bibbagood post=52872
Apprezzo che anche quando esprimi un parere così negativo sei sempre molto dettagliata e precisa nelle tue motivazioni, insomma non bocci un libro tanto per.
Esatto! infatti, nonostante io abbia avuto sensazioni opposte a quelle descritte da Giorgia, ho ringraziato il commento perchè è sempre molto interessante vedere analisi cosi ben fatte, che aiutno in ogni caso ad ampliare l'esperienza di lettura che si è fatto di un libro, quindi grazie mille Giorgia 
Comunque, io invece ho visto nella "confusionarietà" criticata da Giorgia e Lorenzo uno dei punti forte del libro, perchè è secondo me esattamente quello che l'autrice voleva trasmettere, ovvero far perdere completamente al lettore la percezione di cosa è realtà e cosa frutto della fantasia, delle paure o di squilibri mentali. A me questo climax è risultato ben descritto e molto credibile.
E per rispondere a Giorgia sull'aspetto horror e di paura: secondo appunto non c'è niente di pauroso, perchè secondo me non è affatto horror, quindi forse anche per quello alcuni rimangono un po' delusi, perchè la fama del libro descrive un genere che in realtà poi non si ritrova nella lettura. bo, non capisco perchè sia stato classificato cosi.
A me sembra che tutti i "migliori horror" dall'avvento di Stephen King in giù non sono più quello che noi associamo al concetto di horror, forse si avvicinano di più al gotico/thriller/mistero. Secondo me, complice anche l'industria cinematografica, sono cambiati i parametri e le aspettative con cui ci approcciamo al genere, persino
Dracula secondo me
non fa paura, lo si legge per altro, all'epoca però non dubito che la gente non dormisse dopo averlo finito, il potere di autosuggestione era decisamente diverso.
Autori come Shirley Jackson, Matheson o Henry James si giocano di più con le atmosfere, con le sensazioni di confusione, di "quadro storto alla parete", più che con lo spaventarci. Della Jackson ho letto
Hill House aspettandomi Stephen King, e infatti al primo giro sono rimasta perplessa, mentre una volta cambiata la mia percezione dell'autrice,
La Lotteria e altri racconti e
Abbiamo sempre vissuto nel castello li ho apprezzati molto di più.
In
Hill House il libro cerca di portarci piano piano nella sensazione di spiazzamento della protagonista, già la poveretta non è esattamente ben inserita nella società, ed ecco che questa la casa la confonde e la attrae insieme, nonostante non ci sia nulla di spaventoso, sicuramente non tale da giustificare le sensazioni di malessere. Anzi, persino i camerieri potrebbero essere solo "complici involontari" nel potenziare la suggestione da romanzo gotico di cui cade vittima la protagonista.
Direi che nella mia modesta esperienza di lettrice horror incallita, forse solo Edgar Allan Poe mi evoca ancora un certo rimescolio, ma è anche un autore che ho incontrato da ragazzina, e all'epoca mi fece una grandissima impressione, per cui non posso escludere una specie di "effetto nostalgia" ma pauroso, ecco.