"In genere preferiamo che il film della nostra vita sia ambientato in uno scenario fisso e che il cast sia per lo più stabile, specialmente quando invecchiamo; noi possiamo cambiare ruolo, livello, partner, ma è meglio se gli amici e i parenti (le comparse del nostro film) restano fissi nella loro posizione abituale".
E invece purtroppo le cose cambiano … Ho terminato anch’io la lettura: e ringrazio EmilyJane non solo per averla proposta, ma per avermi proprio "convinto" ad affrontarla (fingendo pure il broncio, se non l'avessi accontentata

), nonostante pensassi che questo libro non m'avrebbe minimamente toccato: chi diavolo è Alan Bennett, e che cosa può importarmi di lui e della sua famiglia?
E invece ora lo devo ammettere: sono rimasto davvero colpito! Anche troppo: perché è un racconto doloroso, sofferto, desolante e desolato. Infinitamente triste, perché profondamente vero. E dunque privo di speranza e d’ogni effetto consolatorio.
E questo secondo me spiega e giustifica l’apparente distacco e la fredda - e a tratti persino impietosa - ironia dell’autore: se tra l'io narrante e la materia autobiografica non fosse stata interposta questa “barriera” non solo stilistica, lo scrittore sarebbe rimasto schiacciato dal peso dei ricordi e un diario personale non avrebbe potuto assumere un significato più universale.
Emblematico è infatti il titolo: "una vita come le altre": dunque - al di là dei dettagli - anche come la nostra. E qui condivido totalmente il pensiero di Pierbusa, quando scrive: "purtroppo faccio molta fatica a leggere questo genere di libri perché riescono a portare alla superficie i miei drammi familiari anche se per dirla con Tolstoj "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo".
Perciò, sperando di accontentare anche il nostro Pier, per una volta non metterò neppure il voto alla lettura. Perché non saprei proprio come giudicare un dramma tanto intimo quanto allo stesso tempo condiviso. Ma ora lasciate che io torni a leggere storie magari egualmente toccanti e commoventi, o perfino strazianti, ma non così reali: senza illusioni, che vita sarebbe?