Semmai, a poche pagine dall'inizio, vi venisse voglia di mollare tutto e lanciare il libro per aria, vi consiglio di resistere e continuare la lettura perchè poi andrà meglio!
Devo ammetterlo: avevo iniziato il libro settimane fa e mi ero arenata dopo una quarantina di pagine, intenzionata a mollare la lettura, poi per fortuna il commento di Pallina (e l'aver letto la trama su wikipedia per cercare di capirci qualcosa
) mi hanno fatto venire voglia di riprovarci e quindi ho ricominciato la lettura da capo con, non sto scherzando, block notes e penna alla mano per prendere appunti sui vari personaggi e le loro storie perchè facevo confusione!
Non amo particolarmente l'impostazione dei capitoli, avrei evitato tutti quelli dei bollettini settimanali, ma anche la storia con continui flashback raccontati da diversi punti di vista tende ad essere un po' confusionaria, oltre ad essere anche una storia un po' troppo descrittiva per i miei gusti. Superando questi scogli e capendo che è una storia in cui la trama viene svelata piano piano, con una linea temporale mescolata, il libro può essere apprezzato di più!
La storia in sè, infatti, è effettivamente molto bella: racconta di una famiglia, di amore, di amicizia ma anche di bontà d'animo, di altruismo, di superamento delle barriere. Il caffè di Whistle Stop è gestito da due donne, diverse tra loro ma che si completano, che danno ospitalità a chiunque, anche ai meno fortunati che non possono permettersi un pasto e alle persone di colore, che nell'Alabama degli anni '20 avevano ancora strutture separate dai bianchi. Chi sono Idgie e Ruth si scopre man mano che il racconto procede, pezzettino per pezzettino si mette insieme la loro storia partendo dalla loro infanzia (gli anni '15), con continui salti temporali tra il periodo della loro vita adulta (gli anni '30) e il presente in cui viene raccontata la storia (gli anni '80).
E poi c'è Evelyn, che protrebbe essere la protagonista ma in realtà è solo la donna che si trova per caso a conoscere e stringere amicizia con l'anziana Virginia Threadgoode, cognata di Idgie e "figlia adottiva" della famiglia Threadgoode, alla quale racconterà tutta la storia. Evelyn ha 48 anni e si sente "troppo giovane per essere vecchia e troppo vecchia per essere giovane", è infelice e insoddisfatta di una vita che ha vissuto pensando di dover seguire le regole, di dover essere una madre e una moglie perchè era l'unica vita possibile per le donne del suo tempo, e adesso si ritrova ad avere una simil crisi di mezza età perchè i figli, ormai grandi, sono quasi degli sconosciuti ed ha un marito che a stento sopporta. Evelyn pensa addirittura al suicidio, tanto si sente triste e fuori posto, mi è piaciuto il capitolo in cui racconta della visione delle donne di allora, che appunto dovevano essere a modo ed educate, mai concedersi agli uomini, mai parlare di sesso, e adesso alla sua età si rende conto che anche chi non ha seguito quelle regole vive una vita simile alla sua ma soprattutto che poi i tempi sono cambiati e adesso non è poi così scandaloso che una donna conosca il sesso; ho riso molto quando è andata al Women community center e poi è scappata perchè non è riuscita a guardarsi la vagina allo specchio
così come quando la figlia le chiede come mai abbia avuto solo un uomo nella sua vita e come faccia ad esserne soddisfatta. L'ennesimo esempio che ci fa capire che l'unica vita che vale la pena vivere è quella che decidiamo per noi, senza seguire le regole e le pressioni di una società che è destinata a cambiare ma che, soprattutto, non è universale e adattabile a tutti.
Per quanto riguarda il tema LGBT
Proseguo la lettura, con immensa curiosità nel saperne di più!