Lunedì, 03 Novembre 2025

"Paura. Supera la tempesta con la saggezza" di Thich Nhat Hanh

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07/02/2022 15:25 #57740 da Margarethe

mulaky post=57737 userid=3998Brava, io devo dire che ho un po' di paura di parlare con il mio bambino interiore (questa cosa mi fa ridere, dovrebbe essere il contrario!) perché temo le lacrime... ad ogni modo, appena sarò un po' più libera e tranquilla nei prossimi giorni, la proverò anche perché allora non avrebbe senso leggere questo libro!

Lupin direbbe che sei saggia perché hai paura della paura stessa    
Sì, è importante mettere in pratica.

mulaky post=57737 userid=3998Tu hai già letto la parte degli antenati?

No, ho letto solo il primo capitolo

"Sentii un peso intollerabile opprimermi il petto, l'odore della terra umida, la presenza invisibile della corruzione vittoriosa, la tenebra di una notte impenetrabile..."

Joseph Conrad, "Cuore di tenebra"

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09/02/2022 16:42 #57823 da Margarethe
Eccomi di nuovo! Ho proseguito con il capitolo 2, mi è piaciuta molto la spiegazione per cui vivere nel presente per non vivere sempre nella paura del passato e del futuro non significa non pianificare o non curarsi del passato. "Il presente è semplicemente il momento in cui operare" quindi "se siamo davvero presenti e sappiamo come occuparci al meglio del qui e ora, stiamo già facendo il massimo per il nostro futuro"; inoltre "possiamo portare il passato nel presente per guardarlo in profondità".

Nel capitolo 3 si parla del riconoscimento degli antenati: io sono mia madre e mio padre, ma anche i nonni e tutti quelli che sono venuti prima di me, e sono anche i miei antenati spirituali, perché per genetica o per educazione c'è una parte di ognuno di loro in me. Questo concetto è molto bello, l'avevamo incontrato nella cultura africana leggendo Kapuściński, nella cultura occidentale si è un po' perso. Riconoscendo cosa dei tuoi antenati c'è dentro di te, sia gli aspetti positivi sia quelli negativi, comprendi profondamente loro e te stessa, e provi compassione (non una compassione cristiana: nel Buddhismo la compassione è "sperimentare il desiderio del bene nei confronti di ogni essere senziente"). Insomma fai pace con il tuo passato e anche con un lutto, perché tutti loro fanno parte di te e dell'ambiente che ti circonda. Infatti nulla si crea e nulla si distrugge, quando una persona muore cambia solo forma. Questo è un concetto che può apprezzare anche chi come me non crede in Dio o simili, infatti è un concetto che si può spiegare semplicemente con le leggi della fisica, e se visto in ottica spirituale è molto bello: chi muore rientra nel ciclo della vita, diventerà acqua, suolo e farà parte di altri organismi viventi (concetto approfondito nel Capitolo 4).

Ed ecco che arriviamo al capitolo 3, le cinque rimembranze. Continuo a stupirmi di come il pensiero del Thay, derivato dal Buddhismo, sia così semplice eppure vero. Non c'è bisogno di credere in dogmi e concetti forzati né in divinità, leggendo le rimembranze non puoi che dire "è vero", non c'è niente da obbiettare. L'ultima è forse quella che mi piace di più, che incarna il concetto di karma. Non importa quanta ricchezza, beni materiali, potere, soldi ho accumulato in vita; ciò che conta, e che resterà anche dopo di me, sono le mie azioni e le parole che ho proferito. è molto rassicurante sapere che non sono i miei pensieri spontanei e impulsivi a determinare la mia identità, che invece dipende dalle mie azioni nel momento presente, da ciò che decido di fare.

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10/02/2022 12:26 - 10/02/2022 12:30 #57844 da mulaky

Margarethe post=57823 userid=5087
Continuo a stupirmi di come il pensiero del Thay, derivato dal Buddhismo, sia così semplice eppure vero. Non c'è bisogno di credere in dogmi e concetti forzati né in divinità, leggendo le rimembranze non puoi che dire "è vero", non c'è niente da obbiettare

A prescindere dalla rimembranze, è proprio il pensiero di Thay ad essere semplice, chiaro e secondo me vero. Non filosofeggia, non si perde in cose astratte o new age. Come hai notato, seppur buddista, non ti rende la cosa in senso "religioso" ma laico, anche quando prende come esempio il Buddha. Leva quell'aura di misticismo che una religione può avere, in modo che arrivi a tutti il concetto di fondo applicabile nella vita reale di ognuno di noi. Adoro la sua chiarezza e semplicità.


Ho aspettato che spiegassi tu il capitolo degli antenati perché sapevo che l'avresti fatto meglio di me. Penso che sia un capitolo molto difficile per chi ha avuto famiglie disfunzionali o comunque ha qualche trauma collegato. Il concetto che amo di Thay è quello dei semi, l'avevo già incontrato in un suo libro letto qualche anno fa (titolo poeticissimo e che è ancora più bello quando poi viene spiegato: Quando bevi tè, stai bevendo nuvole). Praticamente in ognuno di noi ci sono semi positivi (pazienza, compassione, generosità, amore) e semi negativi (rabbia, guerra, sofferenza, ecc.). Non si possono estirpare i semi negativi, ma semplicemente non bisogna annaffiarli e quindi farli sbocciare, il che non significa negarli, anzi. Il concetto è sempre lo stesso: quando senti una cosa negativa, riconoscila, accettala, abbracciala e poi lasciala andare. Il riconoscimento porta all'accettazione, l''accettazione porta alla compassione, la compassione è sempre più forte di ogni cosa negativa che, quindi, si quieta perché "ascoltata". In questo capitolo Thay spiega che i semi dipendono anche da circostanze della vita e che ci sono persone che ci aiutano ad innaffiare i semi positivi e i semi negativi. Nel caso dei genitori, per esempio, se hanno vissuto traumi, guerra, sofferenza o paura saranno, purtroppo, portati a stimolare la crescita di questi semi negativi nei figli. Qui entra poi in gioco tutto il discorso fatto già da Greta per spiegare il capitolo.

Un uomo dovrebbe essere ciò che sembra
e chi uomo non è, uomo non dovrebbe sembrare.

Otello - William Shakespeare
Ultima Modifica 10/02/2022 12:30 da mulaky.
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11/02/2022 10:09 #57864 da mulaky
Ho letto le cinque rimembranze e, come ha già scritto Greta, si tratta di realtà oggettive che semplificherò così:
  1. Si invecchia
  2. Ci si ammala
  3. Si muore
  4. Prima o poi ci separiamo da chi amiamo
  5. Il karma ci segue
Per quanto riguarda la prima rimembranza, chi non invecchia? E' una verità universale, eppure molti vivono nella negazione e sopprimono la paura rifugiandosi in altro. Più una paura viene nascosta, più la alimentiamo e più stiamo male. Dovremmo accettare questo dato di fatto che, comunque, non si può cambiare.
Stessa cosa con la malattia, spesso siamo portati a pensare che siccome stiamo bene allora il nostro corpo non si ammalerà mai e magari facciamo pure una vita di eccessi. Anche qui bisogna avere la consapevolezza che capiterà di ammalarsi e quindi bisogna fare buon uso della propria energia e del proprio sia per evitare di fare cose che possono distruggerci, sia per aiutare gli altri.
La paura della morte è forse la più grande, spesso facciamo di tutto per dimenticarla e non pensarci perché altrimenti ci incupiamo e soffriamo. Anche qui, nel momento in cui affronteremo davvero questo paura, non faremo più cose assurde per conservare l'illusione di essere immortali.
Un giorno dovremo lasciare tutte le cose e tutte le persone che amiamo. Anche questa è una verità, alla nostra morte non potremo portare nient'altro con noi, quindi non ha senso accumulare sempre più roba come molti fanno durante la vita. Dovremo abbandonare anche i ricordi e gli affetti, qualsiasi tipo di attaccamento. Bisogna essere pronti a lasciare ogni cosa e questa preparazione si ha con la pratica quotidiana perché ogni giorno leveremo un po' di forza alla paura.
Infine il concetto di karma. Ciò che facciamo, diciamo e pensiamo continua dopo che l'azione si è compiuta e i frutti ci seguono, è una eredità che ci seguirà sempre e a cui non possiamo sfuggire.

La pratica consiste nel ritagliarsi un tranquillo momento meditativo e di far riaffiorare la paura, praticando le cinque rimembranze (ci sono della frasi da dire) in modo che, giorno dopo giorno, si possa avere consapevolezza della paura e provare compassione. In tale contesto, dare voce alla paura significa ascoltarla e poi abbracciarla, in questo modo a poco a poco la paura perderà la sua forza e noi non soffriremo.

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11/02/2022 14:46 #57865 da Margarethe

mulaky post=57844 userid=3998A prescindere dalla rimembranze, è proprio il pensiero di Thay ad essere semplice, chiaro e secondo me vero. Non filosofeggia, non si perde in cose astratte o new age. Come hai notato, seppur buddista, non ti rende la cosa in senso "religioso" ma laico, anche quando prende come esempio il Buddha. Leva quell'aura di misticismo che una religione può avere, in modo che arrivi a tutti il concetto di fondo applicabile nella vita reale di ognuno di noi. Adoro la sua chiarezza e semplicità.


Hai ragione! A proposito, nel capitolo sulla consapevolezza afferma: "Ognuno di noi ha la capacità di essere consapevole, concentrato, comprensivo e compassionevole. Questa qualità è insita in ciascuno di noi: la possiamo chiamare natura di Buddha. Perciò quando diciamo: «Mi rifugio nel Buddha», non intendiamo che troviamo rifugio in una sorta di divinità che esiste al di fuori di noi, ma che abbiamo fiducia nella nostra capacità di comprendere e amare."
 

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14/02/2022 17:02 #57914 da mulaky
Nel quinto capitolo, Thay ci spiega che i concetti di vita e di morte non fanno che recarci profonda sofferenza perché sembra che tutto abbia un inizio e una fine, cioè che alla nostra morte non rimarrà più di niente di noi e questo, oltre a farci paura ci sta ovviamente stare male. Tutti questi concetti sono sbagliati secondo l'insegnamento del Buddha. Non è vero che esistiamo e poi scompariamo, noi siamo sempre una "continuazione", ciò che cambia è la "manifestazione" e occorre essere vigili nel riconoscere le nuove manifestazioni di una persona cara che non c'è più (ma in realtà c'è sempre). Fa un esempio con la carta: prima di diventare carta era albero, prima ancora seme e, anche se distruggessimo la carta bruciandola, si trasformerebbe in cenere, fumo, calore e così via. Quindi continua ad esserci, ciò che cambia è solo la forma/manifestazione.
Devo dire che questo concetto è davvero molto confortante, ma credo sia molto difficile da sradicare nella nostra mente perché siamo sempre cresciuti con l'idea di inizio-fine. Questo e soprattutto il capitolo successivo, sono stati per me alquanto dolorosi perché ho ricordato dei momenti già vissuti durante lutti importanti, uno neanche troppo tempo fa. Il miglior dono che si può fare ad una persona cara che sta morendo è quella di alimentare i semi della felicità e della gioia, fargli capire che anche se non ci sarà più in carne e ossa ci sarà sempre perché cambierà solo forma, insomma il regalo più grande è aiutare a morire serenamente e senza paura.

Thay ribadisce sempre il concetto di momento presente perché quando pensiamo a cose passate o abbiamo paura del futuro, non stiamo vivendo nel vero senso del termine: non siamo davvero noi e non stiamo davvero amando, fisicamente siamo in un posto e mentalmente altrove. Siamo sempre alla ricerca del momento "giusto" per fare una tal cosa, pensando che così saremo finalmente felici, nel frattempo corriamo in ogni direzione inseguendo questo o quello, quando invece dobbiamo vivere il momento presente, il qui e ora, perché è solo nel presente che possiamo essere felici e con la pratica della consapevolezza e delle cinque rimembranze, riusciremo a sviluppare la non-paura e il non-attaccamento perché desiderare qualcosa/qualcuno significa aggrapparsi per paura (di perderlo).

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14/02/2022 17:14 #57915 da Margarethe
Oggi ho letto il capitolo "La calma nella tempesta" e ho messo subito in pratica il suggerimento di, quando insorgono rabbia o emozioni negative, spostare l'attenzione "in basso", ovvero all'ombelico, ponendo attenzione alla pancia che si alza e si abbassa con la respirazione.

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15/02/2022 19:15 #57945 da mulaky
Capitoli 7 "Il potere della consapevolezza" e 8 "Imparare a fermarsi" non li spiego troppo nel dettaglio perché sono tutte cose già espresse nei capitoli precedenti. Trovo, però, molto utile la ripetizione dei concetti perché da un lato funge da ripasso e dall'altro lato aiuta a interiorizzarli.
Il primo dei due capitoli si apre con la spiegazione della natura di Buddha, Greta ha già citato il passo l'altro giorno. Mi piace il messaggio di Thay perché è universale, applicabile a tutti senza distinzione. Ognuno di noi ha già le basi, bisogna solo fare pratica. Messaggio facile, semplice, immediato. La pratica consiste nel respiro consapevole che ci riporta al momento presente, rilassandoci e quindi allentando la tensione derivante da paura, rabbia, emozioni negative. In questo modo ci rendiamo conto della bellezza della Natura, proviamo gioia e felicità, inoltre riusciamo a vedere da un'altra prospettiva i problemi e quindi sapremo risolverli meglio. Ci sono tante cose per cui essere grati, anche quando va male una cosa ne abbiamo altre 100 positive (sì, lo so, talvolta è difficile rendersene conto specialmente nei giorni no).
Nell'altro capitolo, Thay affronta il tema dell'imparare a fermarsi. Come già detto, siamo sempre immersi in mille cose da fare, con la testa al futuro o al passato, rimuginiamo mille volte (presente!), abbiamo ansie e preoccupazioni varie, siamo sempre di corsa e con questo stile di vita ci siamo abituati a guardare le cose solo superficialmente, per cui anche le nostre percezioni sono falsate, di conseguenza facciamo azioni sbagliate e ci roviniamo la vita o comunque non ce la rendiamo piacevole. La pratica, secondo Thay, consiste nel fermarsi e non inseguire più queste cose, cioè praticare la meditazione consapevole: partendo dal respiro che abbiamo già affrontato, alla camminata consapevole. Tutte azioni che ci permettono di concentrarci nel momento presente e di andare in profondità, quindi alleniamo la nostra concentrazione giorno dopo giorno e, con una buona pratica, riusciremo a non avere più paura delle difficoltà e degli ostacoli che possiamo incontrare nella vita. La camminata consapevole si fa quando magari le emozioni sono troppo forti e concentrarsi sui passi fa lo stesso effetto dei respiri controllati. Una cosa che si impara con le meditazioni (io le faccio guidate) è "gestire" i pensieri che affollano la mente quando stiamo facendo la pratica: in realtà non dovremmo pensare, la mente dovrebbe essere libera, ma le prime volte è difficile tenere salda la concentrazione (idem in alcuni giorni più turbolenti) e quindi è facile che sopraggiunga un pensiero o anche più di uno. Anche Thay ci dice che dobbiamo accoglierlo con un saluto (accettarlo) e poi dirgli addio, mai dobbiamo innervosirci o pensare che siamo incapaci.

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16/02/2022 14:57 - 16/02/2022 14:58 #57966 da Margarethe

mulaky post=57945 userid=3998Una cosa che si impara con le meditazioni (io le faccio guidate) è "gestire" i pensieri che affollano la mente quando stiamo facendo la pratica: in realtà non dovremmo pensare, la mente dovrebbe essere libera, ma le prime volte è difficile tenere salda la concentrazione (idem in alcuni giorni più turbolenti) e quindi è facile che sopraggiunga un pensiero o anche più di uno. Anche Thay ci dice che dobbiamo accoglierlo con un saluto (accettarlo) e poi dirgli addio, mai dobbiamo innervosirci o pensare che siamo incapaci.

L'obiettivo della meditazione non è non pensare, ma non aggrapparsi ai pensieri, vederli scorrere senza dargli attenzione. Possiamo anche immaginare di essere seduti sul ciglio di una strada e guardare le auto (i pensieri) che passano ma non si fermano. 

In "Trasformare la paura che ci circonda" ci viene offerto un approccio per rapportarci a persone che ci fanno soffrire. In primis dobbiamo essere sicuri di non essere stati vittime di errori di percezione, ci rendiamo conto che potremmo aver capito male e ci calmiamo con la meditazione camminata. Dopodiché, invece di presentarci alla persona con un'accusa, siamo sinceri dicendole che ciò che ci ha detto/fatto ci ha fatto soffrire ma che potremmo aver capito male, e di spiegarci per favore il motivo di quello che ha detto/fatto. Successivamente dobbiamo ascoltare attentamente, senza interrompere e senza pregiudizi.

Mi piace molto come in "Un cielo azzurro oltre le nuvole" si spiega che la consapevolezza non serve solo a noi stessi per stare meglio, ma a tutti, che grazie a questa saremo poi in grado di fare del bene anche agli altri. è un aspetto che mi piace molto del pensiero di Thay, il buddismo impegnato, infatti qui nomina anche Martin Luther King. Secondo Thay è importante creare una comunità con cui praticare, con cui stare bene per poi avere la forza di aiutare gli altri, essendo sempre consapevoli del proprio benessere e sapendo che quando è troppo ci si devono dedicare alcuni giorni di ritiro e pratica, per poi poter di nuovo affrontare il mondo.

"Il vostro Paese non vivrà in sicurezza se non fate niente per aiutare gli altri paesi a sentirsi al sicuro con voi."

Il concetto è ripreso in "Il contrario della paura", dove leggiamo dell'idea che aveva Thay che un Buddha non è abbastanza, dobbiamo impegnarci a creare comunità in cui ci sia consapevolezza, appoggio e aiuto. A proposito, poco tempo fa, al termine delle commemorazioni per la sua morte, mi aveva colpito questa frase del Plum Village:

"Throughout the week, many of us have recognized the importance of Thay's insight that "one Buddha is not enough." We have each been inspired to nurture our own capacity for awakening, and felt moved to continue Thay's legacy of mindfulness, peace, and community building. This energy has been palpable.

We feel the strength of our community, the solidity of our practice, and the joy of being alive. Together, we are waking up. Together, we can realize Thay's vision that "the next Buddha will be a Sangha."

Together we are one."

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Ultima Modifica 16/02/2022 14:58 da Margarethe.
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16/02/2022 15:03 #57967 da Margarethe
In "Trasformare la paura in amore" ci vengono regalate alcune frasi (mantra) da utilizzare quando ci si inizia a sentire spaventati, irritati, depressi; ci aiutano a riconnetterci col presente. Alla fine si tratta di frasi belle e sincere da rivolgere ad altre persone, per essere sempre gentili e cercare la comunicazione e la comprensione.

"Il contrario della paura". Ci vengono dati degli esercizi per praticare la consapevolezza, come ad esempio decidere in anticipo che si farà un certo tragitto consapevolmente, e farlo. Se ci si accorge di essersi persi nei pensieri si torna indietro e si riprova fino al successo. Questo si può fare nella vita quotidiana con le cose di tutti i giorni (ad esempio spostandosi dallo studio al bagno).

Mi sono fatta una risata quando, nel capitolo delle pratiche, Thay scrive: "Descartes diceva: "Penso, dunque sono"; il più delle volte però, per la verità bisognerebbe dire: "Penso, perciò non sono davvero qui"".   Mi sono immaginata di tornare alle superiori e dirlo al mio prof di filosofia!!
Adesso inizia una sfilza di pratiche da provare, per cui ne leggerò una al giorno e le metterò in pratica.

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Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

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Avatar di bibbagood bibbagood - 16/10/2025 - 21:24

Ciao!Sìsì lo abbiamo già pubblicato, trovi il link nell'ultimo numero della newsletter :) buona lettura!

Avatar di Marialuisa Marialuisa - 16/10/2025 - 17:22

Ciao! Ma mi sono persa il resoconto dell'ultimo raduno di Bologna?? Mi piacerebbe molto leggere il seguito della "saga" !! Dove posso trovarlo??

Avatar di monteverdi monteverdi - 14/10/2025 - 12:55

Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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