Ben ritrovati, amici! Dopo le festività natalizie, il Gruppo di Lettura di Bologna "Una Torre di Libri" si riunirà, sabato 25 gennaio, per commentare "Atti umani", nato dalla penna della scrittrice sudocoreana e vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2024 Han Kang, pubblicato nel 2014 e pubblicato e tradotto in Italia nel 2017.
Atti umani è un libro corale, composto da sette racconti che hanno al centro uno degli eventi più neri della storia della Corea del Sud noto come il “massacro di Gwangju”. In sintesi, nel maggio del 1980, a seguito di un colpo di stato militare, il popolo si è sollevato contro il generale
Chun Doo-hwan, il quale ha replicato ordinando alle truppe di sparare sulla folla con una violenza tale da arrivare a uccidere fra le 2000 e le 3000 persone nel giro di una settimana.
Atti umani è il resoconto romanzato di quei giorni.
Le sette storie di cui si compone il libro (6 capitoli più l'epilogo finale in cui compare la stessa scrittrice) sono narrate in modi diversi: alcune sono in
seconda persona e costringono il lettore a entrare in quel “tu fai, tu agisci” che strappa con forza dalla realtà tranquilla del 2025 e trascina nel 1980, in un luogo diverso, necessariamente altro rispetto all’oggi; altre sono in
prima persona e hanno il potere dell’emozione e del ricordo, dell’immedesimazione con ciò che si è visto e vissuto; altre ancora, infine, sono in
terza persona, e qui a farla da padrone sono i fatti nudi e crudi, quasi come si stesse raccontando una vicenda ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo. Tutte le persone sono coinvolte in questo resoconto di una strage, a simboleggiare forse che non c’è modo di sfuggire al passato, almeno a questo tipo di passato, perché dimenticare ciò che è accaduto in quel maggio del 1980 vorrebbe dire dimenticare parte fondamentale di una storia comune.
È necessario ricordare, ci dice Han Kang: è necessario tornare sempre con la mente fra quelle strade, in quella palestra di liceo, in quei carceri angusti e brulicanti di corpi, e ripercorrere ciò che è avvenuto anche a distanza di anni.
La
progressione temporale è implacabile in questo: dopo aver letto il primo racconto, tornando all’indice, già sappiamo che tutto ciò che andremo a leggere sarà un nuovo squarcio sul passato. E mentre le date si allontanano da quel 1980 e si fanno più vicine a noi, sappiamo – capiamo – che dovremo di nuovo fare i conti con quell’episodio. E se la narrazione si fa meno cruda e violenta perché perde la drammaticità dell’immediato e del vissuto, il ritorno costante a quel maggio assume il potere dell’ossessione, del fatto che risulta impossibile da sradicare dalla memoria perché interiorizzato nel proprio essere.
Mentre si legge
Atti umani non si ride mai, non c’è mai un momento di leggerezza e di svago: è una lettura difficile, ansiogena, ossessiva. Una lettura che a volte costringe a mettere il libro in pausa per dedicarsi ad altri atti umani, magari più positivi, più ricreativi. Ma, una volta ripreso il fiato, è necessario tornare in apnea e immergersi di nuovo nelle acque torbide di Gwangju.
Di questo capolavoro parleremo
sabato 25 gennaio, alle
h.16, presso il
Bar Kinotto, sito in via Sebastiano Serlio 25/2!