Eccomi! Sono arrivata anche io alla fine del libro... ieri mattina, la resa dei conti! Sono un po' in ritardo perché come alcune di voi sanno avevo un trasloco in ballo che ha risucchiato la gran parte delle mie energie. Ma ora che sto tornando a ritmi regolari, ho deciso di concludere anche questa epica impresa (una è il trasloco... l'altra il Conte!).
Dunque, devo dire che il mio parere finale è perfettamente coincidente con quello di Alice:
Tirando le somme, personalmente la parte che mi è piaciuta di più è stata quella fino all'evasione e alla scoperta dell'isola, il resto è stata una bella lettura ma incentrata più sulla suspense e gli intrighi che sulla trama in sé e l'introspezione, insomma avrei preferito che il nostro protagonista fosse delineato e costruito un po' meglio. Comunque è stata una lettura meravigliosa, che sono davvero felice di aver intrapreso!
La lettura è stata avvincente e non mi ha delusa, al di là delle soluzioni rocambolesche e inverosimili che però ci stanno, in un romanzo d'avventura. Spesso mi sono sentita tornata bambina. E mi sono anche divertita, le cose più assurde di solito mi strappavano un sorriso invece di infastidirmi. Tipo, che so...
Il personaggio principale, tirando le somme, non è piaciuto neanche a me. La parte più interessante che lo riguarda è la sua evoluzione (o involuzione?) psicologica, specie quando assistiamo alla sua trasformazione. Per il resto, è un megalomane convinto di essere l'angelo della giustizia di Dio (troppo umile ammettere di essere tu a volere vendetta, e di essere disposto a tutto pur di ottenerla). Il che è anche plausibile, a livello psicologico, ma l'autore non prende distanza, è proprio immerso in questa narrazione, e a forza di volerci convincere che quest'uomo è nobile, bravo, puro, perfetto, intelligentissimo ecc. ce lo fa venire un po' a noia.
Il finale con Haydée incommentabile; ma d'altronde, erano i tempi. Con l'occhio disincantato di oggi, non fatichiamo a cogliere dove stia il problema (che è un doppio problema... la disparità di età, e il fatto che lei lo adori incondizionatamente come un padrone o un dio: della serie ti piace vincere facile, su tutti i fronti).
I personaggi femminili in generale ne escono un po' così così, ma non malissimo. Pensavo peggio. Su tutte mi è piaciuta molto Eugenie Danglars, verso cui l'autore mi sembra un po' ambivalente: il fatto che scappi per fare l'artista, che si comporti in maniera poco femminile (e che, leggo tra le righe, ma forse non solo io, abbia scelto una relazione lesbica, perché alla fine m'è sembrata una fuga d'amore quella con la maestra di canto!) è, per Danglars padre, un'onta che cerca spesso di coprire. Quindi da un lato mi sembra che Dumas stesso gliel'abbia appioppata come se fosse effettivamente una vergogna che gli tocchi scontare. Dall'altro, ha riservato un buon finale a Eugenie... anche se, nell'ultimo capitolo che la veniamo, Benedetto umilia lei e la compagna: questa parte mi ha lasciato l'amaro in bocca. Ma per il resto mi pare che ci abbia guadagnato, ed è ritratta come una donna forte e astuta, quindi per me il bilancio è positivo.
Cosa ne pensate?