Non ho resistito a leggere già qualche pagina, anche se è difficile fermarsi!
Mi sono piaciuti anche tantissimo l'incipit e la figura del marinaio.
Le prime pagine sono stupende, infatti non saprei citare una frase perché dovrei ricopiare tutto! La scena di quegli uomini di mare sembra quasi casalinga, ognuno con il suo ruolo, tutti silenziosi e meditabondi, nell'attesa del cambio di marea. Il mare, la costa, il Tamigi immaginato come un fiume misterioso che entra in una terra oscura, agli occhi di un conquistatore romano. Tutto il gioco di luci del calar della sera.
Quando Marlow inizia a parlare sembra di essere lì con lui, è difficile staccarsi. Ha un modo di esprimersi così schietto ma anche profondo, così pratico con un velo di ironia ovunque, che a volte diventa una critica esplicita:
[...] sembrava che io fossi anche uno dei Lavoratori con la L maiuscola - capite. Una specie di emissario di luce, una specie di apostolo minore. Proprio in quel tempo un tal genere di sciocchezze circolava ampiamente sulla stampa e nei discorsi, e l'ottima donna si era lasciata trasportare dalla frenesia di quelle fandonie in mezzo a cui viveva. Parlava di "svezzare quei milioni di ignoranti dalle loro orribili abitudini" finché vi assicuro che mi fece sentire a disagio. Mi arrischiai ad accennare al fatto che la Compagnia era a scopo di lucro.
Poi comincia la navigazione verso l'interno del Congo, si crea un'atmosfera opprimente e spaventosa, inquietante e sinistra. La costa enigmatica ha
[...]l'aria di bisbigliare: vieni a scoprire. La tensione aumenta man mano che fanno sbarcare soldati ed esattori nel nulla, nella giungla, senza nessuno che si preoccupi di un loro futuro ritorno. Costeggiano tutte queste località con
nomi che sembravano appartenere a qualche sordida farsa rappresentata davanti a un fondale sinistro. L'inquietudine di fondo è come una musichetta che presagisce qualcosa di brutto:
tutto sembrava tenermi lontano dalla verità delle cose, nel travaglio di una lugubre e assurda allucinazione, o ancora
[...]dove l'allegra danza della morte e del commercio procede nell'atmosfera immobile e terrosa di una catacomba surriscaldata, anche le mangrovie si agitano
allo stremo di una disperazione impotente.
Solo la vista degli indigeni, nei loro corpi seminudi, i movimenti naturali, simili a quelli della schiuma sulle rive, i loro canti, nella loro vitalità, danno un po' di conforto, ma non per molto:
[...]cresceva dentro di me un indefinibile senso di sbigottimento vago e oppressivo. Era come un faticoso pellegrinaggio tra suggestioni d'incubo