsi al nostro concetto di civiltà?

Probabilmente molte tradizioni, usi e costumi delle popolazioni autoctone ed il particolare modo di vivere a stretto contatto con la natura che li contraddistingue, appaiono incivili ai nostri occhi. Siamo abituati a vivere in modo nettamente diverso. Il loro stile di vita si coniugherebbe/integrerebbe male con la nostra idea di società.
Tuttavia difficilmente si è cercato un confronto con il diverso (anche per ragioni di natura linguistica) scegliendo spesso la via più veloce, quella della forza, che ha portato gli autoctoni a perdere diritti su una terra che hanno abitato per centinaia di anni prima del nostro arrivo.

È così che il concetto di civilizzazione secondo me si lega a quello di disagio, inteso come quel senso di pena e di inadeguatezza provato principalmente da chi subisce il processo di civilizzazione, per l'incapacità di adattarsi ad un ambiente, ad una situazione, ad un contesto che non gli appartiene ma provato anche da chi, con un minimo di empatia, si cala nei panni delle popolazioni autoctone che hanno visto arrivare uno straniero potente e prepotente a togliergli ogni certezza.

La cosa triste è che spesso la civilizzazione passiva è stata attuata mediante azioni assolutamente incivili. Non è stato accettato il diverso e si è scelto di cambiarlo o peggio ancora di isolarlo.

Forse sarebbe diverso se la volontà di civilizzarsi nascesse dalle popolazioni autoctone, in questo caso dagli aborigeni (civilizzazione attiva).

Tuttavia credo che il disagio rimarrebbe ma potrebbe essere visto come il prezzo da pagare per passare da uno stato di civilizzazione inferiore ad uno superiore, con l'inevitabile perdita di gradi di libertà. Forse è proprio quest'ultima la chiave di lettura che più si avvicina all'idea dell'autrice.

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31/10/2021 11:01 #55123 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Orme" di Robyn Davidson


Mi ha colpita anche l'attualità del discorso turisti/telecamere/foto, non pensavo fosse così anche all'epoca!

"I sometimes think tourists take cameras with them because they feel guilty about being on holiday, and feel they should be doing something useful with their time"

Davvero! E a quell'epoca non c'erano gli smartphone e i social! 
Io e mia moglie scattiamo e pubblichiamo spesso fotografie durante i nostri viaggi (lei molte più di me  ).
A me piace accompagnarle da qualche informazione in merito a cosa rappresentano e a cosa mi ha colpito particolarmente dei soggetti rappresentati nelle foto. Non credo di farlo per i motivi ipotizzati dall'autrice ma inconsciamente potrebbe anche starci... 
Le motivazioni che mi sono sempre dato sono legate più che altro al fatto di creare ricordi tangibili del viaggio da poter utilizzare come "trigger" per tornare in futuro a pensare a quei momenti, nonché come un modo per condividere l'esperienza con amici e parenti che magari potrebbero essere altrettanto interessati a viverla. Infatti spesso le fotografie sono lo stimolo per conversazioni più ampie sul viaggio (o sui viaggi) 

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01/11/2021 18:44 #55183 da vanna
Risposta da vanna al topic Re:"Orme" di Robyn Davidson
Ieri ho finito il libro che secondo me non racconta solo il viaggio reale che fece Robyn nel 1977 all'età di 27 anni per i deserti dell'Australia da est ad ovest con 4 cammelli e la sua cagnolina.Non troviamo descrizioni esaustive di paesaggi,paesi,solo quel che basta per esprimere emozioni che la protagonista stava vivendo al momento.E' un racconto prevalentemente psicologico,Robyn racconta se stessa,la sua gran voglia di vivere,di osare,di realizzare certi sogni,ma soprattutto ci fa partecipi senza vergogna delle sue debolezze che sono tante.Si mette interiormente a nudo con tanto coraggio,ci racconta i suoi momenti di rabbia,di paura,di sconforto ed in alcuni casi così eccessivi da rasentare attimi di follia come quando si toglie i vestiti per viaggiare nuda nel deserto sotto il sole cocente,o si irrita a morte quando diventa oggetto di attenzioni e curiosità da parte di turisti,di chi fa parte di quella società stereotipata e convenzionale da cui ha sentito il bisogno di fuggire per vivere almeno il periodo del viaggio "allo stato puro" priva di sovrastrutture che l', avrebbero soffocata.Ma il viaggio è stato possibile solo accettando un compromesso e quindi già immaginava il prezzo da pagare anche se lei va dritta per la sua strada fregandosene anche del fotografo Rick che usa a suo piacimento!
Contemporaneamente al viaggio reale ne compie uno interiore, anch'esso desiderato da tempo per liberarsi di fantasmi, conflitti non risolti,incomprensioni,contraddizioni,dubbi che le stavano ostacolando di vivere liberamente la propria vita e ritrovare se stessa.Ad un certo punto scrive "depurare il cervello da tutti i detriti che lo avevano otturato".
Penso che questo libro nel lettore lasci un'impronta e sarà difficile dimenticarlo sia per la coraggiosa avventura raccontata che per tutte quelle emozioni complicate che possono turbare l'animo umano.
Ammirevole l'amore di questa donna per gli animali che dopo un un apprendistato di due anni impara a prendersi cura di loro,a curarli e ad intuire le loro mosse ma anche le reazioni emotive come fossero persone.

Margarethe si chiede il significato del titolo Orme ,in un primo tempo ho pensato che sia sinonimo di viaggio e che inviti tutti a seguire le sue orme non solo quelle sulla sabbia ,sul terreno ma anche quel rinnovamento interiore di cui lei è stata capace.In senso metaforico non è che dobbiamo fare lo stesso viaggio nel deserto, dobbiamo avere il coraggio di realizzare un nostro sogno ,con la determinazione ed una buona preparazione possiamo farcela!

Guido invece si interroga sul perché le popolazioni indigene non vengono lasciate nel loro habitat naturale con le loro credenze ed abitudini, dalla storia abbiamo imparato che la corsa alle materie prime,ricchezze varie non disponibili per chi era ad un grado superiore di civilizzazione, ideologie imperialiste, superiorità della razza bianca e per sintetizzare il profitto ancora oggi sono responsabili dell' estinzione di tante popolazioni.

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01/11/2021 19:14 #55185 da Margarethe
Risposta da Margarethe al topic "Orme" di Robyn Davidson

Margarethe post=55119

Mi ha colpita anche l'attualità del discorso turisti/telecamere/foto, non pensavo fosse così anche all'epoca!

"I sometimes think tourists take cameras with them because they feel guilty about being on holiday, and feel they should be doing something useful with their time"


Davvero! E a quell'epoca non c'erano gli smartphone e i social! 
Io e mia moglie scattiamo e pubblichiamo spesso fotografie durante i nostri viaggi (lei molte più di me  ).
A me piace accompagnarle da qualche informazione in merito a cosa rappresentano e a cosa mi ha colpito particolarmente dei soggetti rappresentati nelle foto. Non credo di farlo per i motivi ipotizzati dall'autrice ma inconsciamente potrebbe anche starci... 
Le motivazioni che mi sono sempre dato sono legate più che altro al fatto di creare ricordi tangibili del viaggio da poter utilizzare come "trigger" per tornare in futuro a pensare a quei momenti, nonché come un modo per condividere l'esperienza con amici e parenti che magari potrebbero essere altrettanto interessati a viverla. Infatti spesso le fotografie sono lo stimolo per conversazioni più ampie sul viaggio (o sui viaggi) 
L'idea di creare ricordi da rivedere in futuro ci sta, o anche da mostrare alle persone care, solo a quelle a cui importa davvero però! Personalmente non pubblico foto sui social perché a un certo punto in passato mi ero resa conto che il mio cervello ragionava in automatico così: "ora faccio una bella foto da poter pubblicare" e questo non mi stava bene. Il viaggio lo faccio per me, non voglio sentire neanche un briciolo di dipendenza dal fatto di far sapere agli altri quello che sto facendo; voglio sentirmi felice anche da sola senza che nessuno sappia quanto sono stata felice. Inoltre l'immagine che passerebbe di me non sarebbe veritiera: non sono sempre in viaggio, felice e spensierata, e sapendo quante persone si deprimono sfogliando le vite incredibili degli altri sui social preferisco non parteciparvi.. Mi rendo conto che è una scelta estrema, non credo sia la scelta più giusta ma certo è quella che so essere più sana per me 

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01/11/2021 19:21 #55187 da guidocx84
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Margarethe post=55119

Mi ha colpita anche l'attualità del discorso turisti/telecamere/foto, non pensavo fosse così anche all'epoca!

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Certo! Ha senso! È giusto che uno faccia ciò che sente più opportuno fare per sé stesso in primis ;)

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Avatar di Mrosaria Mrosaria - 31/12/2025 - 17:19

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