Albertini scomparsa è il momento più erotico della Ricerca.
“Qui invece, come se la morte di Madamoiselle Simonet avesse liberato lo scrittore dall’auto censura, assistiamo a un proliferare di rapporti sessuali, sia omo sia eterosessuali, ricostruiti mediante complesse indagini investigative.”
Una delle interrogate dal Narratore è Andrèe, l’amica del cuore che così racconta, parlando di Morel che procurava le ragazze prima da lui sedotte ad Albertine.
“Una volta ebbe il coraggio di portarne una, con Albertine, in un bordello di Couville, dove in quattro o cinque la presero insieme o successivamente. Era la sua passione, e anche quella di Albertine. Ma Albertine poi, aveva terribili rimorsi. Credo che qui da voi la tenesse a freno, questa sua passione, e rimandasse di giorno in giorno il momento della ricaduta. E poi, il bene che vi voleva era tanto, che si faceva degli scrupoli. Ma ero più che certo che se mai vi avesse lasciato, avrebbe ricominciato. Soltanto, credo abbandonandovi ancora, dopo avervi lasciato, a quella voglia furiosa, i suoi rimorsi fossero molto più forti. Sperava che la salvaste, che la sposaste. Sentiva che, in fondo, era una specie di follia criminale, e mi sono chiesta spesso se dopo aver provocato una storia così, un suicidio in qualche famiglia, lei stessa non si sia uccisa. Devo ammettere che, i primissimi tempi che stava con voi, non aveva rinunciato del tutto ai suoi giochi con me.”
Nel capitolo primo “Il dolore e l’oblio” Il nostro narratore si affanna a ricercare, mandando anche degli investigatori, tutti gli atti e i rapporti sessuali che Albertine avrebbe avuto con delle donne. Questo ricerca è ossessiva e pare quella di uno psicopatico. Tutto questo gli serve per tenere desto il suo amore per lei e il rimpianto che se ne sia andata.
“Ogni donna, quando più grande è il suo potere su un uomo, sente che l’unico modo d’andarsene è fuggire. E’ così: fuggitiva perché regina.” (Proust)
Proust prediligeva le pagine del dolore e dell’oblio, di questo libro perché in esse sono custoditi i ricordi del suo più grande amore, con Agostinelli, suo ex autista caduto in un incidente con l'aeroplano ad Antib.
Però c’è una seconda spiegazione più interessante e cioè, la morte di Albertine e il successivo oblio apparterebbero al “registro tragico” della Ricerca.
Nel capitolo III, Soggiorno a Venezia, il nostro va finalmente a Venezia con la madre.
Questo è uno dei capitoli più belli in assoluto con punte di prosa lirica.
“Un’ora è arrivata per me in cui se ricordo il battistero, davanti ai flutti del Giordano dove San Giovanni immerge il Cristo mentre la gondola ci aspettava davanti alla Piazzetta, non mi è indifferente che accanto a me in quella fresca penombra ci fosse una donna drappeggiata nel suo lutto con il fervore rispettoso ed entusiasta della donna anziana che si vede a Venezia nella Sant’Orsola del Carpaccio, e che questa donna dalle guance rosse, dagli occhi tristi nei suoi veli neri, e che niente potrà mai far uscire per me da quel santuario dolcemente illuminato di San Marco dove sono sicuro di ritrovarla perché ha lì il suo posto riservato e immutabile come un mosaico, sia mia madre.” (Proust)
Una sera mentre il Narratore va a spasso per Venezia attraversando piccole calli:
"Di colpo, in fondo a una di quelle stradine, sembra che nella materia cristallizzata si sia prodotta una distensione. Un vasto e sontuoso campo che certo, in quel dedalo di stradine,  non avrei immaginato di tanta importanza, e a cui nemmeno avrei saputo trovar posto, si stendeva davanti a me, circondato di palazzi incantevoli, pallido al chiaro di luna. Era uno di quei complessi architettonici verso i quali, in un’altra città, le strade si dirigono, ci conducono e lo indicano. Qui sembra essersi nascosto a bella posta in un intrecciarsi di stradine, come quei palazzi dei racconti orientali dove viene portato di notte un personaggio che, ricondotto prima di giorno a casa sua, non deve poter ritrovare la magica dimora in cui finisce col credere d’essere stato solo in sogno” (Proust)
Quando la madre decide di partire, il Narratore capisce di non poter lasciare quei luoghi da Mille e una notte e meno ancora quelle donne, quelle ore e promesse di piacere. La sua agitazione diventa febbrile quando sul registro degli ospiti attesi in albergo legge il nome della baronessa di Putbus; dopo aver chiesto invano alla madre di ritardare di qualche giorno la partenza, le comunica la sua decisione di restare (lei finge di non sentire) e lui lascia che si imbarchi da sola per la stazione. Sulla terrazza dell’albergo è tuttavia ben presto invaso da un insopportabile senso di tristezza e di fredda solitudine; ma è come ipnotizzato dalle note di Sole mio, che un musicista canta su una barca ferma davanti all'albergo. Solo all'ultimo minuto trova la forza di precipitarsi alla stazione e di raggiungere sul treno la madre.
Sul treno madre e figlio aprono le rispettive lettere che gli erano arrivate in albergo.
Il Narratore apprende che Gilbert Swann sposa Robert Saint Loup. Mentre la madre gli comunica, finita di leggere la sua lettera, che è stata informata di un altro matrimonio: quello del giovane Cambrener con la nipote di Jupien, trasformata in Madamoiselle d’Orlon da quando Charlus, adottandola, l’ha provvista di un titolo appartenente ai Guermantes.
Qui il Narratore scopre che Robert nonostante sia  sposato con Gilbert, é omosessuale e la tradisce con Morel. Il Narratore crede che Robert dia molti soldi a questo Morel, prendendoli comunque dal patrimonio della moglie.
“Personalmente ritenevo del tutto indifferente, dal punto di vista della morale, che si trovasse il proprio piacere con un uomo o con una donna, e sin troppo naturale e umano che lo si cercasse là dove si poteva trovarlo. Se, dunque, Robert non fosse stato sposato, la sua relazione con Charlie (Morel) non avrebbe dovuto causarmi nessun dolore. Sentivo invece che quello che provavo sarebbe stato altrettanto intenso anche se Robert fosse rimasto celibe. In chiunque altro quel che faceva mi sarebbe rimasto indifferente. Ma piangevo pensando d’avere avuto un tempo per un  Saint Loup diverso un affetto così grande e che – lo sentivo dai suoi nuovi modi, freddi e evasivi – lui non mi ricambiava più perché da quando erano diventati suscettibili di dargli dei desideri, gli uomini non gli ispiravano più amicizia.” (Albertine scomparsa, capitolo quarto)    
            
            
            "ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)