Ciao!
Vi motivo molto volentieri le mie scelte, anche perché prima di mettere lì questi titoli mi sono documentato un po' e mi sono appuntato alcuni spunti di riflessione che avremmo potuto ricavarne. Premetto che li leggerò tutti e tre, quindi chi vorrà unirsi a me per eventuali letture condivise mi faccia sapere che le organizzo volentieri
I primi due libri erano nella mia Readlist da tanto tempo. Il terzo è stata una scoperta recente.
Partiamo dal primo,
Cuore di tenebra. Lo proposi anche a Dicembre 2022 ma vinse
Il carteggio Aspern e da allora non l'ho letto perché ho pensato che fosse un libro da "condividere". Lo inserii in Readlist perché mi colpì molto la recensione di Greta, facendomi pensare che
Cuore di tenebra avrebbe potuto essere un buon Libro del Mese in termini di spunti di riflessione. Tra gli argomenti di cui potremmo discutere leggendolo, ho pensato al tema del male e della tenebra interiore: l'assenza di regole morali e la follia del potere assoluto rivelano il "cuore di tenebra" che risiede in ognuno; potremmo tornare a parlare di colonialismo e di come la cultura occidentale, anziché portare progresso, abbia causato brutalità e oppressione, tema che abbiamo discusso anche ad ottobre scorso in relazione alla storia degli Indiani d'America; potremmo parlare di solitudine e follia e della vulnerabilità della mente umana in condizioni di potere assoluto e isolamento sociale e culturale; infine mi pareva interessante per i molti amanti di Dostoevskij che frequentano il Forum, la risposta critica data da Conrad a Dostoevskij e la sua opinione sul fatto che l'uomo debba trovare in sé la forza per contenere il male, senza sperare in una salvezza eterna (da quanto ho letto on line, per chi ha letto "Delitto e castigo" dovrebbero emergere grosse differenze tra i due autori in merito a temi quali la moralità e la responsabilità individuale).
Passiamo al secondo libro, scritto da Sir Arthur Conan Doyle, autore del celeberrimo investigatore privato Sherlock Holmes (che adoro!) e che in questo caso si cimenta con qualcosa di diverso. Ho scelto questo libro per la trama e perché mi piace l'idea di assecondare Doyle nella sua volontà di farci leggere altro di suo. Sicuramente molti di voi sapranno che Doyle ebbe un rapporto ambivalente con il suo personaggio. Amava Holmes perché lo portò al successo ma lo trovava anche molto limitante per le sue ambizioni letterarie, desiderando scrivere opere storiche e più "serie". Questo dualismo interiore lo logorò al punto tale di scegliere di far morire Holmes nel racconto
Il problema finale.
La reazione del pubblico fu enorme e inaspettata. I lettori, che adoravano leggere le storie di Holmes pubblicate dalla rivista The strand, insorsero! Erano in collera, scrissero migliaia di lettere di protesta all'autore e cancellarono gli abbonamenti alla rivista. Tanta fu la pressione sull'autore che dopo dieci anni cedette e scrisse un nuovo racconto con protagonista il suo investigatore, dove spiegò come fosse sopravvissuto a quell'apparente morte narrata dieci anni prima. Un bel caso di "resurrezione" per la letteratura che dimostra l'attaccamento che questo autore ha saputo generare tra i suoi lettori e il personaggio che ha ideato. Quindi perché scegliere questo libro? Per dare a Doyle il beneficio del dubbio, accontentarlo, leggere altro di lui (cosa che non ho mai fatto) e decidere insieme se effettivamente la storia che leggeremo vale
Infine veniamo a lui, l'unico, il mitico, incomparabile, insuperabile, Alexandre Dumas (padre). Ad oggi, il mio autore preferito. Colui che ha saputo regalarmi tra i momenti più belli, divertenti e avventurosi con un libro tra le mani. Dopo aver letto tutta la trilogia dei Moschettieri e aver adorato
Il conte di Montecristo, nonostante anni fa qua sul Forum avessimo letto insieme
I Borgia e non mi avesse colpito più di tanto, tempo fa ho deciso che leggerò tutto il possibile di Dumas. Nell'indecisione tra
Robin Hood e
La Regina Margot, mentre mi stavo documentando, mi è cascato l’occhio su un saggio. Un saggio? Sì! Un saggio, e per di più un saggio scritto in Italia, nella mia Firenze, commissionatogli dalla Galleria degli Uffizi, per parlare di tre maestri come Michelangelo, Tiziano e Raffaello. Spettacolo!
Tre dei più grandi artisti del Rinascimento italiano raccontati dal mio scrittore preferito, un romanziere eccelso. Quali spunti potremmo ricavare da questa lettura? Innanzi tutto potremmo ragionare sulla psicologia dell'artista e sul concetto di "genio": come si affronta l'atto creativo? Sarà interessante scoprire come lo affrontavano i tre maestri perché pare lo affrontassero in modo molto diverso. Questa diversità invita a riflettere su come le qualità personali degli artisti influiscano sulla loro opera e, più in generale, su come il "genio" possa manifestarsi in forme così variegate; sicuramente potremmo parlare anche del contesto storico e culturale perché Dumas non si limiterà a parlare delle opere degli artisti ma offrirà uno spaccato dell'epoca e del fermento culturale rinascimentale (politica, religione, società, influenzarono sicuramente questi artisti). E quindi come cambiano le opere a seconda del contesto in cui si realizzano? I tre maestri sarebbero stati gli stessi 500 anni prima? E 500 anni dopo? Cosa avrebbero realizzato? Congetture a go go!
Altro aspetto di cui potremmo discutere è il rapporto con il potere e i committenti degli artisti (tra cui vi erano papi e principi, potenze dell'epoca); scopriremo il Dumas critico d’arte (novità) e conosceremo qualcosa di più sulla sua vita fuori dalla Francia perché di fatto il saggio è parzialmente anche un'opera autobiografica. Questo aspetto aprirà alla possibilità di riflettere sul ruolo dell’arte come mezzo di introspezione e riscoperta di sé.
Fatemi sapere cosa ne pensate e quale dei tre libri vi affascina di più e perché. Votate gente, votate!