Eccomi qui pronto a dirvi la mia sul libro appena letto, non prima di avervi ringraziato per l'accoglienza a questo primo viaggio itinerante.
Devo dire onestamente che al primo approccio non mi ha conquistato, pur apprezzandone le sfumature poetiche. Ho trovato l'inizio della scrittura poco chiara, non del tutto lineare nella parte introduttiva e su qualche punto nelle pagine seguenti. Per fortuna, strada facendo, ho potuto recuperare un senso gradevole nella lettura che è subito seguita e che temevo già compromesso viste le premesse.
L'elogio sull'importanza delle parole, del loro senso spesso alterato da un uso talvolta superficiale e dell'incapacità di comprenderne la forza mi pare condivisibile. Sebbene Vecchioni denunci l'enfasi dell'interprete che talvolta impropriamente ne guida il senso secondo propri fini, mi sembra, in conclusione, che si concentri più sulla loro capacita sonora quale elemento trainante, capace di ridurre la distanza frapposta tra loro e gli uomini.
    
Perlomeno questa è stata la mia impressione in prima battuta, confortata peraltro dall'incline sensibilità musicale con cui Vecchioni si esprime professionalmente. Se ciò è vero, non credo di poter condividere a pieno questo ragionamento. A mio avviso il senso potente che le parole sono in grado di restituire può esprimersi pienamente, ancor prima, se legate tra loro in una successione ordinata, secondo una certa sensibilità, delicatezza e sonorità che solo il suo autore sa bene imprimere e che l'interprete sa giusto enfatizzare in sfumature che altrimenti si perderebbero. Quantomeno all'inizio, giusto il tempo di sensibilizzare l'animo all'ascolto e al loro significato. Le parole lasciate a se stesse confidando nella loro forza melodica non hanno quella carica emotiva sufficiente che l'unione e la capacità esecutiva sanno bene esplodere in potenza.
Credo tuttavia che il problema della distanza sia da ricercare altrove, in quella perdita di relazione col tempo che corre ormai frenetico, di cui ne disponiamo davvero poco e rispetto al quale non siamo più in grado di orientarne parte all'ascolto delle parole per poterne assorbire il senso e la profondità sotto la guida di mani sapienti.
Il concetto di "tempo fermo" che Nicolino richiama può allora spiegarsi come una necessità: c'è bisogno di un tempo lungo di maturazione che la frenesia moderna ostacola, per cogliere il significato e la bellezza delle parole. Tale concetto avrebbe meritato più spazio all'interno della storia, una storia che peraltro si presenta debole e incompleta.
Condivido quanto scrive Marialuisa sulla figura del libraio il cui maggior sviluppo avrebbe reso la storia più stimolante e coerente con il titolo di copertina, come pure le osservazioni di Pallina e di altri con qui sono stati messi in luce aspetti e punti di vista molto interessanti.
L'elemento magico del pifferaio che riporta le parole custodite nei libri accompagnandole con essi in fondo al mare, muovendo al contempo un incanto agli abitanti del luogo che non possono ahimè farne uso per un tempo imprecisato, non mi convince molto all'interno di questa cornice, come la si presenta, e tale debolezza che io ravvedo mi induce sempre più a pensare, a dispetto delle avvertenze dell'autore, che ci troviamo di fronte a una costruzione in forma di favola, e meno di romanzo che peraltro data la brevità si potrebbe ricondurre più a un racconto.
Insomma una favola moderna il cui insegnamento mi pare stia proprio nel messaggio che l'autore vuole trasmette circa l'importanza delle parole, del loro fluire armonico e delle sfumature di cui si fanno ponte tra i sentimenti degli uomini e se gli stessi non ne comprendono più il significato perché lo hanno smarrito con la loro superficialità dovuta alla frenesia del loro tempo, allora che le parole ritornino in quelle latitudini linguistiche e sonore che le hanno ispirate: mi riferisco a quel mondo antico dove hanno preso forma e sostanza.
È questo credo il senso, un po' forse onirico, che mi è parso d'intravedere chiedendomi più volte perché la scelta del colore blu di cui sono impreziosite le copertine dei libri, le pareti e i soffitti della libreria e poi il blu del mare: un filo blu che unisce il cammino delle parole.
Nonostante tutto la lettura mi è apparsa nel complesso gradevole, carica di uno stile elegante e delicato che ho molto apprezzato per non parlare poi delle vostre impressioni aggiunte al testo, anch'esse graditissime, e per la leggerezza con cui Marialuisa ha saputo arricchire alcuni passaggi che mi hanno davvero divertito. Marialuisa, sei una forza!