Ciao, avevo partecipato a questo forum tempo fa. Ci riprovo a essere dei vostri, almeno per questo mese.
Ho letto il libro. La prosa è scorrevole e pacata, a tratti ironica, in contrasto con una narrazione impregnata di disperazione e rassegnazione. Nella “terra di chi non ha sepoltura” si incontrano i morti che hanno avuto vite molto difficili. Non possono essere sepolti perché, nella maggior parte dei casi, non hanno nessuno o sono troppo poveri. Portano una fascia nera perché nel mondo dei vivi nessuno la indosserebbe per loro. Mi colpisce molto l’assenza di rabbia, sia nel mondo dei morti sia in quello dei vivi: vedo solo una profonda rassegnazione. Alla fine trovano un pò di conforto giungendo in questa terra dove non esistono né dolore né sofferenza, e condividono davanti a un falò le difficoltà vissute da vivi. Il collante tra loro è la grande sofferenza che hanno provato.
Yu Hua descrive una società cinese oppressiva. Ad esempio, racconta la tortura di un uomo accusato ingiustamente dell’omicidio della moglie, costretto a confessare ed è ucciso per questo. Nonostante i parenti, grazie al risarcimento, abbiano potuto comprargli una tomba, egli decide di restare nel mondo dei morti per godere del clima di serenità che vi regna.
Un tema ricorrente è il ferreo controllo dei media da parte delle autorità, volto a impedire la diffusione di notizie scomode e a manipolare l'opinione pubblica. Le informazioni circolano solo tramite internet.
Per trasformare una manifestazione pacifica contro le demolizioni in un evento violento, alcuni provocatori agiscono con la complicità della polizia. La TV minimizza la portata della manifestazione ed accusano alcuni facinorosi di aver creato disordini, mandano in onda interviste con dei passanti che accusano i manifestanti, in questo modo cercando di orientare il pubblico contro la manifestazione. Mi vengono in mente le interviste ai passanti che si vedono ogni tanto nei telegiornali nostrani, con le dovute differenze (spero).
Con mia sorpresa, da una ricerca online ho scoperto che Yu Hua vive ancora in Cina, e sembra che i suoi libri abbiano subito censure.
Questo è un libro difficile, carico di tristezza. Non c'è un messaggio consolatorio finale. Il libro sembra sostenere che il sistema sia così profondamente sbagliato da offrire una strana forma di conforto solo dopo la morte. La tesi è cosi dura che mi rifiuto di credere che la società cinese (che non conosco) sia cosi terribile.
Mi chiedo quanto una società o un contesto sociale possa incidere sulla felicità e influenzare la vita delle persone. Non posso fare a meno di interrogarmi su quali aspetti del sistema sociale in cui vivo, spesso invisibili perché parte integrante della mia quotidianità, possano aver inciso negativamente sulla mia vita e su quella di chi mi circonda. E qualche ipotesi ce l'avrei anche
Una frase che mi è piaciuta e mi ha fatto sorridere è: “L’abito fa l’uomo e l’oro fa il Buddha”. Magari si può parafrasare con "la tomba (pretenziosa) fa il ricordo dei vivi"?