Ho letto con piacere i vostri commenti e ho riletto il libro con calma, con una distanza di alcuni giorni tra una parte e l'altra.
Confermo che il libro non è quello che mi aspettavo, il modo che l'autore ha di scrivere, e cioè senza concedersi il lusso di lasciarsi andare al dolore, mi ha lasciata distante (o forse è solo perché ha raccontato in prima persona e non prediligo questo tipo di scrittura).
Ho letto la storia di questa famiglia con religioso silenzio. Sono stata abituata a rispettare il dolore degli altri e di conseguenza mai potrei dire che questo libro è stata una lettura inutile, anche perché da bambina anch'io ho avuto una mamma dipendente da un farmaco a causa della depressione e degli attacchi di panico e comprendo il senso di terrore e inutilità che un figlio ha durante gli episodi di panico di un genitore.
Non è semplice esprimere la mia opinione sulla vecchiaia, sul suicidio e su questi temi così delicati. Credo nella vita, credo che la vecchiaia sia una conquista meravigliosa, mi piace immaginarmi vecchia, con un secolo sulle spalle a contemplare tutto quello che la vita mi ha dato. Ma se la vita decidesse di non darmi niente come faccio a chiudere gli occhi e a immaginarmi ancora in quel modo? Allora vacillo un attimo e dubito di tutto ma come sempre in questi casi a salvarmi è la fede.
Stesso discorso per il suicidio. Credo nella vita e credo che il suicidio sia un peccato grave a cui non voglio nemmeno pensare, però mi sono fermata e mi sono immaginata dall’altra parte. Quanto coraggio ci vuole per scegliere di morire? A cosa pensa un suicida l’attimo dopo che si taglia le vene? Vorrebbe rimediare? È felice di morire? Si è pentito di morire? Quanto è facile parlare quando ci troviamo dalla parte di quelli che grazie a Dio non hanno mai avuto modo di pensarci al suicidio? È una cosa talmente delicata e personale che non mi va di sparare sentenze, ma nel mio piccolo prego che tutti quelli a cui si è accesa questa lampadina possano trovare la fede e il coraggio di continuare a vivere. Perché ci vuole un coraggio assurdo anche a scegliere di vivere tutti i giorni.
In corrispondenza del suicidio ho riflettuto in minima parte anche sull’aborto, fermo restando che si tratta anche in questo casi di scelte personali, mi sono chiesta perché i batteri su Marte vengono considerati vita e un feto di 4/5 settimane no? Perché l’aborto non è riconducibile a un omicidio?
Sono riflessioni mie, non entro nel merito di nessuno, e anzi non ero nemmeno convinta di scriverlo perché oggi è difficile discutere di cose così delicate senza scatenare lotte tra fazioni, spero che non sia questo il caso.
Del libro posso ancora dire che ho ritrovato moltissima sicilianità e questo non può farmi che piacere. Un particolare che voglio condividere con voi sono gli ‘nciuri. Io ad esempio sono ‘a figghia nica di Scintilla in quanto mio padre da giovane durante un’impennata con la vespa si è fatto non so quanti metri con la ruota dietro che faceva scintille con l’asfalto.
Sono contenta che molto di voi sono rimasti abbastanza soddisfatti della lettura. Spero il mio commento non manchi di rispetto a nessuno, sono solo le mie personalissime opinioni.