Avevo scritto uno dei miei post chilometrici, ma un refresh fatto per errore mi ha tradita. Sono ancora in stato di shock. Perciò ora tento di riprendere le fila, ma non so quale sarà il risultato. Cominciamo.
Intanto, confermo che il ritmo ha ripreso in pieno! Sto leggendo velocemente e con piacere, cercherò di sfruttare quest'onda verde per guadagnare un po' di vantaggio e fare pausa, quando sarò stanca, con il libro del mese di maggio.
L'unica defaillance l'ho avuta nei
capitoli 44 e 45: avrei fatto a meno del grande spiegone di Bertuccio, la tecnica della "storia nella storia" ogni tanto risulta un po' pesante, ma devo ammettere che il capitolo 45 mi ha fatta cambiare idea. Quella che sembrava un'inopportuna, miracolosa coincidenza si è rivelata più prosaicamente come una mossa strategica del Conte (scoperta una persona che aveva un legame indiretto con lui, ha ben pensato di tenersela vicina). Bene bene.
Volevo rispondere a due punti sollevati da Alice sotto spoiler perché erano interessanti... li riporto con sopra il capitolo incriminato così chi preferisce può saltare.
Capitolo 41mi piace pensare che lo amasse talmente tanto che l'avrebbe riconosciuto tra mille persone e anche dopo mille anni, ma temo che nella sua reazione possa esserci anche paura e senso di colpa, meritatamente, oserei dire!
Non so se Mercedes ha riconosciuto Edmond, ma sicuramente ha avuto un presentimento. Anche corporeo, nel senso che è stata così male perché qualcosa ha sentito, come se tutto il dolore che non ha mai veramente spurgato fosse venuto fuori. Mercedes è in una brutta posizione, e per quanto sicuramente, quando saprà, si sentirà in colpa, io non credo che se lo meriti. Francamente, è Fernand che dovrebbe prendersi tutta la responsabilità: uno, per il suo atto infame; due, per avere approfittato di una persona che si fidava di lui in un momento di estrema vulnerabilità.
Viene infatti asserito proprio all'inizio del romanzo che Mercedes, fatto non trascurabile, era completamente sola; orfana, senza famiglia e senza qualcuno a cui appoggiarsi, o hai una tempra di ferro o una comunità accogliente, oppure psicologicamente (e anche fisicamente) è una condizione tremenda, che ti mette in posizione di dipendenza. Mettiamoci nei suoi panni: era giovane, sola, Dantès era sparito, lei era prostrata dal dolore, senza nessuno. Qui si tratta di sopravvivenza; e quando fai scelte sull'onda emotiva del panico, quasi di sicuro sono scelte sbagliate, ma che puoi fare? Non dico abbia scelto bene, anzi. Dico che però sta pagando un prezzo altissimo per essere stata semplicemente ferita e vulnerabile. Inoltre, tornando al presente, mi sembra molto affezionata al figlio avuto da Fernand. Questo la mette in una posizione ancor più scomoda...
Capitolo 44-45ma la cosa che più mi ha scioccata è stata vedere Caderousse capace di omicidio per l'avidità del denaro! L'avevo detto che non si meritava l'indulgenza di Dantes, in fondo in fondo non è mai stata una persona buona!
Qui sono completamente d'accordo! Soprattutto mi ha sconvolta trovare il cadavere della Carconte, assieme a quello del gioielliere. L'omicidio del gioielliere ormai era telefonato, contando l'atmosfera del capitolo precedente, ma l'altro è stato totalmente inaspettato. Caderousse è scoppiato! Ora mi domando se la vendetta del Conte non colpirà anche lui. È vero che non l'ha danneggiato direttamente, ma era stato comunque da lui generosamente ricompensato: poteva rifarsi una vita, e invece ha fatto diventare immediatamente quel denaro sporco. Non credo che rimarrà impunito, se ho inquadrato la morale del Conte.
Su una nota più allegra, ma avete notato gli echi shakespeariani in questo capitolo? La moglie che istiga il marito a "essere uomo" e fare il suo dovere, senza mai nominare esplicitamente il misfatto... la pioggia di sangue... ed è subito Macbeth!
Concludo dicendo che oggi sono in vena polemica con Dumas, e perciò attirerò la vostra attenzione su una serie di cose antipatiche!
Capitoli 44-45-46-47
Mi spompa un po' tutta questa mania dell'epoca per la genetica che fissa irrimediabilmente il tuo destino. Cominciamo con la fissazione che bello = nobile e brutto = infame, un po' presente in tutto il romanzo, perché eroi ed eroine sono incredibilmente piacevoli a guardarsi, mentre gli infami sono rospi. Ora, è vero che il carattere di una persona contribuisce molto a distendere o a inasprire i lineamenti, ma qua si va un po' oltre: dalla Carconte, che è avida e brutta e malata (!), alla descrizione minuziosa di tutte le imperfezioni di Danglars che contribuiscono a renderlo schifoso e antipatico. E poi vogliamo parlare del fatto che la progenie di Villefort è praticamente la stirpe del male? Passi l'ultimo arrivato (nel capitolo 47) che è un bimbetto arrogante e spocchioso magari anche per educazione del pessimo padre, ma il sadico Benedetto? Gli concedo il trauma perinatale, magari anche qualche brutta predisposizione, ma poi l'hanno cresciuto i poveri Bertuccio e Assunta. Sembra che qui avere il sangue di Tizio o di Caio sia l'unico fattore veramente decisivo per la personalità che svilupperai (vedi, come controparte, i figli di Morrel che sembrano santi discesi dal Paradiso).
Capitoli 46-47
Ali e il Conte. Ok, se in precedenza avevo trovato il loro rapporto disturbante, ma in linea con lo sviluppo caratteriale del Conte (mi riferisco al fatto che, desiderando un servo muto, abbia aspettato appositamente un giorno a salvargli la vita di modo che gli tagliassero la lingua) col passare dei capitoli la cosa è sfuggita di mano. Il Conte parla di lui come di un servo, uno schiavo, che non si azzarderebbe mai a pagare, e lo definisce senza riserve il suo cane (con tanto di Ali che fa gli occhi dolci davanti a cotante dichiarazioni: questa per me è stata la parte più disturbante). Questo comportamento però mal si concilia con il particolare affetto che il Conte nutre per Ali: è chiaro che lo stima e si fida di lui, gli si rivolge con dolcezza, ne parla spesso come di un'eccezione, e infatti ai suoi occhi non è sullo stesso livello degli altri dipendenti (che però, al contrario di lui, sono lautamente ricompensati). Come si conciliano le due cose?
Senza polemica, mi chiedo: si tratta di una messinscena, di una facciata che ha un suo progetto, a uso e consumo dei nemici del Conte, oppure è razzismo (dell'autore e dei personaggi) introiettato a tal punto che tutte queste incoerenze diventano completamente irrilevanti? Sono sinceramente curiosa del vostro parere.
Capitolo 47La signora Danglars, la cui bellezza era ancora notevole malgrado i suoi trentasei anni, [...]
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