Tra il 1976 e il 1977, la città di Detroit è stata scossa da una serie di omicidi le cui vittime erano ragazzini. IL Seiela Killer in questioe fu soprannominato Babysitter. Ci furono dei sospetti, anche se nessuno fu mai arrestato. E' un fatto di cronaca reale, che in questo romanzo si intreccia con la vita di Hanna, una casalinga dei sobborghi, moglie di un ricco uomo d'affari, con due adorabili bambini.
Il ruolo di moglie e mamma però ad Hanna sembra andare stretto, probabilmente già dall'infanzia, quando il padre le imponeva (così come a sua madre) il ruolo ristretto della donna di quei tempi, la cui identità era necessariamente legata a quella del marito e dei figli e la donna era semplicemente relegata al ruolo di "La moglie di...", "La mamma di...".
Ed è proprio da una domanda "Quale sei tu?" inteso "La moglie di chi sei tu?" che Hanna inizia una relazione con YK, di cui non sa nulla, neppure il nome completo. Non si tratta però di una relazione salubre,a piuttosto controversa, da cui Hanna viene sopraffatta: ma tutto va bene pur di sentirsi amata da qualcuno.
La vita di Hanna ad un certo punto incrocia anche quella di Mickey, un ragazzo con un passato difficile che ora svolge lavoretti per conto di un uomo per cui ha timore ed anche ammirazione.
Hanna e Mickey non lo sapranno forse mai, ma hanno e avranno molto in comune, pur appartenendo a due mondi diversi.
Nonostante il titolo sia dedicato al Serial Killer, la sua non rappresenta la storia principale del romanzo, che invece si concentra sulle vicende di Hanna.
E' un romanzo scomodo, le scene di violenza sono descritte in maniera esplicita. La dipendenza insana di Hanna dal proprio carnefice viene resa davvero in maniera palpabile, difficile non volerla schiaffeggiare a volte, difficile però anche non provarne pena. La condizione della donna e il tema della violenza, non sono però gli unici temi affrontati: la pedofilia, lo sfruttamento dei giovani, da parte di chi dovrebbe proteggerli, lo sfruttamento soprattutto di chi in generale si trova in condizione di bisogno, lo sfruttamento di chi invece avrebbe solo bisogno di essere salvato.
Personalmente ho trovato il libro coinvolgente, sono più di 500 pagine ma l'ho finito in 3 giorni. Sono utilizzati molti flash-back, dei flussi di coscienza, alcune parti sono curiosamente tra parentesi (Come fossero pensieri aggiunti, superflui e al contempo arricchenti la narrazione). Talvolta le ripetizioni sono eccessive, specie all'inizio, anche se in realtà è una cosa voluta, in quanto parte della tecnica di narrazione: sembra che la Oates inizi diversi dei suoi romanzi partendo con l'ultimo capitolo, ovviamente senza svelare quello che invece dirà poi alla fine (almeno così ho letto).
Io non mi impressiono facilmente leggendo di scene di violenza, e mi piacciono i romanzi psicologici: io non l'ho trovato particolarmente eccessivo, ma leggendo recensioni in giro, alcuni lo hanno trovato disturbante. Credo dipenda dalla sensibilità di ciascuno. Io personalmente sono stata più coinvolta dalla psiche contorta dei personaggi (Hanna e Mickey a me ha fatto alla fine una gran pena).
Il finale è quello che può lasciare un po' con l'amaro in bocca: è di quelli che molto lascia all'interpretazione del lettore, che però in questo caso rimane inevitabilmente confuso (almeno io). Devo esser sincera: è l'unica parte del romanzo che non mi ha particolarmente convinta, perchè non riesco a capire dove l'autrice volesse realmente andare a parare. Se qualcuno lo avesse letto (o lo leggerà) e volesse condividere tra le virgolette dello spoiler
la sua interpretazione, ne sarei davvero felice.
Ammetto che non conoscevo per nulla la Oates, nonostante sia stata prolifica, e scriva ancora nonostante la veneranda età. In futuro leggerò sicuramente qualcos'altro di suo.