Ciao! Ho recuperato questa lettura per la Challenge e sono davvero contenta della mia scelta.
Anche io, come altri commenti che ho letto, ho trovato alcune parti un po' ridondanti e tecniche, ma mi rendo conto sia stato fatto già un enorme sforzo nel "semplificare" una materia di per sè complessa e scientifica, per cui chapeau all'autore.
Ho apprezzato praticamente tutte le storie, ma alcune sono rimaste impresse nella mia mente e mi hanno colpita molto più di altre (mi piace, al termine di una lettura, ripensare a caldo a quei personaggi, episodi, passaggi, che riesco a ricordare più di getto e nitidamente. E mi piace chiedermi il perchè, quali corde della mia persona ed esperienza abbiano toccato per essere risultate più attrattive di altre).
Il primo pensiero va a "La disincarnata".
Questa storia, come quella di Jimmie G.o del dottor P., in contrapposizione a quella del signor Thompson, rispondono per quel che mi riguarda alla domanda, posta nei commenti, se sia meglio l'inconsapevolezza in certe situazioni. Sì, per me assolutamente si. Anche a costo di perdere un po' o del tutto quel che viene definita anima, ma che intrappolata in un corpo o una mente che provoca dolore, mi viene da pensare sia meglio venga sopita.
"Il discorso del presidente" mostra l'importanza spesso sottovalutata della comunicazione non verbale e l'ho trovata al tempo stesso illuminante e spassosa, come anche quella de "La malattia di Cupido".
Alla fine di tutto, il mio pensiero finale va (sempre con un certo condizionamento autobiografico) all'importanza di trovare un buon medico, che sia in grado di identificare e curare il problema nel modo migliore per il paziente, anche se questo dovesse significare non curarlo del tutto!